
Le Ambiziose Previsioni di DeepMind: Tra Sogni di Colonizzazione Galattica e Scetticismo Scientifico
Il recente annuncio di Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, ha causato forte dibattito nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica internazionale. Hassabis ha espresso ottimismo sulla creazione di un’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) con almeno il 50% di probabilità entro 5-10 anni e ha suggerito che questa rivoluzione potrebbe addirittura portare alla colonizzazione galattica entro il 2030. DeepMind, pioniere nell’uso delle reti neurali profonde e noto per le sue performance nei giochi complessi, viene così percepito come l’epicentro della prossima possibile grande rivoluzione tecnologica. Queste prospettive, tuttavia, sollevano interrogativi sulle reali basi scientifiche di simili tempistiche e sulla possibilità che i media distorcano o amplifichino scenari ancora molto lontani dall’essere realizzabili.
L’AGI, a differenza dell’intelligenza artificiale ristretta odierna, sarebbe capace di replicare e superare le abilità cognitive umane su qualsiasi compito, comportando profonde ricadute su società, economia, politica e organizzazione del lavoro. Hassabis parla di "abbondanza radicale", ovvero di una rivoluzione produttiva che elimini la scarsità economica, riducendo i costi dei beni quasi a zero. Ciò porterebbe benefici potenzialmente enormi, ma solleva anche il rischio di amplificare le disuguaglianze, soprattutto se i vantaggi dell’AGI dovessero essere concentrati nelle mani di pochi grandi player tecnologici. Le recenti rivoluzioni industriali insegnano infatti che ogni salto avanti produce sia nuove opportunità sia forti squilibri: garantire una distribuzione equa dei benefici dell’AGI rappresenterà una sfida tanto importante quanto quella tecnologica stessa, coinvolgendo governi, organismi internazionali e istituzioni regolatrici.
Nonostante l’entusiasmo di Hassabis, molti esperti sottolineano i rischi di eccessivo ottimismo. La costruzione di un’AGI, come pure la colonizzazione dello spazio, resta ostacolata da limiti teorici, ingegneristici e socio-politici ben documentati. Le tempistiche ipotizzate appaiono così premature rispetto allo stato attuale di ricerca: missioni anche solo oltre Marte sono ancora un obiettivo che richiederà decenni, dati i vincoli fisici, logistici e umani. Le reazioni del mondo scientifico oscillano tra riconoscimento dei successi DeepMind nell’AI e cautela verso previsioni sensazionalistiche. Più che agli scenari utopici, la discussione più realistica riguarda la governance dei prossimi passi dell’AI, la necessità di regolamentazione e la tutela dell’equità sociale. In sintesi, le ambiziose visioni di DeepMind sono un catalizzatore di dibattito; solo il confronto critico, l’innovazione responsabile e una vigilanza transnazionale potranno portare vantaggi concreti e non esclusivi alla civiltà umana.