
Droni e radar SAR: nuovo fronte contro le perdite d’acqua
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Le reti idriche italiane affrontano una crisi profonda a causa dell’obsolescenza delle infrastrutture e della manutenzione inadeguata, con oltre il 42% dell’acqua persa prima di arrivare ai consumatori. Questo spreco si traduce non solo in ingenti perdite economiche, ma anche in danni ambientali e maggiori costi per i cittadini. Le cause principali risiedono in tubature vecchie, spesso risalenti agli anni ’50-’60, e nella cronica carenza di fondi e personale specializzato per eseguire manutenzioni ordinarie e straordinarie. Le perdite sotterranee si manifestano quando il deterioramento delle condotte provoca fuoriuscite di acqua che rimangono spesso oscure fino a trasformarsi in danni più gravi, come cedimenti del terreno o allagamenti. L’individuazione di queste perdite con i metodi tradizionali è complicata, costosa e invasiva, richiedendo sovente scavi estesi e lunghi tempi d’intervento. Per risolvere questa sfida, la ricerca internazionale propone oggi un salto tecnologico: l’impiego di droni equipaggiati con radar SAR (Synthetic Aperture Radar). Questo sistema permette di monitorare efficacemente il sottosuolo, individuando perdite anche minime senza l’esigenza di interventi a cielo aperto, accelerando i tempi di risposta e minimizzando disagi e costi per le comunità servite dalla rete idrica.
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Il radar SAR su drone, sviluppato dal Technology Innovation Institute di Abu Dhabi, rappresenta un’innovazione notevole per il rilevamento non invasivo delle perdite idriche. Grazie alla capacità di penetrare diversi tipi di suolo fino a 40 metri di profondità e alla combinazione con software di intelligenza artificiale, questa tecnologia offre una diagnostica rapida, precisa ed efficiente. Il funzionamento si basa sull’emissione di onde elettromagnetiche che rilevano anomalie localizzate, come accumuli di umidità, permettendo di ottenere dati georeferenziati e report dettagliati per interventi mirati. Rispetto ai metodi convenzionali che richiedono ampie indagini e sono limitati nelle aree urbane dense, il drone SAR consente un controllo ampio senza interrompere il servizio né alterare la viabilità. Gli operatori possono programmare missioni periodiche su aree difficilmente accessibili ai tecnici, migliorando drasticamente la gestione delle emergenze. Oltre a ridurre i costi e i tempi d’intervento, l’adozione su larga scala in Italia prevede una decisa ottimizzazione nella manutenzione delle infrastrutture, maggior sicurezza per operatori e cittadini e nuovi standard di efficienza per la distribuzione idrica pubblica e privata.
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I benefici di questa innovazione si riflettono su più livelli: economico, ambientale e sociale. La possibilità di individuare e riparare tempestivamente le perdite sotterranee porterà notevoli risparmi per gestori e amministrazioni, riducendo sprechi idrici e rotture improvvise che gravano sulle spese di riparazione e sui costi in bolletta. Sul piano ambientale, la tecnologia contribuisce a ridurre la pressione su invasi e falde idriche, promuovendo una gestione più sostenibile delle risorse anche in scenari di emergenza climatica. Tuttavia, alcune sfide restano: servirà aggiornare le normative sul volo dei droni, rafforzare la formazione degli operatori e integrare sostenibilmente questa soluzione nelle reti esistenti. Guardando avanti, il radar SAR su drone si inserisce in una più ampia digitalizzazione del monitoraggio e manutenzione delle reti idriche, dialogando con l’intelligenza artificiale, l’IoT e i sistemi cloud. Questa rivoluzione, se accolta con lungimiranza politica e strategica, potrà permettere all’Italia di affrontare la sfida della crisi idrica, rendendo l’acqua un bene gestito con maggiore efficienza, sicurezza e rispetto per le generazioni future.