Lavoro povero in Italia: il falso mito del salario minimo

Lavoro povero in Italia: il falso mito del salario minimo

Paragrafo 1: Le nuove forme della povertà lavorativa e i dati Caritas

Il lavoro povero in Italia è divenuto un’emergenza nazionale, come evidenziato dall’indagine Caritas 2025 secondo cui quasi la metà dei richiedenti aiuto sono lavoratori formalmente occupati. La "povertà lavorativa" oggi non coinvolge più solo i disoccupati, ma un numero crescente di persone che, pur lavorando, non raggiungono un reddito sufficiente per uno standard di vita dignitoso. Il fenomeno si concentra prevalentemente nei settori del commercio, dei servizi alla persona, dell’agricoltura e della logistica, settori caratterizzati da bassi salari e scarsa stabilità contrattuale. Le testimonianze e i dati raccolti rivelano come le nuove categorie dei "nuovi poveri" comprendano nuclei monoreddito numerosi, giovani, donne forzatamente impegnate in part-time, lavoratori stagionali o saltuari e migranti, ma anche diplomati e laureati colpiti dalla precarizzazione crescente. Tra le principali cause si individuano la frammentazione del mercato del lavoro, la carenza di tutele e servizi, ed un divario di genere che interessa soprattutto le donne impiegate in occupazioni sottopagate. La dimensione quantitativa e qualitativa della crisi, insieme alle numerose storie umane raccolte da Caritas, mostra la complessità del fenomeno e la necessità di ripensare le politiche di sostegno al reddito e all’inclusione lavorativa in Italia.

Paragrafo 2: Limiti e rischi dell’introduzione del salario minimo e il peso dell’illegalità

Il dibattito sulle misure contro il lavoro povero si concentra molto sull’introduzione di un salario minimo legale, visto da alcuni come panacea per azzerare i salari troppo bassi e rafforzare il potere contrattuale dei lavoratori. Tuttavia, tanto i dati Caritas quanto l’analisi degli esperti mettono in luce i limiti e i rischi di questa soluzione se adottata isolatamente: il salario minimo potrebbe limitarsi ad innalzare i salari solo sul filo della soglia legale, senza migliorare realmente le condizioni dei lavoratori più vulnerabili, e rischia di non incidere sulle cause strutturali della povertà come contratti atipici, part-time involontari e carenze nei servizi sociali. In più, in un mercato del lavoro segnato da un’ampia area di illegalità – dal lavoro sommerso ai salari in nero e alle false partite IVA – si rischia che la soglia legale resti solo sulla carta, particolarmente nelle aree e nei settori meno controllati. Pratiche diffuse di caporalato, sottosalario e mancata applicazione dei contratti minimi escludono di fatto interi segmenti dal sistema di tutele esistenti. È dunque evidente che la sola norma sul salario minimo, senza un'efficace azione di enforcement, rischia di rivelarsi un intervento insufficiente.

Paragrafo 3: Verso una strategia integrata e multisettoriale per sconfiggere la povertà lavorativa

Superare la povertà lavorativa in Italia richiede un approccio integrato che vada ben oltre la fissazione di un salario minimo per legge. Occorrono politiche coordinate: dal rafforzamento dei controlli ispettivi contro l’illegalità, alla promozione della trasparenza e della contrattazione collettiva, passando per il sostegno attivo alle fasce più deboli tramite un welfare moderno e servizi sociali accessibili. Investire nella formazione e nella riqualificazione professionale permette ai lavoratori dei settori più poveri di ambire a occupazioni più stabili e remunerative. D’altra parte, incentivare le imprese virtuose premia chi rispetta i diritti dei lavoratori e contribuisce a una cultura della legalità. Solo un cambiamento sistemico, che coinvolga istituzioni, enti del terzo settore, sindacati e mondo produttivo, potrà produrre lavoro di qualità, ridurre la polarizzazione economica e tutelare la dignità delle persone. L’urgenza di una nuova strategia nazionale si coglie nel bisogno, sempre più avvertito, di coesione sociale e innovazione nello sviluppo, per garantire a tutti una vita dignitosa e restituire centralità al valore del lavoro nella società italiana.
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