
Il Caso Stefano Puzzer: La Cassazione Annulla il Licenziamento dell’Ex Portuale di Trieste per Mancanza di Green Pass
Il caso di Stefano Puzzer, ex portuale triestino noto per la sua protesta contro l'obbligo del green pass sul lavoro, ha raggiunto un nuovo capitolo giuridico nel settembre 2025 con la sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato il suo licenziamento per mancanza di green pass, ordinandone il reintegro. Questa decisione segnala un’importante evoluzione nel bilanciamento tra le disposizioni anti-Covid e i diritti individuali, imponendo una valutazione più equilibrata e proporzionata da parte dei datori di lavoro nelle sanzioni disciplinari, soprattutto laddove il dissenso sia di natura principiale e non dolosa.
Stefano Puzzer, attivista e volto noto del movimento no green pass, aveva rifiutato di esibire il certificato verde obbligatorio nel contesto lavorativo del porto di Trieste durante l’emergenza sanitaria, venendo licenziato per violazione delle direttive aziendali e normative. La sentenza della Suprema Corte si è concentrata sull'eccessività della sanzione, sottolineando l'importanza di tutelare i diritti delle minoranze opinanti e di adottare misure meno punitive prima di procedere al licenziamento, sostenendo che il licenziamento è una misura estrema e proporzionalmente inadeguata in questo caso.
Nonostante la sentenza, la vicenda proseguirà presso la Corte d’Appello di Venezia che dovrà applicare i criteri stabiliti dalla Cassazione per una decisione definitiva. Il caso ha stimolato un dibattito più ampio sul rapporto tra obblighi sanitari e diritti dei lavoratori, coinvolgendo sindacati, politica e società civile, aprendo un varco giurisprudenziale che potrebbe influenzare futuri provvedimenti disciplinari legati all’uso del green pass nel mondo del lavoro italiano, enfatizzando la necessità di una giustizia proporzionata, rispettosa della persona e della libertà di dissenso.