Università, Scuola e Sanità ecco cosa prevede il Decreto 90 del Governo
La collaborazione tra Barilla e PizzAut rappresenta un esempio innovativo e concreto di inclusione lavorativa per giovani con autismo in Italia. Il progetto, nato nel 2023 a Monza, ha portato alla creazione di PizzAut, il primo ristorante gestito da ragazzi autistici supportati da un team di professionisti e da Barilla, che rifornisce il locale con materie prime di alta qualità. Questa sinergia promuove non solo la qualità gastronomica ma anche la responsabilità sociale d’impresa, valorizzando le differenze e favorendo l’autonomia e la dignità delle persone con disturbi dello spettro autistico. Il successo del progetto ha un impatto positivo sul territorio, generando collaborazioni tra enti, associazioni e famiglie e diventando un modello di riferimento per inclusione sociale e lavorativa in Italia e oltre. Le prospettive future prevedono l’espansione del modello PizzAut e un rafforzamento del coinvolgimento aziendale e istituzionale, confermando l’importanza di investire nell’inclusione come valore imprescindibile per la crescita economica e civile del Paese.
La Norvegia ha introdotto una proposta legislativa che consente alle università di fissare autonomamente le tasse per gli studenti provenienti da Paesi extra-UE ed extra-EEA, segnando una svolta nel tradizionale sistema pubblico gratuito. Storicamente, l’accesso all’istruzione superiore norvegese è sempre stato gratuito per studenti di tutte le provenienze, un approccio che ha favorito la diversità culturale e l’internazionalizzazione. Tuttavia, le pressioni economiche e demografiche hanno spinto a rivedere tale modello, portando nel 2025 all’adozione di nuove tariffe universitarie. Questa decisione mira a garantire sostenibilità finanziaria alle università e a preservare la qualità didattica, ma ha anche generato un drastico calo dell’80% degli studenti non EEA, suscitando preoccupazioni sulle barriere economiche e sulla perdita della competitività norvegese nel contesto internazionale. Le reazioni sono contrastanti: università e governi sostengono la necessità della riforma per mantenere standard elevati, mentre le associazioni studentesche denunciano il rischio di discriminazione e impoverimento culturale. Nel dibattito più ampio sull’istruzione gratuita, questo cambiamento rappresenta un punto di rottura con il passato e invita a riflettere su come mantenere equilibrio tra autonomia economica, accessibilità e internazionalizzazione. Confronti europei mostrano approcci diversi, evidenziando le sfide comuni nel bilanciare sostenibilità e inclusività. Il futuro della Norvegia nel panorama universitario globale dipenderà dalla capacità di adattarsi mantenendo i principi di equità e eccellenza.
La #domenicalmuseo del 6 luglio 2025 rappresenta una preziosa occasione per accedere gratuitamente ai musei e parchi archeologici statali italiani, promossa dal Ministero della Cultura con l’obiettivo di favorire l’inclusione culturale e valorizzare il patrimonio nazionale. L’introduzione della prenotazione obbligatoria, adottata per la prima volta nel 2025, mira a gestire i flussi di visitatori, garantire la sicurezza e tutelare le opere d’arte. L’evento ha registrato numeri rilevanti come i 319.301 ingressi del 1° giugno 2025, con una forte partecipazione sia della popolazione locale che di turisti stranieri, soprattutto nelle aree di Roma, Campania e Toscana. Tra le attrazioni più gettonate a Roma spiccano il Colosseo, la Galleria Borghese e il Museo Nazionale Romano, con una ricca offerta che comprende anche siti meno conosciuti ma di grande valore storico e artistico. In parallelo, #domenicalmuseo promuove eventi collaterali quali laboratori per famiglie, mostre tematiche e spettacoli, arricchendo la fruizione culturale e stimolando il coinvolgimento della cittadinanza. L’iniziativa assume un valore sociale importante, favorendo l’accesso per fasce vulnerabili, stimolando il turismo responsabile e approfondendo il senso di identità nazionale. Secondo il Ministro Gennaro Sangiuliano, la cultura è un diritto di tutti e l’evento testimonia l’impegno italiano nella valorizzazione condivisa del proprio patrimonio artistico e storico.
La proteina DDX11, scoperta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dall’Università Federico II di Napoli, rappresenta una svolta importante nella ricerca sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Questa proteina ha un ruolo bicompartimentale: nel nucleo cellulare agisce come helicasi, fondamentale per la replicazione e la riparazione del DNA, assicurando l’integrità genetica dei neuroni. Nel citoplasma, invece, DDX11 regola il riciclo cellulare tramite l’autofagia, un processo essenziale per eliminare proteine danneggiate e detriti, prevenendo l’accumulo tossico che contribuisce alla neurodegenerazione. La compromissione di DDX11 altera questi meccanismi, favorendo la progressiva perdita della funzione neuronale tipica delle patologie neurodegenerative.
Gli studi condotti hanno dimostrato come l’assenza o il malfunzionamento di DDX11 interrompa la formazione degli autofagosomi, bloccando il riciclo cellulare nel citoplasma e incrementando la tossicità intracellulare. Questo collegamento diretto tra DDX11 e l’autofagia nei neuroni apre strade per nuove strategie terapeutiche, come l’aumento della funzionalità di DDX11 o la sua modulazione per potenziare i processi autofagici, così da rallentare o prevenire la progressione delle malattie.
Nonostante le grandi potenzialità, le ricerche future dovranno chiarire i meccanismi di regolazione della proteina tra nucleo e citoplasma, identificare varianti genetiche di rischio e approfondire le interazioni con altre proteine patogenetiche. La scoperta di DDX11 pone solide basi per la diagnosi precoce, lo sviluppo di farmaci innovativi e approcci di medicina personalizzata, offrendo nuova speranza nella lotta contro le malattie neurodegenerative.
La sessione suppletiva dell’Esame di Maturità 2025, iniziata il 2 luglio con la prima prova scritta e proseguita il 3 con la seconda, si è rivolta esclusivamente agli studenti impossibilitati a partecipare alla sessione ordinaria per cause giustificate. Le tracce della prima prova, pubblicate dal Ministero dell’Istruzione, hanno rappresentato un’immersione profonda in temi culturali e sociali di grande rilievo, tra cui riflessioni di Papa Francesco sul ruolo educativo della letteratura, l’analisi delle opere di Cesare Pavese e Alda Merini, e un saggio argomentativo sul rapporto tra adolescenti e tecnologie. Questa varietà tematica evidenzia l’intento di stimolare nei maturandi non solo competenze critiche e interpretative, ma anche consapevolezza civica e capacità di affrontare problematiche contemporanee.
La scelta di includere la riflessione di Papa Francesco sottolinea l’importanza attribuita alla letteratura come strumento di formazione morale e spirituale, capace di promuovere valori universali quali empatia e giustizia. Parallelamente, l’analisi dell’opera di Pavese permette di avvicinare i giovani a temi universali quali solitudine e ricerca di senso, ancora profondamente attuali, mentre Alda Merini offre un intenso punto di osservazione sul dolore, la fragilità e la rinascita, soprattutto femminile. Infine, il tema sulle tecnologie richiama l’attenzione sulla necessità di un uso consapevole e critico degli strumenti digitali, elemento cruciale per la cittadinanza digitale nel mondo contemporaneo.
L’iniziativa del Ministero dell’Istruzione di rendere trasparenti e coerenti le tracce, nonché l’accoglienza positiva da parte degli studenti e degli insegnanti, dimostra un impegno verso un esame non solo valutativo ma formativo. Le tracce della sessione suppletiva rappresentano così un fermento culturale e didattico, spingendo la scuola italiana verso una didattica più inclusiva, dialogica e orientata alla promozione della crescita personale e sociale dei giovani. La maturità 2025 si conferma quindi come un momento simbolico di passaggio e di nuova responsabilità civica per le nuove generazioni.
Il recente avvistamento di A11pl3Z da parte dell’Atlas Survey il 1 luglio 2025 rappresenta la terza scoperta di un oggetto interstellare nel Sistema Solare, dopo ‘Oumuamua e Borisov. Questo nuovo corpo ha attirato l’attenzione internazionale per la sua orbita iperbolica con eccentricità pari a 6, indicativa di un’origine esterna alla gravità solare. Il diametro stimato di circa 20 km lo distingue come uno dei più grandi oggetti interstellari conosciuti, probabilmente di natura rocciosa, senza evidenze di attività cometaria fino ad ora. Questa scoperta offre una preziosa finestra per studiare la dinamica del materiale espulso da altri sistemi stellari e la natura degli oggetti che attraversano il nostro quartiere cosmico.
Il monitoraggio di A11pl3Z ha beneficiato della tecnologia avanzata e della rete di osservatori coordinati a livello globale, con il Minor Planet Center che ha inserito immediatamente l’oggetto nella lista di quelli vicini alla Terra. Il passaggio ravvicinato al Sole, previsto per il 29 ottobre 2025 a circa 220 milioni di chilometri, offrirà una rara opportunità per approfondire la composizione e il comportamento di questo enigmatico visitatore interstellare. La mancanza di attività cometaria differenzia A11pl3Z da Borisov, accrescendo il mistero sulle origini e la natura degli oggetti che popolano lo spazio interstellare.
Questa scoperta rinforza l’importanza delle tecnologie di videosorveglianza astronomica e della collaborazione internazionale, essenziali per identificare rapidamente e studiare oggetti transitori e potenzialmente pericolosi. Le questioni aperte su frequenza, provenienza e composizione degli oggetti interstellari pongono nuove sfide scientifiche e tecnologiche, aprendo la strada a possibili missioni spaziali future dedicate a un’indagine diretta. La scoperta di A11pl3Z è un tassello fondamentale per ampliare la nostra comprensione del cosmo e indica una fase di intensa attività scientifica nel campo dell’astronomia interstellare.
La recente scoperta archeologica di uno scheletro ben conservato a Nuwayrat ha permesso per la prima volta il sequenziamento completo del DNA di un individuo vissuto 4.500-4.800 anni fa nell’antico Egitto. Questo reperto unico, custodito all’interno di un vaso di ceramica, ha permesso una straordinaria conservazione del materiale biologico e ha fornito informazioni preziose sull’identità genetica e sociale di un uomo comune, probabilmente un vasaio, in un’epoca molto remota. Le analisi osteoarcheologiche evidenziano segni di stress meccanico tipici di un artigiano esperto, mentre il contesto funerario semplice conferma la sua appartenenza alla classe artigiana dell’antico Egitto.
Dal punto di vista genetico, il sequenziamento ha rivelato una predominanza di componenti del Nord Africa (circa l’80%) con tracce significative (20%) di origini mesopotamiche. Questo risultato supporta l’idea di antiche migrazioni e scambi culturali tra la valle del Nilo e le pianure della Mesopotamia, suggerendo una rete di connessioni più articolata di quanto precedentemente ipotizzato. Le moderne tecnologie di estrazione e amplificazione del DNA antico, utilizzando protocolli rigorosi per evitare contaminazioni, hanno rappresentato una vera rivoluzione per l’antropologia egiziana e la ricostruzione delle popolazioni del passato.
Le implicazioni di questa scoperta sono immense: essa consente di integrare le conoscenze storiche basate su fonti tradizionali con dati genetici oggettivi, portando a una migliore comprensione della composizione sociale e biologica degli antichi Egizi. Pur con le sfide poste dal clima e dalla degradazione dei materiali, questa ricerca apre la strada a studi futuri che estenderanno le analisi ad altre popolazioni e addirittura confronteranno diverse classi sociali, migliorando la narrazione storica con un taglio più umano e multidisciplinare.
La piattaforma di ghiaccio del Mare di Ross, situata nell’Antartide, è una vasta massa di ghiaccio galleggiante che svolge un ruolo cruciale nella stabilità climatica globale. Un recente studio italiano, condotto dall’Istituto di Scienze Polari e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha evidenziato come questa piattaforma sia minacciata da un riscaldamento oceanico che dura da almeno 18.000 anni. Grazie all’analisi di sedimenti marini e microfossili, i ricercatori hanno ricostruito una storia climatica di circa 40.000 anni, mostrando che la piattaforma una volta era fino a 1.000 chilometri più estesa e che l’assottigliamento attuale è legato al progressivo aumento delle temperature oceaniche, in particolare a causa dell’azione della corrente circumpolare profonda, un flusso d’acqua calda che dal fondo oceano scioglie il ghiaccio alla base della piattaforma.
La piattaforma del Mare di Ross esercita un’importante funzione come barriera protettiva per la calotta polare interna, rallentando il flusso dei ghiacci continentali verso il mare e contribuendo a mantenere la stabilità del sistema antartico. La sua progressiva riduzione non solo comporta un aumento del livello dei mari a scala globale, ma anche modifiche all’ecosistema marino e alla circolazione oceanica globale. Il riscaldamento attuale, rapido e senza precedenti negli ultimi millenni, sta accelerando processi di scioglimento che potrebbero portare al collasso della piattaforma, con conseguenze climatiche e ambientali di vasta portata.
Il contributo italiano è stato fondamentale per questa ricerca, basata su metodologie innovative come carotaggi profondi, spettrometria di massa e modellizzazione climatica. L’integrazione tra dati storici raccolti dai sedimenti e tecnologie satellitari moderne rappresenta una nuova frontiera per monitorare in tempo reale lo stato della piattaforma. La comunità scientifica internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi di monitoraggio e ricerca per gestire i rischi connessi al cambiamento climatico in Antartide e preservare queste fondamentali sentinelle climatiche per il futuro del pianeta.
La riforma proposta dal ministro Giuseppe Valditara introduce il modello 4+2+1 per gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), ridefinendo il percorso scolastico con quattro anni di istruzione tecnica superiore, seguiti da due anni negli ITS e un ultimo anno dedicato a stage o apprendistato. Questa innovazione punta a colmare il divario tra formazione tecnica e universitaria, equiparando il biennio ITS ai primi due anni di una laurea breve, facilitando l’accesso al terzo anno universitario o l’inserimento professionale qualificato. La presentazione del modello, avvenuta a Grottaminarda, sottolinea l’importanza di una formazione tecnica di alto livello, specializzata e integrata con il tessuto produttivo, soprattutto nelle regioni del Sud. Il ministero ha diffuso una lettera alle famiglie per superare pregiudizi storici e valorizzare l’istruzione tecnica come scelta valida e strategica. Le opportunità offerte includono percorsi personalizzati, riconoscimento dei crediti formativi e maggiori sbocchi lavorativi in settori innovativi come meccatronica, digitale e green jobs. Tuttavia, l’applicazione della riforma presenta sfide significative, come garantire l’omogeneità dei programmi, investire in strutture e docenti, monitorare la qualità degli stage e favorire un dialogo costruttivo tra scuola, università e imprese. Le reazioni sono variegate: mentre le imprese vedono positivamente il modello, i sindacati chiedono garanzie contrattuali per gli apprendisti. Con avvio previsto per l’anno scolastico 2026/2027, la riforma mira a rafforzare la formazione tecnica, integrando saperi e valorizzando i talenti giovanili per un futuro più competitivo e inclusivo nel panorama europeo.
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