AI Act a scuola: verifiche e formazione entro il 2 agosto
## Paragrafo 1
Il nuovo AI Act (Regolamento UE 2024/1689) impone alle scuole italiane un profondo percorso di adeguamento entro il 2 agosto 2025. Questa normativa rappresenta un cambio sostanziale nell’interazione tra tecnologia e didattica, imponendo pratiche trasparenti e sicure per l’adozione dell’intelligenza artificiale. Tutte le istituzioni scolastiche, pubbliche e private, devono rivedere completamente l’uso di strumenti IA, partendo dalla verifica dei fornitori di software, all’aggiornamento della documentazione interna, fino alla formazione obbligatoria del personale. In particolare, le scuole sono chiamate a garantire che ogni soluzione di intelligenza artificiale sia conforme ai requisiti europei in termini di sicurezza, trasparenza e tutela dei dati. L’obiettivo primario della normativa è proteggere i minori, garantendo che le piattaforme e i sistemi intelligenti adottati siano affidabili e rispettino in pieno la privacy e la sicurezza informatica. L’adempimento di queste prescrizioni non si limita a un aggiornamento burocratico, ma ridefinisce il ruolo della scuola come protagonista nella gestione responsabile e innovativa della tecnologia. Il nuovo quadro normativo rappresenta dunque tanto una sfida quanto un’opportunità per innovare il sistema educativo italiano, promuovendo una cultura della responsabilità e della trasparenza digitale.
## Paragrafo 2
Un aspetto particolarmente rilevante dell’AI Act è la stringente verifica dei fornitori di software IA. Le scuole devono mappare tutte le soluzioni di intelligenza artificiale in uso e richiedere ai fornitori dichiarazioni formali di conformità alle norme europee. Questa verifica include la raccolta di documentazione che certifichi la sicurezza, la trasparenza algoritmica e la protezione dei dati personali. Se un fornitore non rispetta tali criteri, deve essere sostituito. Diventa cruciale quindi gestire l’intero ciclo di controllo: dalla richiesta delle attestazioni, alla loro archiviazione in registri interni supervisionati da figure responsabili come il dirigente scolastico o il Digital Manager. Parallelamente, è necessario aggiornare la documentazione interna per rendere esplicite le modalità di utilizzo delle IA, i parametri di sicurezza adottati e le procedure di segnalazione per eventuali criticità. A tutto ciò si aggiunge la formazione obbligatoria del personale scolastico, che deve acquisire competenze specifiche su etica, sicurezza e gestione dell’IA. La crescita professionale e la consapevolezza digitale divengono così un pilastro della compliance, garantendo un utilizzo responsabile e innovativo delle nuove tecnologie educative.
## Paragrafo 3
L’attuazione dell’AI Act nelle scuole coinvolge direttamente la governance e l’organizzazione interna, chiamando in causa il ruolo attivo di dirigenti, responsabili tecnici e DPO per il coordinamento delle attività di adeguamento. Strumenti operativi come checklist, manuali interni e piani di formazione facilitano la gestione pratica degli obblighi normativi, mentre la partecipazione a reti di scuole e l’uso di software open source rappresentano soluzioni efficaci per superare le criticità, specie in fase iniziale. Dal punto di vista didattico, questa svolta normativa richiede una profonda revisione delle procedure scolastiche: ogni nuova piattaforma o metodo di apprendimento basato sull’IA dovrà essere valutato secondo i criteri di sicurezza, trasparenza e sostenibilità. Questo significa promuovere una didattica più consapevole e sicura, capace di valorizzare l’innovazione riducendo i rischi di abuso o utilizzo improprio dei dati. In prospettiva, la scadenza del 2 agosto 2025 segna il punto di partenza per una gestione più lungimirante e regolata della tecnologia nell’istruzione: adattarsi tempestivamente e con metodo alla nuova normativa permetterà alle scuole di diventare modelli di eccellenza e garanti della sicurezza digitale degli studenti.
### Andrea Gabardo e il Nuovo Corso di Engineering nel Settore Pubblico
La recente nomina di Andrea Gabardo come Executive Vice President Public Sector in Engineering segna una tappa rilevante per il percorso di trasformazione digitale della pubblica amministrazione italiana. Il passaggio di testimone da Dario Buttitta, attuale guida del comparto pubblico fino al 31 agosto, rappresenta non solo una continuità gestionale ma anche l’impegno della società verso un rinnovamento strategico. Engineering, realtà di punta nello scenario nazionale della digitalizzazione, punta a rafforzare la propria leadership attraverso l’esperienza e la visione di Gabardo, professionista noto per il suo background nel management di progetti digitali complessi all’interno di realtà come Accenture e Intellera Consulting. Il nuovo corso mira a consolidare le relazioni istituzionali e a rispondere in modo concreto alle esigenze di innovazione richieste dal PNRR, ponendo le basi per servizi pubblici più efficienti, trasparenti e sicuri.
### Il Profilo di un Leader della Digitalizzazione e le Prospettive Strategiche
Andrea Gabardo rappresenta un profilo di eccellenza: le sue competenze, maturate tramite importanti esperienze in consulenza strategica e management, sono ritenute fondamentali per guidare una fase di profondo cambiamento della PA italiana. La sua nomina conferma la rilevanza delle scelte manageriali per la riuscita della trasformazione digitale. Sotto la guida di Gabardo, Engineering intende sviluppare soluzioni innovative nei diversi segmenti della pubblica amministrazione, dalla sanità digitale ai servizi ai cittadini, rafforzando la presenza in tutto il territorio nazionale. La strategia, condivisa da Aldo Bisio e dal leadership team, è quella di sfruttare le sinergie interne e le nuove competenze manageriali per affrontare le sfide complesse del digital divide, dell’interoperabilità delle piattaforme e della sicurezza informatica. L’obiettivo è produrre valore tangibile per cittadini e imprese, ponendo Engineering tra i protagonisti nazionali della modernizzazione digitale.
### Innovazione e Nuove Sfide nel Settore Pubblico Digitale
La trasformazione digitale della PA è oggi uno dei principali temi del dibattito italiano, specialmente grazie ai fondi e agli obiettivi fissati dal PNRR. In tale contesto, Engineering punta a giocare un ruolo trainante sia nella pubblica amministrazione centrale che locale, senza trascurare la centralità della sanità digitale. La nomina di Gabardo è vista come una scelta di continuità ma anche di forte rinnovamento, grazie all’apporto di competenze maturate in progetti strategici di innovazione. Il futuro immediato richiederà l’implementazione di grandi ecosistemi digitali, di soluzioni di telemedicina, e di servizi pubblici locali agili e interoperabili, sempre nel rispetto di sicurezza e privacy. La scelta di un executive esperto come Gabardo permette al gruppo di predisporre strategie pragmatiche ma ambiziose, garantendo un’ulteriore accelerazione del processo di digitalizzazione e confermando Engineering come partner di riferimento per la pubblica amministrazione e il sistema Paese. In questa logica, il management è chiamato a offrire continuità, visione e risultati concreti, insieme alla capacità di anticipare e guidare il cambiamento digitale nei prossimi anni.
In Italia, la copertura telefonica nelle aree montane rimane una sfida significativa, nonostante i grandi passi avanti compiuti nelle aree urbane e di pianura. Le zone montane senza segnale rappresentano un problema quotidiano per residenti, turisti e lavoratori; la difficoltà a compiere chiamate di emergenza o a utilizzare servizi digitali accentua l’isolamento e limita le opportunità socio-economiche di questi territori. Di fronte a questi problemi, UNCEM, l’Unione Nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti Montani, ha lanciato una campagna strutturata di raccolta delle segnalazioni da parte dei cittadini e delle amministrazioni locali. L’iniziativa punta a fotografare con precisione la situazione reale, coinvolgendo direttamente chi vive o frequenta le montagne, e stimolando al contempo interventi concreti degli operatori telefonici come TIM, Vodafone e WindTre, che spesso risultano essenziali per pianificare strategie di potenziamento delle infrastrutture e migliorare la copertura nelle zone più isolate.
Grazie alle segnalazioni raccolte tramite il sito UNCEM o tramite moduli appositi, è stato possibile avviare una prima mappatura dettagliata delle aree prive di segnale, identificando le cosiddette “zone grigie” e “zone bianche”. Questo processo partecipato ha permesso una migliore allocazione delle risorse, sollecitando perfino l’attivazione di nuovi bandi per sbloccare i fondi pubblici attualmente inutilizzati, pari a 1,5 milioni di euro, destinati all’installazione di nuovi tralicci in montagna. La mappatura ha inoltre favorito la consultazione pubblica e il monitoraggio continuo del miglioramento della copertura: le comunità locali, direttamente coinvolte, hanno potuto verificare l’efficacia degli interventi realizzati dagli operatori e contribuire alla trasparenza degli esiti. Tuttavia, le difficoltà da superare sono ancora molte: la complessa orografia montana, le restrizioni ambientali, la bassa densità abitativa e l’alto costo degli interventi rendono necessario un lavoro sinergico e innovativo, sia dal punto di vista tecnologico che amministrativo.
Le prospettive per il futuro ruotano attorno alla collaborazione sistemica tra cittadini, amministrazioni e operatori, all’introduzione di nuove tecnologie (come microcelle, ponti radio e soluzioni wireless avanzate), e allo sblocco dei fondi necessari per gli interventi infrastrutturali nelle zone più disagiate. UNCEM continuerà nella sua opera di raccolta e gestione delle segnalazioni, al fine di costruire basi aggiornate e affidabili su cui programmare i prossimi passi. La partecipazione attiva delle comunità resta decisiva, così come l’accelerazione delle procedure autorizzative e la diffusione di una cultura digitale nelle aree montane. Solo integrando questi elementi sarà possibile ridurre il digital divide tra città e montagna e garantire a tutti l’accesso sicuro e moderno ai servizi telefonici, migliorando la qualità della vita e la sicurezza delle persone che vivono e lavorano nei territori montani italiani.
OpenAI, uno dei principali protagonisti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, ha recentemente acceso i riflettori su una minaccia emergente e di portata globale: la possibilità che le future generazioni di AI semplifichino enormemente la creazione di armi biologiche. L’azienda ha avvertito che la crescente facilità d’uso delle tecnologie IA potrebbe mettere informazioni delicate nelle mani anche di individui con competenze tecniche limitate, ampliando così il potenziale di abusi e rischi. Johannes Heidecke di OpenAI ha espresso la sua preoccupazione in merito, sottolineando come i nuovi modelli di IA potrebbero guidare passo dopo passo chiunque nella progettazione di agenti patogeni, abbassando drasticamente la soglia di accesso a conoscenze prima riservate a pochi esperti. Questa democratizzazione delle capacità tecnologiche, se da una parte accelera il progresso scientifico, dall’altra espone la società civile, le istituzioni e i governi a minacce nuove e particolarmente insidiose, rendendo il bilanciamento tra progresso e responsabilità una delle principali sfide etiche e politiche della nostra era.
La risposta di OpenAI a tali rischi si traduce in una serie di contromisure tecnologiche e istituzionali volte a garantire controlli stringenti e una maggiore sicurezza. Tra queste spiccano filtri pre-addestramento dei modelli, monitoraggio costante delle interazioni per individuare comportamenti sospetti, limitazioni all’accesso delle funzionalità più avanzate e la collaborazione attiva con enti governativi e organismi internazionali. Tuttavia, la comunità scientifica rimane divisa sull’efficacia di questi strumenti: mentre alcune organizzazioni chiedono la creazione di un quadro normativo internazionale aggiornato, altre sollevano dubbi sulla sufficienza dei sistemi di autoregolamentazione implementati dalle grandi piattaforme tecnologiche. In questo panorama di incertezza, istituzioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le Nazioni Unite sottolineano l’urgenza di aggiornare le regole sulle armi di distruzione di massa per tenere conto delle minacce connesse alla potenza delle nuove intelligenze artificiali.
L’appello di OpenAI ha quindi amplificato il dibattito sulla governance delle tecnologie avanzate, evidenziando la necessità di una convergenza globale su criteri, limiti e responsabilità condivise. Altri grandi attori del settore IA, come Google DeepMind o Microsoft Research, stanno adottando misure simili a quelle di OpenAI, ma resta chiaro che la protezione contro l’uso malevolo dell’IA per la creazione di armi biologiche non può essere affidata solo all’autoregolamentazione delle aziende. È ormai imprescindibile l’implementazione di un modello di governance pubblico-privato, che includa audit trasparenti, registri globali degli utenti professionali e una cultura della sicurezza diffusa tra sviluppatori e utilizzatori. OpenAI si propone come attore consapevole, ma il raggiungimento di un equilibrio tra progresso, trasparenza e sicurezza richiederà sforzi coordinati a livello internazionale, con il coinvolgimento attivo di istituzioni, imprese e società civile.
L’aggiornamento 5.18.3 rappresenta uno spartiacque per i dispositivi Kindle, rivoluzionando l’esperienza di lettura attraverso una personalizzazione del testo senza precedenti. Amazon ha introdotto funzioni avanzate che superano i limiti storici degli e-reader: ora non solo si può scegliere il font e la dimensione dei caratteri, ma anche agire su spaziatura tra righe, paragrafi, parole e persino sulla distanza tra i singoli caratteri. Queste nuove opzioni consentono agli utenti di modellare la pagina digitale in base alle proprie esigenze visive, pratiche e di comfort, trasformando la lettura in un’attività più intima, inclusiva e appagante. Dal punto di vista pratico, la personalizzazione testuale favorisce gruppi di utenti molto diversi: chi legge per molte ore consecutive può distendere la pagina per ridurre l’affaticamento visivo, studenti e studiosi hanno uno strumento in più per sezionare e comprendere testi complessi, mentre persone con disabilità visive o dislessia trovano un ambiente di lettura meno affollato e più accessibile. L’aggiornamento, pensato per Kindle Scribe, Colorsoft e per gli e-reader di ultima generazione, segna un importante passo avanti anche nell’inclusione, offrendo una flessibilità che pochi altri dispositivi sul mercato possono garantire.
L’impatto di queste novità è notevole anche sull’accessibilità, tema caro ad Amazon, che già in passato aveva integrato funzioni come la sintesi vocale e il font OpenDyslexic. Oggi, la possibilità di regolare le spaziature tra parole e caratteri facilita enormemente la lettura a chi presenta difficoltà specifiche: dall’affollamento visivo ai disturbi della lettura, fino alla semplice necessità di adattarsi a condizioni di luce ambientale o a diversi livelli di stanchezza oculare. Le associazioni impegnate nel diritto all’accessibilità hanno giudicato positivamente questa svolta, sottolineando come la micro-personalizzazione possa cambiare radicalmente l’autonomia e il piacere di leggere di molte categorie di utenti. Dal punto di vista tecnico, l’aggiornamento viene distribuito progressivamente, e alcune funzioni potrebbero comparire gradualmente anche dopo l’installazione. Inoltre, Amazon fornisce suggerimenti pratici per aggirare eventuali problemi, assicurando che la stragrande maggioranza degli utenti possa presto beneficiare delle migliorie apportate.
Il confronto con aggiornamenti passati dimostra come il 5.18.3 sia una dei cambiamenti più significativi dell’ecosistema Kindle, capace di ridefinire le aspettative degli utenti e settare nuovi standard di mercato. Aziende concorrenti potranno difficilmente ignorare questa accelerazione sulla personalizzazione e sull’accessibilità, facendo prevedere un futuro in cui questi elementi diverranno centrali per qualsiasi esperienza di lettura digitale. Gli esperti riconoscono l’importanza del cambio di paradigma e vedono nella mossa di Amazon un riferimento per l’intero settore e-reader. In sintesi, l’aggiornamento 5.18.3 non solo arricchisce l’esperienza dei lettori attuali, ma getta anche le basi per innovazioni future ancora più profonde, facendo del Kindle uno strumento sempre più flessibile, evoluto e vicino alle esigenze reali di tutti i lettori.
—
### Primo paragrafo
L’esperienza shockante di un utente italiano che si è visto improvvisamente bloccato l’account OneDrive, con la conseguente perdita di trent’anni di dati personali e professionali, offre un allarmante spaccato delle vulnerabilità insite nell’uso dei servizi di cloud storage. Documenti, fotografie, ricordi e lavoro accumulati nel corso di decenni sono svaniti in un istante, senza alcun preavviso, a causa della sospensione improvvisa dell’account da parte di Microsoft. La motivazione sembra essere legata all’ipotetica violazione dei termini del servizio, rilevata da algoritmi automatici che scandagliano i file alla ricerca di contenuti ritenuti non conformi. L’assenza di revisione umana in queste procedure rende possibili errori di valutazione, trasformando quello che dovrebbe essere un semplice meccanismo di sicurezza in una vera e propria tragedia personale. L’incapacità dell’utente di interfacciarsi con un operatore reale aggrava la situazione: dopo numerosi ticket e tentativi, l’unica risposta ricevuta è stata generica e priva di soluzioni concrete. Questo caso, purtroppo, non è isolato e rappresenta il rischio concreto per chi si affida ciecamente al cloud come unico custode della propria memoria digitale, senza adottare ulteriori strategie di protezione e prevenzione.
### Secondo paragrafo
Il racconto mette a nudo diversi gravi aspetti legati alla gestione dei dati nel cloud: dalla difficoltà tecnica e burocratica nel recupero dei file persi, alla totale inadeguatezza dell’assistenza clienti di molti servizi, Microsoft in primis. I sistemi sono automatizzati su larga scala e la revisione umana è spesso un’opzione del tutto assente. Una volta bloccato l’account, anche dopo molti tentativi di richiesta di aiuto, l’utente resta sempre di fronte a messaggi standardizzati e impersonali, che non forniscono reali prospettive di recupero dei dati. Questo rappresenta un enorme problema di fiducia nel rapporto tra cliente e provider digitale. La situazione è resa ancor più critica dalla convinzione diffusa che affidare tutto al cloud equivalga a garantirsi una sicurezza infinita: al contrario, basta un banale errore algoritmico o una violazione, anche solo sospettata, dei complessi e spesso poco chiari regolamenti aziendali per perdere tutto. La realtà conferma la necessità di adottare una nuova consapevolezza nella gestione della propria identità digitale e dei propri dati personali.
### Terzo paragrafo
Per prevenire simili drammi, è essenziale cambiare approccio nei confronti dei servizi cloud. Le principali raccomandazioni degli esperti sono chiare: non affidarsi mai a un solo servizio di storage, pianificare backup regolari su dispositivi fisici (come dischi rigidi esterni) ed eventualmente su piattaforme diverse, e criptare i file più sensibili prima di caricarli online. La crittografia, infatti, riduce la possibilità che software automatici possano fraintendere il contenuto dei file e protegge le informazioni in caso di falle di sicurezza esterne. Importante è anche studiare attentamente i termini di servizio e monitorare costantemente lo stato degli account cloud utilizzati. Solo una gestione attiva e consapevole può limitare i rischi, poiché ogni utente deve ricordare che dietro ogni account ci sono eventi di vita reale. La fiducia piatta nei servizi cloud non deve mai prescindere dall’attenzione alle buone pratiche di sicurezza informatica e backup, strumenti imprescindibili per tutelare davvero ricordi, lavoro e identità digitale.
La rivoluzione nel mondo musicale innescata dall’intelligenza artificiale (IA) sta modificando radicalmente sia la produzione che la fruizione dei brani. L’emergere di software sempre più sofisticati ha permesso la creazione di canzoni generate artificialmente, spesso indistinguibili da quelle realizzate da artisti umani. Questo scenario ha posto l’industria musicale davanti a nuove sfide che coinvolgono il riconoscimento dei contenuti, la tutela della proprietà intellettuale, la difesa dei diritti degli artisti e la trasparenza nei confronti del pubblico. Il caso ‘Heart on My Sleeve’, un deepfake musicale attribuito falsamente a Drake e The Weeknd, ha scosso il settore, evidenziando i rischi e le incertezze legate alla musica IA. In risposta, giganti come Universal Music Group hanno adottato posizioni ferme richiedendo la rimozione dei brani IA sospetti e facendo pressione sulle piattaforme per sviluppare strumenti di identificazione innovativi e una regolamentazione più precisa a tutela della creatività autentica ed etica.
Le piattaforme di streaming musicale si sono adeguate rapidamente, investendo in tecnologie di rilevamento dei brani IA. Deezer, ad esempio, ha introdotto un sistema di tagging che utilizza algoritmi avanzati per identificare e segnalare ai propri utenti le canzoni generate artificialmente. Questo sistema offre maggiore trasparenza, consente la tutela dei diritti artistici e previene potenziali frodi, stimolando un dibattito sulle implicazioni etiche e sulla privacy. Soluzioni ancora più tecniche, come TraceID di Vermillio, analizzano la struttura sonora delle tracce e confrontano le sequenze con archivi musicali, facilitando la tracciabilità dell’origine e la protezione del diritto d’autore anche nell’ambito dell’IA. Si sviluppa così un nuovo mercato delle licenze autenticate IA, stimato in miliardi nei prossimi anni e caratterizzato da nuove opportunità ma anche da grandi rischi, legati soprattutto all’incertezza normativa e al possibile errore umano nei sistemi di riconoscimento.
La nascita della musica generata interamente da IA porta con sé interrogativi etici, giuridici e sociali. È in discussione il valore dell’opera d’arte prodotta algoritmicamente e la sua equiparazione alla musica composta dagli esseri umani. Mancano ancora regole chiare su chi detenga effettivamente i diritti d’autore e come attribuire eventuali ricavi. Artisti e industrie devono ripensare il proprio ruolo in un panorama in rapida trasformazione, dove la trasparenza verso il pubblico viene riconosciuta come esigenza primaria. Nel futuro prossimo, per garantire una convivenza armonica tra creatività umana e artificialità, sarà fondamentale una collaborazione costante tra legislatori, piattaforme, artisti e cittadini. Solo attraverso un dialogo aperto e politiche condivise sarà possibile trasformare le sfide dell’era IA in opportunità per l’intero sistema musicale.
La GeForce RTX 4090 da 48GB rappresenta un caso unico e clamoroso nel panorama hardware consumer mondiale, attirando un’attenzione senza precedenti grazie alla sua natura di “scheda Frankenstein”. Nata da una complessa e rischiosa modifica realizzata in Cina, questa variante porta la memoria VRAM della più potente GPU consumer NVIDIA da 24GB a un incredibile totale di 48GB, utilizzando chip ad alta densità e una sostanziale riscrittura del firmware. L’operazione, ampiamente documentata sul canale Linus Tech Tips a fronte di una spesa di 4.000 dollari, mostra subito i pro e i contro tecnici: l’hardware mantiene il chip AD102 e l’architettura Ada Lovelace della RTX 4090 standard, ma la modifica annulla qualsiasi garanzia e aumenta il rischio di instabilità. La scheda video così ottenuta si pone principalmente come oggetto di discussione all’interno della community e tra gli esperti, diventando il simbolo della personalizzazione hardware estrema e del costante tentativo di spingersi oltre i limiti imposti dal marketing.
Nonostante l’imponente dotazione di memoria, nei test gaming la RTX 4090 da 48GB si rivela quasi del tutto inutile rispetto al modello standard: nessun titolo, neppure ai massimi dettagli in 4K o ultra-wide, sfrutta realmente più di 24GB di VRAM, e la scheda modificata può anzi introdurre problemi come instabilità, artefatti video, crash inattesi e incompatibilità software. Il raddoppio della memoria si traduce quindi in un beneficio nullo per il pubblico tipico dei gamer o dei content creator “mainstream”, a fronte di un prezzo doppiamente elevato, una rumorosità superiore – dovuta a dissipatori potenziati ma meno silenziosi – e rischi termici accentuati dalla maggiore produzione di calore dei nuovi moduli. Solo nei workload di intelligenza artificiale avanzata, come training di reti neurali con dataset enormi, la maggiore VRAM può rappresentare un vero vantaggio, ma va ricordato che la mancanza di supporto ufficiale NVIDIA, driver ottimizzati e affidabilità hardware espone a rischi elevati: basti pensare alle possibili perdite di dati in caso di crash dopo giorni o settimane di elaborazioni.
Alla luce di questi risultati, la RTX 4090 modded di 48GB rimane una soluzione valida soltanto per una piccola nicchia costituita da professionisti impegnati in ricerca scientifica, AI, machine e deep learning, purché consapevoli dei compromessi in termini di rischio, assenza di garanzia e rumorosità. Per tutti gli altri, l’acquisto non è giustificato, in quanto la RTX 4090 “originale” continua a offrire le massime prestazioni possibili nel gaming consumer e nei carichi produttivi standard. L’esperienza condivisa da Linus Tech Tips evidenzia i limiti e le possibili derive del “modding estremo”, ponendo interrogativi sul futuro del segmento: da un lato, la personalizzazione dei componenti sembra destinata a crescere, specie se la domanda AI dovesse allargarsi, dall’altro la maggior parte dei professionisti continuerà a preferire il supporto e la sicurezza delle soluzioni certificate, relegando le GPU Frankenstein a esercizi di ingegneria più teorici che realmente pratici. In definitiva, la RTX 4090 48GB rappresenta, oggi, più una dimostrazione di ciò che è tecnicamente possibile che una reale rivoluzione per il mercato hardware.
### Primo Paragrafo
Il Piano per l’Inclusione (PI) è uno strumento fondamentale nella realtà scolastica italiana, essenziale per promuovere uguaglianza, accesso all’istruzione e pari opportunità per tutti gli studenti. La sua importanza è sancita dagli articoli 3 e 34 della Costituzione, che affermano la dignità sociale, l’uguaglianza davanti alla legge e la scuola come diritto per tutti. Il PI costituisce parte integrante del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), istituto che definisce l’identità culturale e progettuale di ciascuna scuola. Aggiornare annualmente il PI, entro la scadenza del 30 giugno 2025, è un obbligo normativo che permette di adattare progetti e strategie alle nuove esigenze degli studenti, non solo per alunni con disabilità certificate ma anche per coloro che presentano Bisogni Educativi Speciali (BES), Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o altre fragilità. La stesura e aggiornamento sono responsabilità del Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) e sono sottoposti all’approvazione del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Istituto. Un PI ben strutturato, inserito coerentemente nel PTOF, assicura che la scuola sia realmente inclusiva e pronta ad accogliere la pluralità dei bisogni presenti.
### Secondo Paragrafo
Le strategie operative descritte nel PI sono articolate per coprire l’intera popolazione scolastica, prevedendo accoglienza, inserimento e personalizzazione della didattica, con percorsi individualizzati e laboratori dedicati per studenti BES o DSA. La formazione continua per il personale e il coinvolgimento attivo delle famiglie sono altri aspetti chiave. Un’efficace azione inclusiva richiede collaborazione con enti territoriali e un costante monitoraggio tramite indicatori specifici. Il modello PI segue una struttura precisa che tocca premessa normativa, analisi dei bisogni, obiettivi, risorse, azioni e sistemi di valutazione. Ogni azione progettuale deve essere documentata dettagliatamente, sia per assolvere agli obblighi verso le autorità scolastiche sia per favorire una trasparente collaborazione tra scuola, famiglie e contesto esterno. La documentazione necessaria comprende il PI aggiornato, verbali degli incontri del GLI, protocolli di accoglienza, griglie di rilevazione e i dati delle attività formative effettuate. La redazione, comunicazione e pubblicazione del PI si accompagna spesso a una circolare interna che illustra tempistiche, novità e indicazioni operative, così da assicurare un’informazione chiara a tutta la comunità scolastica.
### Terzo Paragrafo
Per adempiere efficacemente agli adempimenti relativi all’aggiornamento del PI entro la scadenza annuale, le scuole devono seguire buone pratiche organizzative. Queste includono la costituzione di un GLI ampio e rappresentativo, raccolta dati tramite strumenti aggiornati, valutazione delle azioni pregresse, identificazione tempestiva di nuove esigenze, stesura secondo i modelli forniti e consultazione degli organi collegiali. La trasparenza e la tracciabilità delle procedure sono assicurate da una meticolosa archiviazione documentale, utile anche in caso di verifica da parte di enti esterni. I referenti per l’inclusione possono avvalersi di risorse e supporti specifici, con formazione dedicata, consulenze dei CTS e condivisione di esperienze fra istituzioni. La pubblicazione online del PI, la possibilità di aggiornarlo durante l’anno e la risposta alle FAQ permettono di rendere il processo più inclusivo, dinamico e partecipato. In sintesi, il percorso verso l’inclusione non è solo un adempimento normativo ma un’opportunità di crescita collettiva: la scuola, attraverso un PI aggiornato e condiviso, si conferma laboratorio di cittadinanza attiva e di democrazia, dove le differenze diventano risorsa comune.
### Primo paragrafo
Il concorso straordinario per docenti di religione cattolica, previsto nelle scuole pubbliche italiane dal settembre 2025, rappresenta una svolta attesa in favore della trasparenza e razionalità nei criteri di assunzione. A un anno dalla pubblicazione dei bandi, la categoria degli insegnanti di religione ha finalmente visto l’avvio di un processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, rispondendo alle richieste di maggiore certezza e pianificazione degli organici. L’iter di assunzione prevede fasi dettagliate: pubblicazione e verifica delle graduatorie, comunicazione dei posti disponibili, scelta ed assegnazione delle sedi agli aspiranti, fino alla stipula del contratto a tempo indeterminato. Centrale nella procedura è la graduatoria definitiva redatta dagli Uffici scolastici regionali, ma il percorso assume un carattere peculiare perché necessita anche del consenso dell’Ordinario diocesano, a tutela dell’aderenza ai criteri ecclesiastici. Questo modello strutturato è stato definito in modo chiaro dalla CEI, attraverso una nota esplicativa che funge da promemoria pratico per dirigenti, diocesi e insegnanti, illustrando scadenze, responsabilità e modalità operative.
### Secondo paragrafo
Il nuovo concorso introduce forti discontinuità rispetto alle modalità precedenti, in cui si attingeva senza procedure trasparenti né omogenee a elenchi di idonei. Oggi la selezione appare rigorosa, concertata tra scuola e Chiesa e costruita su criteri di merito documentato, prova selettiva e verifica dell’idoneità ecclesiastica. Tutta la procedura mira a garantire maggiore stabilità del personale e, conseguentemente, una qualità superiore dell’educazione religiosa scolastica. La posizione nella graduatoria è decisiva: determina sia la tempistica dell’assunzione sia la possibilità di scegliere sedi congeniali secondo disponibilità territoriali. L’impatto sulle scuole sarà notevole, perché i nuovi insegnanti assunti garantiranno continuità educativa e potranno contribuire con progettualità condivise e attività interdisciplinari, rafforzando la funzione educativa e sociale della disciplina. Agli insegnanti è richiesta un’attenzione puntuale sulla preparazione dei documenti, sulle preferenze di assegnazione e sul rispetto delle scadenze pubblicate ufficialmente. Il percorso sarà, inoltre, accompagnato da una fase di formazione iniziale e di prova, essenziale per confermare la qualità della scelta operata.
### Terzo paragrafo
Guardando al futuro prossimo, il concorso straordinario per i docenti di religione nel 2025 offre vantaggi tangibili anche dal punto di vista professionale e contrattuale; i docenti potranno finalmente beneficiare di tutele, percorsi di carriera e opportunità comparabili a quelli dei colleghi delle altre discipline. Le scuole, a loro volta, otterranno la possibilità di pianificare con maggiore serenità attività formative ed educative a medio-lungo termine, favorendo anche il coinvolgimento delle famiglie in esperienze più stabili e coese. La collaborazione più stretta e formalizzata tra Ministero, Uffici scolastici e autorità diocesane pone infine le basi per ulteriori futuri concorsi strutturati, in un’ottica di sistema che potrà essere estesa ad altri ambiti disciplinari. L’introduzione di prassi comuni nella valutazione, nella gestione delle assunzioni e nel monitoraggio dei risultati rafforza l’idea di una scuola che investe su merito, formazione continua e dialogo tra istanze laiche e religiose, delineando un percorso ambizioso verso una maggiore inclusività e qualità educativa del paese.
- Precedente
- 1
- …
- 106
- 107
- 108
- 109
- 110
- …
- 465
- Successivo