La nascita dei buchi neri e delle stelle cannibali: una rivoluzione nello studio dell’Universo primordiale
Il recente studio pubblicato sulla rivista Physical Review D da ricercatori della Sissa, INFN e Università di Varsavia propone un nuovo scenario per comprendere la formazione degli oggetti cosmici compatti nei primissimi istanti successivi al Big Bang. Nel corso di meno di un secondo dall’evento che ha dato origine all’universo, condizioni estreme di densità e temperatura avrebbero favorito interazioni tra particelle altamente energetiche, capaci di portare alla creazione di buchi neri primordiali, stelle cannibali e stelle di bosoni. L'importanza di questa ricerca consiste nel suggerire un’"era di dominanza della materia primordiale", che contrasta con i modelli classici basati su una dominanza della radiazione. Questa fase cruciale avrebbe facilitato processi di collasso gravitazionale e aggregazioni di materia in forme esotiche, aprendo nuove strade per capire la materia oscura e l’evoluzione della struttura cosmica.
I modelli teorici utilizzati combinano sofisticate simulazioni numeriche con analisi matematiche sulle dinamiche delle particelle nel plasma primordiale. I buchi neri primordiali, a differenza di quelli formatisi dal collasso stellare, possono avere masse variabili e rappresentare candidati fondamentali per spiegare fenomeni come la materia oscura e la formazione precoce di galassie. Le stelle cannibali, capaci di inglobare materia circostante, e le stelle di bosoni, costituite da particelle bosoniche con caratteristiche quantistiche distintive, rappresentano nuove frontiere nella fisica cosmica da esplorare, anche se ancora in fase iniziale di studio.
Questa ricerca internazionale ha profonde implicazioni per la cosmologia, suggerendo di rivedere i modelli tradizionali e stimolando nuove osservazioni, come la rilevazione di onde gravitazionali provenienti da fusioni di oggetti esotici. Al contempo vi sono sfide da superare: la difficoltà di osservare direttamente l’universo primordiale, l’alta dipendenza dai modelli teorici adottati e la complessità computazionale. In ogni caso, questo lavoro rappresenta un passo significativo verso una comprensione più approfondita dell’alba del cosmo, aprendo nuove prospettive per risolvere misteri cosmologici irrisolti.