Il ritorno agli equilibri precari: Israele rafforza il controllo su Gaza e Cisgiordania dopo il 7 ottobre

Il conflitto israelo-palestinese si caratterizza da un perpetuo stato di tensione, acuitosi dopo il traumatico evento del 7 ottobre 2024. Israele ha intensificato il suo controllo su gran parte della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, mentre nelle aree occupate la popolazione palestinese subisce crescenti attacchi da parte di coloni, spesso con la tolleranza o la complicità delle autorità israeliane. Questa situazione porta a una quotidianità segnata da violenze, restrizioni e difficoltà economiche per i palestinesi, lasciando la comunità internazionale impotente di fronte ad un conflitto che sembra non avere fine.

Nella Cisgiordania occupata, l’espansione degli insediamenti israeliani è accompagnata da una violenza crescente verso i palestinesi. Multipli villaggi vivono sotto minaccia costante, con attacchi a proprietà e persone, favoriti dall'impunità di fatto accordata ai coloni. Allo stesso tempo, la Striscia di Gaza vive una crisi umanitaria senza precedenti a causa del controllo militare israeliano che limita severamente i flussi di beni e la libertà di movimento della popolazione civile, già affranta da anni di conflitti e blocchi.

Dal punto di vista politico, il panorama è incerto e frammentato. Il dialogo tra Hamas e Fatah, pur segnato da tensioni, rappresenta un tentativo di creare una linea comune in un contesto interno molto complesso. Nel frattempo, la politica israeliana guidata da Netanyahu si mantiene ferma su posizioni dure, giustificando le misure repressive come necessarie alla sicurezza nazionale. Sul piano internazionale, le reazioni di condanna e appelli alla de-escalation non sono finora riusciti a cambiare l’assetto sul campo, lasciando aperti scenari inquietanti per il futuro della regione.