
La sovranità europea nelle mani della giustizia: il caso Ucraina e la crisi dell’Unione
L’Unione Europea affronta una crisi profonda, accentuata dalla gestione fallimentare della crisi ucraina che ha evidenziato la sua impotenza negoziale e politica. Nonostante proclami di unità, l’UE non è riuscita a svolgere un ruolo decisivo nel conflitto, delegando il potere a Stati esterni e mostrando una mancanza di sovranità effettiva. Il dibattito centrale verte sul trasferimento di poteri sovrani dalla politica ai giudici europei, un fenomeno che rischia di squilibrare l’architettura istituzionale e allontanare i cittadini dalle istituzioni. Mario Esposito sottolinea che solo una struttura statale può esercitare pienamente la sovranità, gettando dubbi sul modello attuale dell’Unione.
La Germania gioca un ruolo strategico nel definire le politiche europee, usando l’UE come strumento per perseguire i suoi interessi economici e geopolitici, in particolare la gestione energetica e la politica economica, spesso a scapito dell’unità comunitaria. L’Italia, invece, si trova oscillare tra posizione di partecipazione e marginalità, influenzata da crisi interne e dilemmi sulla posizione da assumere nella crisi Ucraina. Le contraddizioni istituzionali, come la sovrapposizione di competenze e l’assenza di un demos europeo, limitano l’efficacia delle decisioni e mostrano la difficoltà dell’UE a porsi come attore globale autorevole.
Guardando al futuro, l’UE si trova a un bivio: o un profondo rinnovamento istituzionale con un rafforzamento democratico e politico, o la scelta di un federalismo autentico con reali poteri centralizzati, oppure il ritorno a nazionalismi e frammentazione. La crisi ucraina funge da banco di prova per queste sfide, mostrando che solo una volontà politica condivisa e la risoluzione delle contraddizioni interne potranno salvaguardare la sovranità europea e il ruolo dell’Unione nel garantire pace, democrazia e cooperazione nel continente.