Paragrafo 1
La questione della media aritmetica dei voti scolastici è da tempo al centro di un acceso dibattito tra docenti, studenti e famiglie. La pratica comune di calcolare la media dei voti ottenuti in verifica, interrogazioni e lavori viene spesso considerata un metodo oggettivo per stabilire il rendimento finale degli studenti, ma la ricerca docimologica aggiornata ne mette ampiamente in discussione la validità. I voti assegnati nella scuola, infatti, sono numeri ordinali e non cardinali: rappresentano una posizione in una scala di giudizio, non una quantità oggettiva e misurabile. Di conseguenza, la semplice applicazione di una media aritmetica assume che la distanza tra, per esempio, un 6 e un 7 sia uguale a quella tra un 8 e un 9, il che è raramente vero nella realtà didattica. Questa stortura matematica porta a risultati che non riflettono accuratamente i percorsi degli studenti e rischia di nascondere processi di apprendimento importanti, come il miglioramento progressivo o le difficoltà crescenti. Il dibattito sulla media dei voti stimola quindi una riflessione più ampia sulle finalità della scuola, sulle metodologie di valutazione e sull’importanza di valorizzare i progressi individuali e le competenze acquisite lungo l’anno scolastico.
Paragrafo 2
Oltre ai limiti concettuali legati alla natura dei voti, l’utilizzo della media aritmetica comporta errori pratici significativi. Due studenti con sviluppi del tutto opposti – uno in netto miglioramento e uno in sensibile calo – possono avere pagelle pressoché identiche se la valutazione si limita a fare la media dei numeri ottenuti. Inoltre, il sistema ignora il diverso livello di difficoltà tra le prove, il peso attribuito dai docenti ai valutati o il carattere episodico di alcuni insuccessi o successi. Questo approccio favorisce uniformità e apparentemente semplicità, ma penalizza la comprensione delle reali abilità e dello sforzo compiuto dagli allievi. Nel panorama italiano, le ricerche più recenti suggeriscono una progressiva apertura verso metodi alternativi, come l’impiego di valutazioni descrittive, rubriche di competenza, portfolio individuali e una maggiore attenzione alla crescita e alla partecipazione degli studenti. Questi strumenti, testati in diverse scuole, si sono dimostrati più efficaci nel fotografare il percorso individuale e motivare lo studente a migliorare, promuovendo una maggiore equità e inclusione.
Paragrafo 3
Guardando al futuro della valutazione scolastica, numerose voci nella comunità educativa auspichano una riforma che superi l’automatismo della media numerica, introducendo criteri misti che integrino giudizi qualitativi, indicatori di progresso, autovalutazione e coinvolgimento degli studenti. Le nuove proposte prevedono anche una formazione specifica per i docenti sui temi della docimologia, per aumentare la consapevolezza dei limiti del sistema attuale e diffondere prassi più efficaci. Fondamentale rimane l’obiettivo di rendere la valutazione uno strumento di crescita, non una semplice etichetta, e di mettere sempre al centro lo studente, con le sue esigenze, i suoi progressi e le sue difficoltà. Una valutazione più giusta, trasparente e orientata al futuro può emancipare la scuola italiana dalle rigidità del passato, aiutando studenti, famiglie e insegnanti a collaborare realmente per la crescita collettiva e individuale. Resta prioritario interrogarsi sul senso del “dare un voto”, lavorando affinché ogni numero in pagella sia espressione autentica di percorso, impegno e potenziale degli studenti.