Irpinia, 45 anni dopo il terremoto: memoria, solidarietà e futuro
Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980, con una magnitudo di 6.9, causò enormi devastazioni, colpendo gravemente le province di Avellino, Salerno e Potenza e lasciando oltre 2900 morti, quasi 9000 feriti e circa 300.000 sfollati. Questo evento rappresenta uno dei disastri sismici più gravi della storia italiana, evidenziando la vulnerabilità del territorio e l'inadeguatezza delle misure preventive dell’epoca. La memoria storica rimane fondamentale non solo per commemorare le vittime, ma per trasmettere alle nuove generazioni le esperienze di resilienza e solidarietà che hanno caratterizzato la risposta a questa tragedia, attraverso iniziative educative e culturali.
Nel periodo immediatamente successivo al sisma, emersero figure chiave come gli "angeli del terremoto Irpinia": volontari, soccorritori e operatori sanitari provenienti da tutta Italia che offrirono soccorso e conforto. Questa solidarietà si espresse anche attraverso i "Comitati popolari", forme di autorganizzazione che gestirono l’assegnazione dei prefabbricati e altri aspetti organizzativi, dimostrando partecipazione comunitaria e spirito civico. Inoltre, la Radio Popolare Lioni divenne un prezioso punto di aggregazione e fonte di informazioni, favorendo la coesione sociale e la rinascita culturale nelle aree colpite.
La lunga ricostruzione ha affrontato numerose sfide, tra cui lentezze burocratiche e problemi edilizi, ma ha rappresentato anche l’occasione per rilanciare il territorio con nuove attività economiche e infrastrutture. Tuttora persistono criticità come aree ancora segnate dagli insediamenti temporanei e il problema dello spopolamento. L'eredità del terremoto è oggi al centro di una riflessione che unisce memoria storica e prevenzione, valorizzando la coesione sociale e la consapevolezza dei rischi sismici, affinché il passato diventi insegnamento per un futuro più sicuro e solidale in Irpinia.