
Diventare insegnante: boom di domande e trend al Sud
Negli ultimi anni l’interesse verso la professione di insegnante in Italia ha registrato un aumento senza precedenti, culminando con i numeri record dei concorsi scuola secondaria 2025: oltre 200.000 domande per 63.000 posti. Le cause di questa crescita sono molteplici: il fascino della stabilità lavorativa offerta dal settore pubblico, la possibilità di realizzazione personale, la volontà di contribuire alla crescita delle giovani generazioni e il desiderio di un impiego compatibile con esigenze familiari. Un aspetto decisivo riguarda la distribuzione geografica: il boom è particolarmente forte nelle regioni del Sud, dove i tassi di disoccupazione sono più elevati e l’insegnamento rappresenta ancora un potente ascensore sociale e una fonte di prestigio comunitario. È per questo che molti giovani laureati scelgono di tentare la strada dell’insegnamento, confidando nella tradizionale considerazione del ruolo docente.
Nello scenario attuale, si segnalano anche alcune tendenze specifiche: in crescita verticale è la scelta per il sostegno scolastico (oltre 30.000 domande), a seguito di nuove normative e investimenti per l’inclusione; rimane invece costante la preferenza per le materie umanistiche, con Lettere che risulta la disciplina più ambita. Queste preferenze rispondono sia all’offerta formativa universitaria, che vede un alto numero di laureati nelle discipline umanistiche, sia alla percezione consolidata che tali cattedre offrano maggiori possibilità occupazionali sul lungo termine. Le candidature riprendono anche temi culturali, come la centralità attribuita alle materie letterarie nel tessuto scolastico italiano, soprattutto al Sud, e la speranza che il sostegno sia un canale relativamente più accessibile verso la stabilizzazione nella scuola.
Tuttavia, emergono nuove criticità legate alla gestione delle domande e delle disparità territoriali. In molte regioni meridionali, la domanda supera di gran lunga l’offerta di posti, costringendo molti aspiranti docenti a spostarsi al Nord, dove la professione è meno “vitale” per via di alternative nel mercato privato. Restano irrisolte anche lentezze burocratiche nei concorsi, la precarietà dei supplenti e la necessità di una formazione più solida e aggiornata. Per capitalizzare questo boom di interesse, il sistema scolastico dovrebbe investire in procedure più snelle, equità territoriale e un rafforzamento dei percorsi formativi, valorizzando il capitale umano e garantendo condizioni che permettano agli insegnanti di essere protagonisti di una scuola all’altezza delle sfide future. Solo così la nuova generazione di candidati potrà davvero trasformare il settore pubblico scolastico e sostenere la crescita del Paese.