Nasce ad Amsterdam il robot soffice senza cervello: pensa con i piedi e rivoluziona la robotica bioispirata
Kepler-10c rappresenta una scoperta rivoluzionaria nel campo dell’astrofisica, collocandosi a 564 anni luce dalla Terra come un pianeta definito “mondo d’acqua” o “mini-Nettuno ghiacciato”. Questa classificazione deriva dalle sue caratteristiche uniche, che lo distinguono dai pianeti rocciosi o gassosi noti fino a oggi, e ha permesso agli scienziati di ampliare notevolmente la nostra comprensione delle tipologie planetarie esistenti. Il progetto Kepler e il contributo fondamentale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) hanno giocato un ruolo cruciale nella scoperta e nelle successive analisi che hanno individuato la natura ghiacciata di Kepler-10c, contribuendo così ad arricchire il panorama delle ricerche internazionali sugli esopianeti e dimostrando l’importanza della collaborazione globale e dell’innovazione tecnologica.
Le caratteristiche fisiche di Kepler-10c sono eccezionali: ha un raggio pari a circa 2,35 volte quello terrestre e una massa stimata intorno a 17 volte quella del nostro pianeta. La sua densità intermedia suggerisce una composizione dominata da ghiaccio e acqua, distinguendolo chiaramente da pianeti esclusivamente rocciosi o gassosi. Nel suo sistema orbitano anche altri pianeti, permettendo agli scienziati di studiare le interazioni gravitazionali e l’evoluzione dinamica complessa del sistema Kepler-10, e arricchire ulteriormente la conoscenza sulle modalità di formazione e sviluppo dei sistemi planetari, con particolare attenzione al ruolo dei materiali volatili come il ghiaccio.
Le osservazioni di Kepler-10c sono state realizzate grazie all’impiego di tecniche sofisticate quali il metodo del transito e la spettroscopia Doppler, oltre all’analisi della luminosità residua, che hanno permesso di stimare con precisione parametri come raggio, massa e composizione atmosferica. Questi risultati hanno profonde implicazioni astrofisiche, ampliando le teorie sulla formazione planetaria e sulla possibilità di mondi abitabili. Sebbene la superficie ghiacciata non sembri favorevole alla vita in senso tradizionale, la presenza costante di acqua e la potenziale esistenza di oceani profondi sotto la crosta aprono nuove prospettive per la ricerca astrobiologica. La leadership italiana nella ricerca su Kepler-10c rafforza la posizione del paese nell’ambito degli studi esoplanetari e prepara il terreno per future scoperte e innovazioni tecnologiche nel settore.
La ricerca sulle malattie neurodegenerative segna un importante progresso con la sintesi in laboratorio della proteina tau, una scoperta frutto della collaborazione tra la Northwestern University e l’Università della California a Santa Barbara. Questa innovazione permette di studiare in modo approfondito i meccanismi patologici alla base dell’Alzheimer, rivoluzionando le prospettive terapeutiche. Le malattie neurodegenerative rappresentano una sfida sanitaria globale, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione, e sono caratterizzate dall’aggregazione anomala di proteine nel cervello, in particolare della tau, la cui alterazione provoca grovigli neurofibrillari responsabili della perdita delle funzioni cerebrali. La sintesi artificiale della proteina tau, inclusa la variante mutata P301L, consente oggi di riprodurre fedelmente il processo di ripiegamento e aggregazione patologica, offrendo una piattaforma sperimentale controllata per capire il meccanismo molecolare e testare nuovi farmaci. Questa svolta ha impatti rilevanti sulla diagnosi precoce e sullo sviluppo di terapie innovative, riducendo i tempi e i costi di sperimentazione e aumentando le possibilità di successo clinico. Tra le prospettive future si annoverano approcci terapeutici personalizzati come anticorpi monoclonali, vaccini mirati e tecniche di imaging molecolare che potrebbero intervenire direttamente sulla proteina tau patologica. Tuttavia, permangono sfide e domande aperte sulla replicabilità dei modelli sperimentali nella realtà clinica e sugli effetti a lungo termine delle mutazioni. La ricerca richiede forti collaborazioni interdisciplinari e un’integrazione tra scienza di base e pratica medica. In sintesi, la produzione di proteina tau sintetica è una tappa rivoluzionaria che apre la strada a nuove strategie di diagnosi e cura, alimentando la speranza di un futuro migliore per milioni di pazienti affetti da Alzheimer e altre malattie neurodegenerative.
Le graduatorie ATA 24 mesi rappresentano uno strumento chiave del sistema scolastico italiano per l’inserimento e la progressione professionale del personale amministrativo, tecnico e ausiliario con almeno 24 mesi di servizio. Queste graduatorie vengono aggiornate annualmente e basano la valutazione dei candidati su un sistema dettagliato di punteggi che considerano titoli di studio, certificazioni e anzianità di servizio. Per il ciclo 2024/25, la presentazione delle domande, esclusivamente online tramite la piattaforma Polis Istanze con identità digitale, è fissata entro il 19 maggio 2025. Il sistema include vari profili professionali come collaboratore scolastico, assistente amministrativo, assistente tecnico, cuoco, guardarobiere, infermiere e, novità del 2024, l’operatore dei servizi agrari che ha sostituito l’addetto aziende agrarie.nnLa valutazione dei titoli nelle graduatorie si struttura su criteri precisi stabiliti dall’OM n. 21/2009 e successive modifiche, con tabelle dedicate per ogni profilo. I titoli culturali – diplomi, lauree e certificazioni – contribuiscono con punteggi variabili e vengono premiati in base alla pertinenza e livello. L’anzianità di servizio, soprattutto nel profilo richiesto, è un fattore fondamentale per il punteggio, con attribuzioni mensili differenziate a seconda del tipo di incarico e dell’ente in cui il servizio è stato svolto. Anche le certificazioni informatiche e linguistiche, molto valorizzate, rappresentano un elemento aggiuntivo che arricchisce la candidatura.nnLe specificità per ciascun profilo ATA influenzano le modalità di valutazione e la rilevanza dei titoli presentati, con alcune differenze sostanziali tra ruoli come assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico. La sostituzione di determinati profili nel 2024 e l’aggiornamento delle certificazioni riconosciute rappresentano importanti novità da tenere in considerazione. Per una corretta partecipazione si raccomanda di raccogliere tutta la documentazione aggiornata, consultare le tabelle ufficiali, e compilare con attenzione la domanda entro i termini stabiliti, monitorando le comunicazioni degli Uffici Scolastici Regionali e del Ministero. Questo approccio permette di massimizzare il punteggio e le possibilità di inserimento o miglioramento della posizione nelle graduatorie ATA 24 mesi.
Il 9 maggio 1950 segna una data fondamentale nella storia europea: Robert Schuman, allora ministro degli esteri francese, propose la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), inaugurando un percorso di cooperazione economica e politica tra paesi europei in un contesto di forte divisione post-bellica. Dopo le devastazioni della Seconda Guerra mondiale, l’Europa era divisa, con tensioni tra Est e Ovest e risorse strategiche controllate in modo conflittuale. La dichiarazione di Schuman rappresentò una proposta innovativa per mettere in comune la produzione di carbone e acciaio tra Francia e Germania, con apertura anche ad altri paesi, rendendo così impossibile un conflitto futuro e ponendo le basi per una pace duratura. Questo momento è celebrato annualmente come Giornata dell’Europa, simboleggiando l’unità e la cooperazione europea.
Il contesto storico prima del 1950 era segnato da profonde divisioni e difficoltà economiche, con il continente desideroso di una nuova stabilità e cooperazione. L’idea di un’Europa unita aveva radici anche nei sogni degli intellettuali confinati a Ventotene durante il regime fascista, che nel Manifesto di Ventotene auspicavano una federazione sovranazionale per superare i nazionalismi responsabili di guerre disastrose. La creazione della CECA rappresentò il primo passo concreto verso questo ideale, con sei paesi fondatori che rinunciarono a una parte della sovranità industriale per favorire pace, ricostruzione e prosperità.
Dalla firma del Trattato di Parigi nel 1951, la CECA divenne il primo organismo sovranazionale europeo dotato di reali poteri decisionali, fungendo da laboratorio per ulteriori forme di integrazione che portarono nel 1957 ai Trattati di Roma e alla nascita della Comunità Economica Europea e di EURATOM. L’integrazione europea si sviluppò nel tempo, evolvendosi in Unione Europea con istituzioni consolidate, cittadinanza comune, e politiche condivise fino all’introduzione dell’euro e agli ampliamenti successivi. La Giornata dell’Europa continua a essere un momento importante di riflessione e celebrazione dello spirito di unità, collaborazione e pace, valori indispensabili anche per affrontare le sfide attuali come cambiamenti climatici e migrazioni, confermando l’attualità e la vitalità del progetto avviato da Schuman.
L’Atlante Italian Teacher Award, giunto alla sua sesta edizione e patrocinato da importanti realtà come United Network, Repubblica@Scuola e la Varkey Foundation, rappresenta uno dei più prestigiosi premi dedicati agli insegnanti italiani. Questo riconoscimento mette in luce docenti che, attraverso passione e innovazione, riescono a ispirare e valorizzare l’esperienza educativa degli studenti. Negli ultimi anni, la figura del docente è stata rivalutata non solo come trasmettitore di contenuti ma come protagonista dinamico di una scuola in continua evoluzione, che mira a essere un laboratorio di crescita sia accademica che sociale. L’edizione 2025 ha evidenziato la qualità e la varietà delle esperienze proposte, sottolineando il ruolo fondamentale degli insegnanti nel promuovere un apprendimento inclusivo e partecipativo. Tra le figure premiate spiccano storie significative come quella di Anna Maria Cruscomagno, che con la sua esperienza personale segnata da numerose difficoltà, ha promosso un modello educativo fondato sull’empatia e la resilienza. Per Cruscomagno, l’insegnante non è un detentore infallibile della verità, ma un compagno di viaggio capace di sostenere gli studenti nelle loro sfide, valorizzando la fragilità e la costanza come strumenti di successo. Questo approccio empatico si rivela oggi centrale nell’affrontare le crescenti difficoltà psicologiche e sociali presenti nelle scuole, favorendo un clima di fiducia e inclusione dove l’errore è concepito come parte del percorso di crescita. Un altro esempio di innovazione didattica premiata è quello di Alfonso Filippone, che con metodi sperimentali e laboratoriali ha coinvolto gli studenti in attività pratiche e interdisciplinari, stimolando competenze digitali, analitiche e critiche fondamentali per il contesto attuale. Allo stesso modo, il progetto “Mare dentro” ideato da Teresa Summa ha dimostrato come l’impegno sociale possa integrarsi con la didattica per sensibilizzare gli studenti su temi di inclusione e cittadinanza attiva, utilizzando il mare come metafora e laboratorio educativo. Nel complesso, il premio sottolinea il cambiamento della figura del docente in Italia, ora chiamato a essere mentore, innovatore e facilitatore di processi sociali, con una forte attenzione a competenze empatiche, metodologie innovative e sensibilità civica. La partnership internazionale con la Varkey Foundation arricchisce il premio, inserendo gli insegnanti italiani in una rete globale di scambio e formazione continua. In conclusione, l’Atlante Italian Teacher Award non solo premia l’eccellenza ma funge da stimolo e osservatorio privilegiato per costruire una scuola più inclusiva, moderna e orientata allo sviluppo di talenti e valori umani, confermando l’importanza di investire negli insegnanti come motore di crescita sociale e culturale del Paese.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo bullismo 2024, in attuazione della legge n.70 del 2024, con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo nelle scuole italiane. Tra le principali novità vi è l’istituzione di un numero verde nazionale per supportare le vittime e facilitare le segnalazioni. Il decreto si inserisce in un quadro normativo che mira a proteggere alunni, docenti e personale scolastico da questi fenomeni spesso aggravati dalla diffusione dei social network, traducendo i principi legislativi in misure concrete e operative sia nelle scuole che nel più ampio contesto sociale. Gli obiettivi principali includono il potenziamento degli strumenti di segnalazione e intervento precoce, la promozione della cultura del rispetto, la sensibilizzazione di studenti, insegnanti e famiglie e la presa in carico efficace delle vittime. Ciò si traduce in programmi di formazione continua per il personale scolastico, coinvolgimento delle famiglie, collaborazione con enti territoriali e una cabina di regia nazionale. Tra le innovazioni vi sono procedure chiare di segnalazione, maggiori poteri ai dirigenti per interventi tempestivi e campagne di sensibilizzazione. Il numero verde bullismo 2024 offrirà supporto psicologico immediato, riceverà denunce anonime e indirizzerà le vittime ai servizi specialistici, rompendo il silenzio attorno a questi fenomeni. Il Ministro Valditara ha evidenziato l’importanza di promuovere la cultura del rispetto e della legalità, sottolineando il ruolo centrale della scuola in un’azione integrata dove insegnanti, studenti e famiglie collaborano. Gli impatti attesi sono la riduzione degli episodi, miglioramento dei rapporti interpersonali e maggiore coinvolgimento delle famiglie. La collaborazione tra istituzioni scolastiche, enti territoriali e terzo settore punta a creare una rete di protezione che accompagni gli studenti nel loro percorso di crescita, adattando gli interventi ai contesti locali. Fondamentale è la formazione su individuazione precoce dei segnali, gestione dei conflitti, uso consapevole della rete e promozione del benessere psicologico, tramite corsi, workshop e attività con esperti. Non mancano però sfide come la capacità attuativa soprattutto nei contesti svantaggiati, la disponibilità di fondi e l’impatto culturale a lungo termine. In conclusione, il decreto rappresenta un passo decisivo verso scuole più sicure e inclusive, ma richiede un impegno continuo e collettivo per realizzare davvero una cultura del rispetto e garantire il benessere di tutti gli studenti e docenti.
La Maker Faire Rome rappresenta una delle manifestazioni europee più rilevanti nel campo dell’innovazione tecnologica e della creatività, fungendo da punto di incontro per maker, imprenditori, studenti e scuole. Questa fiera valorizza progetti che coniugano tecnologia e sostenibilità, promuovendo una cultura digitale che parte proprio dall’ambiente scolastico, considerato terreno fertile per l’innovazione e lo sviluppo di competenze tecniche e creative. La sua crescente centralità nel panorama europeo ne fa un appuntamento cruciale per chi è coinvolto nella rivoluzione digitale e culturale. L’edizione 2025, prevista per il 9 maggio, introduce importanti novità orientate a coinvolgere maggiormente le nuove generazioni e il mondo dell’istruzione. Sono previste sessioni, spazi espositivi, workshop dedicati alle scuole, sottolineando l’impegno a favorire lo sviluppo delle competenze STEM e la contaminazione tra saperi. Questo evento intende così rafforzare la cultura digitale nella scuola, offrendo occasioni di confronto tra idee e progetti innovativi. Un elemento fondamentale della XIII edizione è l’invito rivolto alle scuole italiane ed europee a presentare progetti innovativi. Tale invito offre agli istituti scolastici l’opportunità di mettersi in gioco a livello europeo, valorizzare la creatività degli studenti e dei docenti, costruire reti di collaborazione con università, imprese e centri di ricerca e promuovere la cultura dell’innovazione nella didattica e nella società. I progetti possono spaziare dalla robotica alla sostenibilità ambientale, dal digitale alla didattica inclusiva, evidenziando l’ampiezza dei temi trattati e l’attenzione all’impatto educativo e sociale.
Il dibattito sull’introduzione dei testi trap nei banchi di scuola nasce dall’esigenza di rispondere in modo critico e costruttivo all’influenza crescente che questa musica esercita sugli adolescenti. La proposta di Chiara Gamberale si basa sull’idea che vietare testi considerati violenti e maschilisti rischierebbe di produrre effetti contrari, mentre analizzarli in classe favorirebbe una riflessione profonda, stimolando l’educazione sentimentale e la consapevolezza emotiva. Il confronto tra la Divina Commedia e la cultura trap evidenzia come entrambi i linguaggi affrontino temi universali quali il male, la redenzione e la violenza, in modi differenti ma complementari, permettendo di superare pregiudizi letterari e culturali tradizionali. Analizzare testi con contenuti espliciti comporta rischi, come la normalizzazione di stereotipi e modelli di comportamento negativi; tuttavia, la mediazione educativa può trasformare queste criticità in opportunità di crescita, insegnando a riconoscere meccanismi retorici e a contestualizzare i messaggi. Il ruolo attivo degli insegnanti è fondamentale per guidare il percorso di analisi critica, garantendo un ambiente di rispetto e pluralità di vedute, così da rendere la proposta davvero formativa. Nonostante alcune critiche da parte del mondo scolastico, numerose esperienze in Italia e all’estero mostrano come l’inserimento della trap nel percorso didattico favorisca l’inclusione e la partecipazione attiva degli studenti. Gli adolescenti, coinvolti direttamente, manifestano interesse e riflessioni maturate grazie al confronto tra classici e musica contemporanea. In conclusione, leggere i testi trap insieme ai classici della letteratura come la Divina Commedia rappresenta una sfida educativa innovativa e necessaria, capace di formare cittadini critici, empatici e consapevoli dei codici culturali che li accompagnano, contribuendo a una nuova cittadinanza culturale più aperta e dinamica.
Il lavoro degli insegnanti va ben oltre le ore di lezione frontale in classe. In Italia, la normativa nazionale stabilisce un monte ore obbligatorio differente in base al grado scolastico: 25 ore settimanali per la scuola dell’infanzia, 22 ore più 2 di programmazione per la primaria, e 18 ore per la secondaria di I e II grado. Queste ore sono solo la base minima e rappresentano l’attività didattica diretta. A queste si aggiungono le attività funzionali all’insegnamento, suddivise in attività individuali e collegiali. Le attività collegiali hanno un limite di 80 ore annue, mentre le attività individuali, quali preparazione delle lezioni, correzione degli elaborati, aggiornamento professionale e comunicazione con le famiglie, non hanno un limite preciso, ma sono spesso molto impegnative e assorbono numerose ore settimanali. Sommando tutte queste componenti, si stima che un insegnante italiano lavori tra 800 e 1100 ore annue effettive, senza considerare impegni straordinari e lavoro sommerso. Questo lavoro sommerso include colloqui informali, supporto a colleghi e aggiornamenti, che rappresentano un notevole impegno psicologico e organizzativo. Inoltre, il confronto europeo mostra che sebbene le ore di insegnamento siano simili, in Italia il carico burocratico e complessità gestionale rendono l’impegno reale spesso superiore. Negli ultimi decenni, il lavoro docente ha subito incrementi legati alle nuove esigenze didattiche e burocratiche, con la necessità di una riforma che riconosca e valorizzi adeguatamente tutte le componenti del lavoro insegnante. In conclusione, l’orario di lavoro degli insegnanti è articolato e complesso, e riconoscere questa realtà è fondamentale per valorizzare la professione e garantire una scuola di qualità.
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