Manovra finanziaria 2026: convergenze critiche tra Cgil e Bankitalia sulle scelte del Governo Meloni
La manovra finanziaria 2026 elaborata dal Governo Meloni, con uno stanziamento di 18 miliardi di euro, mira a sostenere numerosi settori chiave dell'economia italiana, tra cui le famiglie a basso reddito, le PMI, e l'innovazione tecnologica, mantenendo l'equilibrio dei conti pubblici. Tuttavia, questa legge di bilancio ha suscitato forti critiche, soprattutto da parte della Cgil e della Banca d’Italia, che, pur provenendo da posizioni istituzionali e politiche differenti, condividono un giudizio negativo sull'efficacia e sull'equità delle misure proposte. La Cgil ha organizzato uno sciopero generale per il 12 dicembre 2025, denunciando la carenza di progressività fiscale, l'insufficienza delle risorse destinate a scuola, sanità e pubblica amministrazione, e proponendo l'introduzione di una tassa straordinaria sui grandi patrimoni per redistribuire la ricchezza. Parallelamente, la Banca d’Italia sottolinea l'assenza di risorse strutturali e la mancanza di una visione a lungo termine per la crescita e la sostenibilità finanziaria, indicando la necessità di scelte più coraggiose per ridurre il debito e modernizzare l'economia nazionale.
Le motivazioni politiche alla base delle proteste non si limitano a questioni tecniche, ma evidenziano una critica alle linee guida del Governo che sarebbero sbilanciate a favore dei più privilegiati, mancando di affrontare con efficacia le disuguaglianze sociali crescenti. Le misure fiscali, come la riduzione parziale del cuneo previdenziale e gli incentivi fiscali per alcune categorie, sono giudicate insufficienti rispetto all'impatto reale sul benessere delle fasce meno abbienti, con un’attenzione particolarmente critica verso la frammentazione e la debolezza complessiva delle iniziative.
Il confronto con altre manovre storiche evidenzia una novità nella convergenza tra il sindacato e l'istituzione bancaria, che un tempo esprimevano posizioni divergenti. Tale convergenza segnala la critica condivisa circa l'incapacità delle politiche fiscali di garantire al contempo equilibrio dei conti e coesione sociale. In vista del passaggio parlamentare e dello sciopero generale imminente, il Governo Meloni valuta correttivi e approfondimenti, aprendo a un possibile ripensamento delle priorità, specialmente in risposta alle pressioni sociali e alle indicazioni europee verso una maggiore equità e sostenibilità delle politiche pubbliche.