
La Via Lattea e l'ipotesi della grande bolla di vuoto
Nel luglio 2025, uno studio rivoluzionario di Indranil Banik e Vasileios Kalaitzidis ha ipotizzato che la Via Lattea si trovi all'interno di un enorme vuoto cosmico, una bolla di quasi un miliardo di anni luce di raggio. Questa scoperta, pubblicata sul "Monthly Notices of the Royal Astronomical Society", mette in discussione la posizione standard della nostra galassia nell'universo osservabile e propone una spiegazione per la persistente "tensione di Hubble", ovvero le discrepanze nella misura della velocità di espansione dell'universo. L'ipotesi suggerisce che la Terra sia collocata quasi al centro di questa bolla, caratterizzata da una densità di materia significativamente inferiore alla media cosmica.
Un vuoto cosmico è una vasta regione dello spazio poco popolata da galassie e materia, tipicamente delimitata da filamenti di materia oscura e galassie, formando una sorta di rete cosmica tridimensionale. La presunta bolla di vuoto intorno alla Via Lattea spiegherebbe alcune anomalie osservative, influenzando la percezione dei dati raccolti su scala locale e portando a risultati erronei nelle misure dell'espansione cosmica. Banik e Kalaitzidis collegano direttamente questa bolla alla spiegazione della tensione di Hubble, suggerendo che l'essere "al centro del vuoto" distorca le osservazioni e le interpretazioni cosmologiche tradizionali, senza necessità di rivedere completamente la teoria cosmologica standard.
L'ipotesi include anche l'analisi delle oscillazioni acustiche barioniche, i "suoni" del Big Bang, che supportano la presenza di questa bolla e forniscono indizi sulla distribuzione della materia. Le implicazioni sono profonde: si potrebbe dover rivedere il principio cosmologico di omogeneità e isotropia, nonché le stime sulla materia oscura, energia oscura e formazione galattica. Tuttavia, questa teoria necessita di ulteriori verifiche osservative e collaborazioni internazionali per confermare o confutare l'esistenza di questa gigantesca bolla di vuoto. In definitiva, se confermata, tale scoperta potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione del cosmo e del nostro posto in esso.