
Foglie e Licheni: Nuova Frontiera per la Difesa dei Beni Culturali dall’Inquinamento a Buenos Aires
Foglie e Licheni: Nuova Frontiera per la Difesa dei Beni Culturali dall’Inquinamento a Buenos Aires
La protezione dei beni culturali dalle minacce dell’inquinamento atmosferico rappresenta una delle sfide principali per le città storiche contemporanee. In contesti urbani fortemente trafficati, agenti inquinanti e particolati metallici minacciano la conservazione di monumenti, opere d’arte e materiali pregiati. A partire da esperimenti condotti a Roma e Venezia, è stata messa a punto una tecnica innovativa basata sull’uso di foglie e licheni come strumenti di monitoraggio e mitigazione del rischio ambientale. Roma e Venezia, laboratori ideali per ricchezza storica e pressione antropica, hanno dimostrato come questi organismi vegetali siano efficaci nell’assorbire inquinanti atmosferici, consentendo agli scienziati di valutare i livelli di contaminazione e programmare interventi mirati. Il ruolo dei licheni come bioindicatori e delle foglie, in particolare quelle della Jacaranda blu, si rivela decisivo sia per raccogliere dati precisi che per ridurre la presenza nociva di particelli sottili sulle superfici monumentali.
La felice sperimentazione italiana ha favorito lo sbarco della tecnica a Buenos Aires, città che condivide con i centri europei problematiche legate a traffico intenso e inquinamento urbano, ma che dispone anche delle risorse naturali adatte, come la Jacaranda blu. La primavera 2025 ha visto l’avvio del progetto a Buenos Aires, implementando la raccolta e l’analisi delle foglie per monitorare la qualità dell’aria nei pressi di siti culturali di rilievo. Gli studi condotti dall’INGV hanno confermato l’efficacia della Jacaranda blu nel trattenere e ridurre particolati metallici, rivelandosi ideale non solo per l’analisi ambientale ma anche come strumento attivo di protezione. Ciò è di fondamentale importanza in una città dove molti monumenti sono esposti all’azione combinata di traffico, clima umido e oscillazioni termiche, aggravando i potenziali danni da inquinamento e accelerando processi di erosione e degrado. Il coinvolgimento della comunità e delle amministrazioni locali ha permesso l’adattamento del protocollo italiano al contesto argentino, sostenendo una difesa più partecipata e sostenibile del patrimonio.
I risultati ottenuti sia in Italia che in Argentina aprono scenari promettenti per l’adozione diffusa di tecniche naturali nella tutela dei beni culturali, basate sulla collaborazione multidisciplinare tra scienza, istituzioni e cittadini. Tra i vantaggi di questo approccio vi sono la sostenibilità ambientale, i bassi costi di implementazione e la possibilità di estendere il monitoraggio in modo continuativo e capillare. Si profilano ora nuove prospettive: l’integrazione con sensori elettronici per un controllo ancora più accurato, il coinvolgimento di scuole e cittadini nei programmi di raccolta dati, e l’estensione del modello ad altre città e specie vegetali. L’esperienza di Buenos Aires, frutto della cooperazione internazionale e della condivisione di buone pratiche tra INGV e partner locali, si impone come riferimento globale per la protezione eco-sostenibile dei beni culturali dallo smog, valorizzando le risorse naturali urbane come custodi della memoria collettiva.