
Iran: blackout Internet e caos digitale in piena guerra
Nel giugno 2025, in uno dei momenti più delicati della guerra tra Iran e Israele, la Repubblica Islamica ha affrontato un crollo senza precedenti della connettività digitale. Il blackout di Internet, con una riduzione della connettività del 97%, ha isolato milioni di cittadini iraniani dal resto del mondo, bloccando servizi di comunicazione, piattaforme bancarie e persino funzioni pubbliche essenziali. Questa interruzione non solo ha ostacolato le comunicazioni private e pubbliche, ma ha anche paralizzato gran parte dell’economia digitale, aggravando la già difficile situazione della popolazione a causa del conflitto in corso. Parallelamente, le autorità hanno dato il via a una stretta repressiva sulle piattaforme di messaggistica straniere, ordinando esplicitamente la cancellazione di WhatsApp da tutti i dispositivi. Le motivazioni del governo, che vanno dall’accusa di spionaggio alla tutela della sicurezza nazionale, sono state respinte da Meta; tuttavia, il clima di paura e i rischi di rappresaglie hanno spinto moltissimi cittadini all’auto-censura digitale, privandoli di strumenti chiave per la comunicazione e l’accesso alle informazioni. L’assalto a WhatsApp ha provocato reazioni dure da parte di associazioni e attivisti per i diritti digitali, che sottolineano il crescente isolamento degli utenti iraniani e il peggioramento della protezione della privacy.
Sul fronte della sicurezza informatica, la piattaforma Nobitex, il principale exchange di criptovalute in Iran, è stata vittima di un attacco informatico di grande portata che ha portato alla sottrazione di ben 90 milioni di dollari in asset digitali. Questo evento ha scatenato una crisi di fiducia tra risparmiatori e investitori, danneggiando ulteriormente un settore fintech già vulnerabile e profondamente colpito dalle instabilità geopolitiche e dalle pressioni interne. La combinazione di blackout, repressione delle piattaforme e massicci attacchi cyber ha prodotto un effetto domino sulla società iraniana: la privacy dei cittadini risulta sempre più a rischio, le transazioni finanziarie sono rimaste bloccate per giorni e l’accesso a fonti di informazione indipendenti viene reso estremamente difficoltoso. Ne consegue un sensibile peggioramento del clima sociale e un’accresciuta percezione di insicurezza e sorveglianza, in un contesto in cui la libertà digitale si assottiglia di fronte alle esigenze di controllo delle autorità.
In questo scenario, le misure adottate dal governo – dall’inasprimento dei firewall nazionali al rafforzamento delle campagne di censura, fino alla promozione di servizi di comunicazione nazionali "sicuri" – hanno sollevato forti critiche a livello internazionale. ONG, organizzazioni per i diritti umani e governi occidentali hanno chiesto con fermezza il ripristino delle libertà digitali e della piena connettività, sottolineando i risvolti drammatici di una società sempre più isolata e privata di strumenti d’informazione libera. Dal punto di vista analitico, la crisi digitale iraniana evidenzia quanto una società moderna sia ormai indissolubilmente legata all’accesso a Internet non solo per esigenze economiche, ma anche per la coesione sociale e la tenuta democratica. Le conseguenze a lungo termine potrebbero essere il rafforzamento di modelli autoritari, la fuga d’investimenti, la crescita dell’economia informale e una sempre maggiore chiusura rispetto al contesto internazionale, con rischi incalcolabili sia per l’Iran che per lo scenario globale della sicurezza digitale.