
Don Milani: L’attualità della sua scuola a 58 anni dalla morte
Don Lorenzo Milani rappresenta una delle figure più influenti ed emblematiche della storia educativa italiana del Novecento. Nato a Firenze nel 1923, fu un sacerdote e pedagogista che scelse di dedicare la propria vita a combattere discriminazioni e ingiustizie sociali, offrendo un modello alternativo di scuola con la celebre esperienza di Barbiana. Qui, dal 1954, Milani accolse i ragazzi respinti dal sistema scolastico tradizionale, elaborando un metodo radicale, rivolto all’inclusione e al riscatto dei più deboli. Barbiana diventò così laboratorio di una pedagogia personalizzata, fondata sull’abolizione delle bocciature, sull’assistenza individuale agli studenti, sulla centralità della parola e della scrittura come strumenti di emancipazione. Esperienza e pensiero confluirono nella “Lettera a una professoressa” (1967), opera collettiva che denunciava con forza le pratiche classiste della scuola italiana, riaffermando l’importanza della scuola pubblica come strumento di vera democrazia, capace di dare voce e dignità ai più poveri. La riflessione e l’opera di Don Milani hanno segnato profondamente la pedagogia italiana, aprendo la strada a una visione inclusiva, democratica e critica dell’istruzione.
I principi educativi di Don Milani sono tuttora al centro del dibattito sulle reali finalità della scuola pubblica. Al cuore della sua pratica vi era il rifiuto categorico della selezione e della bocciatura, considerate fonti di ingiustizia e di perpetuazione delle disuguaglianze sociali. La scuola, affermava Milani, deve invece dare di più a chi ha ricevuto di meno, colmare i divari e offrire strumenti a chi parte in svantaggio. Il modello di Barbiana si basava sulla personalizzazione, l’attenzione costante ai bisogni di ciascun alunno e il coinvolgimento diretto nella costruzione della conoscenza. Questo approccio, che valorizzava il lavoro di gruppo e la cooperazione tra studenti, anticipava di decenni molte delle attuali innovazioni didattiche: peer tutoring, classi aperte, didattica laboratoriale. Inoltre, la funzione politica della scuola, come luogo di emancipazione e formazione di cittadini consapevoli, resta uno dei lasciti più forti e attuali del suo pensiero: la scuola, in questa prospettiva, non dovrebbe mai essere neutrale, ma costantemente impegnata a garantire uguaglianza, diritti e opportunità.
A cinquantotto anni dalla sua morte, l’eredità di Don Milani rimane attuale e quanto mai urgente. In un’Italia segnata dalla crescita delle disuguaglianze e dalla crisi educativa accentuata da nuove emarginazioni sociali e tecnologiche, la scuola di Barbiana e la sua lezione continuano a offrire strumenti critici e proposte innovative. Molti dei suoi principi sono oggi ufficialmente riconosciuti: l’inclusività, la centralità dell’alunno, il ruolo attivo dell’insegnante come facilitatore. Tuttavia, resiste ancora la cultura della selezione e permangono difficoltà nell’offrire reale equità educativa a tutti. Il messaggio di Don Milani interroga quindi anche la scuola contemporanea: invita a riflettere sulle sue ragioni fondanti, sull’importanza di promuovere giustizia sociale e cittadinanza attiva, sulla necessità di ripensare costantemente metodi, programmi e scelte educative. Solo così la scuola potrà continuare a essere, come voleva Don Milani, strumento di riscatto e di umanizzazione per ogni giovane.