
Informatica obbligatoria dalla scuola dell’infanzia dal 2026: nuova riforma della scuola italiana prevista dal decreto Pnrr
La recente riforma sancita dal decreto Pnrr prevede, dal 2026, l’introduzione obbligatoria dell’informatica fin dalla scuola dell’infanzia, segnando un punto di svolta fondamentale nell’educazione italiana. Questa misura, approvata a seguito dell’emendamento del 3 giugno 2025 e accolta con entusiasmo dalla maggioranza di governo, risponde all’esigenza di preparare i giovani alle sfide di una società sempre più digitalizzata. L’obiettivo principale della riforma è dotare ogni bambino delle competenze digitali di base, riducendo il divario tecnologico e offrendo pari opportunità, sia nei grandi centri che nei piccoli comuni. Fin dalla più tenera età, i bambini acquisiranno gli strumenti per sviluppare logica, pensiero computazionale e creatività, affiancando così all’insegnamento tradizionale una nuova alfabetizzazione fondamentale nella società contemporanea. Tale svolta educativa necessita di linee guida aggiornate, formazione mirata per il corpo docente e risorse economiche destinate sia ai materiali didattici sia all’adeguamento delle infrastrutture scolastiche. In questo nuovo contesto, il ruolo delle istituzioni e delle scuole diviene centrale affinché l’innovazione didattica sia realmente inclusiva e capillare su tutto il territorio nazionale.
La modalità di insegnamento dell’informatica ai più piccoli coinvolge approcci pedagogici innovativi, che vanno ben oltre l’uso precoce di computer o tablet: si insisterà soprattutto su attività "unplugged", che insegnano i concetti fondamentali del pensiero logico-informatico attraverso giochi, esercitazioni manuali, piccole robotiche e storytelling digitale. L’intento è promuovere la computational literacy, ovvero la capacità di risolvere problemi e riconoscere sequenze e connessioni logiche sin da piccoli. Per questo scopo, sarà fondamentale progettare percorsi di aggiornamento specifici per i docenti della scuola dell’infanzia e primaria, accanto all’adeguamento degli ambienti educativi alle nuove esigenze digitali. L’investimento previsto dal decreto Pnrr, insieme alla collaborazione tra scuole, esperti e famiglie, dovrà assicurare che la transizione sia graduale e inclusiva. Gli esempi virtuosi di altri paesi europei – come Estonia e Regno Unito – confermano infatti che una precoce alfabetizzazione digitale può offrire benefici duraturi, tra cui una maggiore capacità di cooperazione, spirito critico e preparazione per un mercato del lavoro in continua evoluzione. Il successo della riforma dipenderà dal superamento di sfide logistiche, finanziarie e culturali.
Dal punto di vista sociale e pedagogico, l’informatica dalla scuola dell’infanzia rappresenta una risposta concreta al digital divide e consente di ridefinire il ruolo della scuola italiana nel contesto europeo. L’universalizzazione delle competenze digitali, infatti, non solo potenzia le possibilità di inclusione, ma pone le basi per lo sviluppo di cittadini consapevoli, attivi e preparati alla futura cittadinanza digitale. I benefici attesi sono molteplici: dalla stimolazione della logica, alla promozione del lavoro di gruppo, fino al rafforzamento dell'autostima nei confronti delle nuove tecnologie. Tuttavia, le sfide non vanno sottovalutate: sarà necessario assicurare un costante affiancamento agli insegnanti, monitorare l’efficacia delle metodologie adottate e garantire una distribuzione equa delle risorse. La soddisfazione della maggioranza di governo e le aspettative positive suggeriscono che, se ben implementata, la riforma potrà costituire una pietra miliare per l’educazione italiana, allineandola agli standard europei e gettando le fondamenta per una società più inclusiva e innovativa. Il monitoraggio dei risultati e la correzione delle eventuali criticità dovranno essere costanti, affinché la scuola italiana diventi un modello di riferimento nell’era digitale.