
Maturità 2025: studentessa riammessa dopo esclusione per cellulare
Il caso della studentessa di Terni, esclusa dalla maturità per l’uso del cellulare durante la prima prova scritta, ha riacceso il dibattito sulle regole e le procedure disciplinari adottate durante uno dei momenti più importanti del percorso scolastico italiano. La giovane, con un curriculum eccellente e la media dell’otto, è stata immediatamente allontanata dall’esame a causa della violazione delle norme che vietano l’uso di dispositivi elettronici. Questo evento, però, è diventato simbolo di una questione più ampia riguardante la proporzionalità delle sanzioni e la tutela del diritto allo studio. Il tempestivo ricorso al Tar ha portato i giudici a sospendere, in via cautelare, l'esclusione, permettendo così alla studentessa di partecipare alla sessione suppletiva il 2 luglio. La vicenda non si esaurisce in una mera questione di regole, ma invita a riflettere su come la scuola italiana debba gestire il delicato equilibrio tra la severità necessaria a garantire condizioni eque e la comprensione dei bisogni e dei diritti degli studenti.
La normativa sull’uso del cellulare alla maturità risulta chiara e condivisa, imponendo il divieto assoluto di dispositivi elettronici nelle aule e coinvolgendo le commissioni esaminatrici in un difficile ruolo di vigilanza e controllo. Nonostante la reiterata informazione e formazione sugli obblighi e le possibili sanzioni, casi come quello di Terni dimostrano come la realtà scolastica sia spesso più complessa delle previsioni teoriche: errori, distrazione o debolezza possono portare a infrazioni non sempre dolose, ma comunque punite in modo esemplare. Il Tar umbro, con il suo intervento, ha scelto di tutelare in via cautelare il diritto allo studio, lasciando però aperta la questione sul giusto equilibrio tra rigore normativo e flessibilità interpretativa. Questo caso specifico evidenzia anche come il sistema scolastico e giuridico debbano evolvere in funzione delle nuove sfide tecnologiche e sociali, per evitare che la maturità si trasformi in un banco di prova più punitivo che formativo.
La riammissione alla sessione suppletiva rappresenta un precedente importante e introduce nuove riflessioni pratiche nelle scuole e tra gli operatori del settore. Non solo apre la possibilità di revisione delle sanzioni, ma sottolinea la necessità di un dialogo costante tra Ministero, scuole e studenti per aggiornare regole e strategie educative. Le commissioni devono poter distinguere tra errori lievi e comportamenti dolosi, promuovendo soluzioni che garantiscano sia la serietà che l’inclusività dell’esame di Stato. La reazione della comunità scolastica – tra chi invoca regole più flessibili e chi sottolinea l’importanza del rispetto – dimostra quanto sia urgente una riflessione nazionale sull’argomento. Il dibattito non riguarda solo il rispetto dei regolamenti, ma anche l’impatto psicologico sugli studenti, la gestione educativa degli errori e la capacità della scuola di formare cittadini responsabili nell’era digitale. Il caso di Terni, infine, sollecita una più ampia assunzione di responsabilità collettiva per una scuola in grado di combinare rigore, giustizia e apertura al cambiamento.