
Ferie non godute ai docenti precari: svolta definitiva
Il tema delle ferie non godute dai docenti precari con contratti al 30 giugno rappresenta una questione cruciale nel contenzioso scolastico italiano. Tradizionalmente, l'amministrazione scolastica considerava le ferie come implicitamente godute durante le pause scolastiche, rifiutando la monetizzazione delle ferie non fruite. Questa prassi, contestata alla luce della direttiva europea 2003/88/CE, ha portato a numerosi ricorsi, sottolineando che per ottenere il riconoscimento dell'indennità sostitutiva è necessario che il dirigente scolastico non abbia formalmente invitato alla fruizione delle ferie. La svolta definitiva è stata sancita dall'ordinanza Cassazione n. 11968/2025, che ha stabilito che le ferie non godute devono essere compensate economicamente quando il lavoratore non ha potuto beneficiarne per mancanza di un'iniziativa formale del datore di lavoro. Numerose sentenze di Tribunali di Milano, Napoli e Corti d’Appello come quella di Torino hanno confermato questo orientamento, riconoscendo risarcimenti economici a favore dei supplenti annuali.
La tutela si estende principalmente ai supplenti con contratto fino al 30 giugno, che non possono usufruire delle ferie tradizionalmente spostabili ai mesi estivi. La giurisprudenza ha dunque affermato il diritto alla monetizzazione per tutti i periodi ferie non fruiti, sancendo la parità di diritti tra personale precario e di ruolo. Dal punto di vista pratico, il ricorso deve essere presentato entro cinque anni dalla cessazione del rapporto, corredato da documentazione contrattuale e prova dell'assenza di inviti formali. Si consiglia l'assistenza di un legale esperto per massimizzare le probabilità di successo. Sul piano economico, il riconoscimento di questi diritti comporta benefici retroattivi per i lavoratori ma anche un aumento della spesa pubblica per l’amministrazione.
In prospettiva, l'evoluzione giurisprudenziale si inserisce nel dialogo tra diritto nazionale ed europeo, con la direttiva 2003/88/CE a dettare standard inderogabili per la tutela delle ferie retribuite. Si prevede un recepimento più netto di tali principi nei nuovi contratti collettivi, con semplificazione amministrativa e prevenzione del contenzioso. L’esperienza del comparto scuola potrebbe influenzare altri settori pubblici con simili problematiche, consolidando la monetizzazione come un diritto essenziale per i lavoratori precari. In sintesi, l’orientamento della Cassazione e delle Corti italiane costituisce una vittoria giuridica e civile per i docenti supplenti, segnando un passo importante nel riconoscimento della dignità e dei diritti fondamentali nel lavoro educativo.