Edi Rama ribadisce: «I centri migranti in Albania funzioneranno pienamente dopo il Patto UE». Al fianco di Meloni contro le disinformazioni sull'accordo
L'accordo italo-albanese per la gestione dei centri migranti rappresenta una risposta strategica alle crescenti pressioni migratorie nel Mediterraneo, sostenuta con forza dal premier albanese Edi Rama e dal governo italiano guidato da Giorgia Meloni. Questo modello bipartito prevede la piena operatività dei centri di rimpatrio in Albania solo dopo l'adozione del nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo, previsto per il 2026. Attualmente, i centri ospitano un numero limitato di migranti e si trovano in una fase di attesa normativa, mentre l'intesa mira a snellire le procedure di identificazione e rimpatrio, alleggerendo il sistema italiano e potenzialmente altri paesi UE. Tuttavia, sono sorte critiche riguardanti i diritti umani, la trasparenza e la gestione delle risorse, accuse che Rama e Meloni hanno definito come disinformazione e strumentalizzazioni politiche. Il Patto UE rappresenta il quadro normativo chiave per il funzionamento effettivo della cooperazione, promettendo strumenti per velocizzare i rimpatri e una gestione condivisa dei flussi migratori tra Stati membri e paesi terzi affidabili come l'Albania. L'accordo ha anche un importante impatto sociale e politico in entrambi i Paesi e costituisce un banco di prova per una futura più ampia collaborazione europea, con particolare attenzione alla trasparenza e al rispetto dei diritti umani. In sintesi, questa alleanza italo-albanese punta a diventare un modello di riferimento nell'ambito delle politiche migratorie europee, bilanciando responsabilità e tutela dei valori comuni.