L’autonomia scolastica in Trentino: le criticità nascoste dietro riforme e sperimentazioni

L'autonomia scolastica in Trentino è stata presentata come un modello virtuoso di gestione educativa locale, capace di adattarsi alle esigenze territoriali. Tuttavia, l'abolizione dell'esame di recupero a settembre ha avuto esiti controversi, favorendo un rialzo artificiale dei voti e la promozione di studenti con lacune non colmate. Questo ha portato a una svalutazione della qualità degli apprendimenti e a un senso di ingiustizia tra studenti più meritevoli. Parallelamente, si riscontrano insufficienze significative nelle competenze matematiche nei licei scientifici, con un 21% di bocciature in questa materia, segnale di una difficoltà del sistema nel garantire i livelli formativi richiesti.

Un'altra criticità riguarda la formazione professionale, per la quale manca il monitoraggio da parte dell'istituto Invalsi, creando una grave mancanza di trasparenza e impedendo confronti oggettivi con altri sistemi scolastici. La strategia del "pompaggio dei voti" è diventata una prassi consolidata per evitare bocciature, ma ciò comporta una distorsione del merito e la demotivazione di docenti e studenti. Questi aspetti sollevano dubbi significativi sull'efficacia dell'autonomia differenziata, che senza adeguati sistemi di controllo rischia di peggiorare la qualità della formazione.

Infine, l'autonomia scolastica ha impatti rilevanti sulla democraticità e sulla libertà di insegnamento. Docenti segnalano una compressione dell'autonomia professionale a favore di logiche di immagine e risultati numerici, con riduzione della partecipazione collegiale e delle possibilità di adattamento alle esigenze specifiche delle classi. Per migliorare il sistema trentino è necessario un ripensamento profondo che restituisca centralità alla trasparenza, alla valutazione oggettiva e al coinvolgimento reale di docenti e famiglie, superando la gestione formale dei problemi e ponendo basi solide per un'autonomia responsabile e giusta.