Metodo Montessori nella scuola secondaria: nuovi orizzonti e vecchie critiche con la ripubblicazione di De Bartolomeis

Metodo Montessori nella scuola secondaria: nuovi orizzonti e vecchie critiche con la ripubblicazione di De Bartolomeis

Metodo Montessori nella scuola secondaria: rivoluzione, critica e prospettive

Il recente via libera conferito dalla legge 150/2024 all’adozione del Metodo Montessori nelle scuole medie italiane segna una svolta di portata straordinaria per il sistema educativo nazionale. Fino ad oggi limitato al segmento della scuola dell’infanzia e primaria, l’approccio montessoriano diventa ora una concreta opportunità per la fascia 11-14 anni, con l’obiettivo dichiarato di promuovere una didattica più centrata sugli studenti, sulla loro autonomia, sui ritmi di apprendimento personali e sulla valorizzazione delle competenze socio-emotive. I principi cardine del metodo – ambienti preparati, eliminazione dei voti tradizionali, uso di materiali didattici specifici e accento sull’autocorrezione – sono stati acclamati in tutto il mondo come elementi di innovazione, ma pongono nuove sfide quando vengono applicati all’adolescenza. La legge ha reso obbligatoria una formazione specifica per i docenti e incentivato scuole pubbliche e paritarie a ripensare tempi e spazi, stimolando il dibattito tra chi vede una grande opportunità di inclusione e chi invece teme una trasposizione meccanica, inadatta a contesti e bisogni così diversi dalla scuola primaria.

Tuttavia, questa novità non ha mancato di riaccendere un confronto critico che ha radici profonde nella storia della pedagogia italiana. In concomitanza con l’avvio della sperimentazione del Metodo Montessori nella secondaria, viene ripubblicato l’importante saggio del 1953 di Giuseppe De Bartolomeis, "Il metodo Montessori. Saggio critico". De Bartolomeis, già allora, metteva in guardia contro il rischio di elevare a verità dogmatica un metodo che, seppure innovativo, non aveva ancora superato il vaglio di metodiche di ricerca scientifica rigorosa, soprattutto nell’ambiente della scuola dell’obbligo. Il pedagogista ammoniva sui rischi di una idealizzazione eccessiva: l’assenza di sistematicità scientifica, la carenza di dati comparativi con il modello tradizionale e il potenziale uso improprio dei materiali montessoriani come meri fini a sé stanti. La ripubblicazione del testo appare oggi un invito a ripensare l’innovazione senza rinunciare al senso critico, evitando tanto le illusioni taumaturgiche quanto i rigetti pregiudiziali.

Le prospettive per il prossimo anno scolastico sono segnate da notevoli incognite ma anche da un vivace fermento e da esigenze di rinnovamento. Nelle aule, infatti, il cambiamento sarà tangibile: nuovi ambienti, didattiche interdisciplinari, maggior coinvolgimento delle famiglie e formazione obbligatoria per i docenti. La vera sfida consisterà nell’adattare fedelmente i principi montessoriani alle reali esigenze degli adolescenti, evitando ogni forma di dogmatismo. Sarà cruciale, in parallelo, avviare una costante attività di monitoraggio dei risultati, coniugando la spinta innovativa montessoriana al rigore critico caro a De Bartolomeis. In definitiva, la crescita della scuola secondaria italiana passerà dalla capacità di dialogo fra tradizione e innovazione, dove il confronto tra la visione utopica della Montessori e lo scetticismo metodologico di De Bartolomeis potrà rappresentare la chiave di una scuola più inclusiva, moderna e scientificamente solida.

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