Paragrafo 1
L’attuale metodo di insegnamento della letteratura italiana nelle scuole secondarie è oggetto di numerose critiche, poiché spesso si scontra con la realtà delle capacità degli studenti. Il canone letterario, costruito attorno a figure come Dante, Petrarca e Boccaccio, si è cristallizzato nel tempo, diventando uno strumento didattico rigido e, per molti, ormai distante dalle esigenze e dalle capacità degli alunni. La centralità attribuita a questi grandi classici rischia di ridurre la letteratura a una serie di narrazioni storiche, prive di reale coinvolgimento o comprensione profonda. Si assiste così a una didattica ripetitiva, improntata più sulla trasmissione mnemonica di date e autori che su un’autentica comprensione dei testi. Questo processo, in molti casi, trasforma la letteratura in una materia statica, avulsa dal contesto attuale e dalla capacità dei giovani di coglierne senso e attualità. Il caso di Petrarca, autore spesso proposto secondo modalità rigide e difficilmente accessibili ai più, diventa emblematico di questo scollamento tra miti didattici e realtà delle classi, dove la comprensione del testo si rivela una barriera più che un’opportunità di crescita.
Paragrafo 2
Una delle principali difficoltà evidenziate riguarda la carente preparazione linguistica degli studenti e la reale incapacità di comprendere testi anche semplici, per non parlare di quelli antichi e complessi. Le indagini nazionali e internazionali (come i test Invalsi e OCSE-PISA) fotografano un quadro preoccupante, in cui la maggioranza degli studenti trova ostica perfino la decifrazione letterale dei testi. Questo problema origina non solo dalla difficoltà oggettiva di Dante o Petrarca, ma anche dalla perdita di familiarità con la lettura e con la lingua scritta più articolata. La rapida evoluzione dei linguaggi e la diffusione di modalità di comunicazione più immediate e frammentarie accentuano il divario tra lingua letteraria e usi quotidiani. I programmi ministeriali, rimasti fondamentalmente invariati, si rivelano anacronistici e inefficaci, incapaci di adattarsi alle nuove condizioni sociali, culturali e tecnologiche. Lo studente medio si trova così a navigare in territori sconosciuti, spesso privato di strumenti adeguati per affrontare la ricchezza e la complessità della letteratura classica, con il rischio di trasformare tutto in un rito mnemonico vuoto.
Paragrafo 3
Di fronte a questo scenario, emerge con forza la necessità di una profonda riforma dell’insegnamento letterario. Occorre partire dal reale livello degli studenti, sviluppando in modo graduale le competenze linguistiche e di lettura, piuttosto che forzare l’apprendimento di canoni e contenuti per loro inaccessibili. Si propongono dunque percorsi più flessibili e personalizzati, laboratori attivi, l’integrazione di linguaggi contemporanei e una didattica meno improntata alla trasmissione mnemonica e più orientata allo sviluppo del pensiero critico e della comprensione testuale. Un approccio che tenga conto delle differenze di partenza e delle motivazioni dei singoli può rappresentare un efficace antidoto alla ritualità e all’ipocrisia del sistema, che spesso preferisce promuovere tutti piuttosto che garantire una reale assimilazione culturale. Solo così si potrà restituire centralità alla letteratura italiana come strumento di crescita personale e collettiva, rendendo i classici risorse vive e significative per le nuove generazioni e superando il mito del canone come feticcio di una tradizione ormai distante dalla realtà educativa.