Alisea contro Apple: la battaglia legale sul design della matita Perpetua sfida Cupertino
Il caso Alisea contro Apple rappresenta uno dei più significativi episodi di contesa sulla proprietà intellettuale nel mondo del design contemporaneo. Alisea, azienda veneta guidata da Susanna Martucci, ha costruito la sua identità basando la propria produzione su materiali innovativi e sostenibili come il Zantech e sul design essenziale della matita Perpetua, emblema del Made in Italy. Questa matita, non solo strumento di scrittura ma anche oggetto di valore artigianale e manifestazione di innovazione italiana, si è affermata per la sua capacità di unire estetica, funzionalità e attenzione ecologica. La controversia nasce con il lancio della Apple Pencil, il cui aspetto e concetti visivi, secondo Alisea, risultano sorprendentemente simili a quelli di Perpetua. La questione si rivela così una vera e propria battaglia di principi: da un lato il diritto alla tutela del design italiano, dall’altro la potenza e la diffusione globale di un marchio come Apple. Sotto la lente, il dialogo costante – e spesso conflittuale – tra creatività locale e le dinamiche di mercato imposte dai giganti tecnologici internazionali.
La diatriba entra nel vivo quando Alisea decide di intraprendere un’azione legale contro Apple, sostenendo che la Apple Pencil violi la proprietà intellettuale italiana e i diritti di design conquistati nel tempo con la Perpetua. Nonostante una prima sentenza sfavorevole all’azienda veneta, la battaglia non si ferma. Alisea presenta ricorso in appello, affidandosi a una nuova perizia tecnica che mette in evidenza le somiglianze estetiche tra i due prodotti, come le linee essenziali, la superficie opaca e l’originalità della terminazione finale. Questi dettagli, apparentemente minimi, sono però spesso il cuore della riconoscibilità di un prodotto industriale, soprattutto in un universo di oggetti minimalisti dove ogni sfumatura può segnare la differenza tra legittima ispirazione e plagio. Il secondo grado di giudizio, fissato per il 17 luglio 2025, rappresenta uno snodo fondamentale non solo per il destino delle due aziende, ma anche per il futuro della tutela del design Made in Italy nei rapporti con la concorrenza internazionale.
Il significato profondo del caso va ben oltre i confini delle aule di tribunale. Alisea contro Apple è diventato il simbolo della lotta delle piccole e medie imprese italiane nella difesa del proprio ingegno e della propria originalità, in un contesto globale sempre più aggressivo e standardizzato. La questione sul riconoscimento della proprietà intellettuale e dei diritti di design solleva interrogativi fondamentali sull’efficacia delle normative attuali e sulla capacità dell’apparato produttivo italiano di difendersi da appropriazioni indebite e concorrenza sleale. La sentenza attesa per luglio 2025 potrebbe costituire un importante precedente: una vittoria di Alisea potrebbe rafforzare la posizione di tutte quelle realtà imprenditoriali impegnate nella valorizzazione delle proprie creazioni, mentre un nuovo esito negativo porrebbe il tema urgente di come potenziare il sistema di protezione delle idee e delle invenzioni che costituiscono uno dei principali asset del Made in Italy. L’esito di questa battaglia legale contribuirà a definire i confini tra ispirazione, imitazione e tutela dell’originalità nel design internazionale.
La Maturità 2025 rappresenta un momento significativo nel percorso educativo di circa 524.000 studenti italiani, ponendosi come tappa d’ingresso nelle opportunità universitarie e lavorative. La prima prova scritta di italiano è l’apertura ufficiale degli esami di Stato e assume un ruolo cardine grazie alla sua centralità nell’accertare competenze linguistiche, logico-argomentative e storico-letterarie. La prova, della durata di sei ore, offre agli studenti la possibilità di scegliere tra sette tipologie di tracce, che spaziano dall’analisi del testo poetico o in prosa ai temi di attualità, storici e argomentativi, passando anche per saggi brevi d’ambito artistico, letterario o storico-politico. Questo ventaglio permette di valorizzare tanto le peculiarità individuali quanto la preparazione trasversale su contenuti disciplinari e tematiche contemporanee.
Per accedere all’esame e vedersi riconosciuto il diritto a partecipare alla prova di italiano, gli studenti devono aver assolto specifici requisiti: il superamento delle prove INVALSI (obbligatorie ma non determinanti sul voto), il completamento dei percorsi PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), un voto di condotta almeno sufficiente e la frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale. Il ritorno alla struttura tradizionale dell’esame, dopo gli anni segnati dalla pandemia, prevede la consueta sequenza delle prove: la prima comune in italiano, la seconda caratterizzante l’indirizzo di studi, e una terza solo per alcuni indirizzi speciali. Il voto di condotta assume importanza sia come requisito d’ammissione sia come elemento che incide sul punteggio finale, promuovendo così responsabilità e cittadinanza attiva.
Alla vigilia dell’esame, la preparazione alla prima prova di italiano ruota attorno a precise strategie: ripassare le tracce tipiche, esercitarsi con temi e saggi, approfondire gli autori più quotati e tenere sotto controllo le fonti letterarie e gli eventi storici. L’aspetto psicologico è altrettanto centrale: ansia e tensione sono naturali ma, se ben gestite attraverso tecniche di rilassamento, organizzazione e con il supporto di famiglia e docenti, possono trasformarsi in energia positiva. Gli studenti, incoraggiati a confrontarsi e collaborare, possono far leva su una preparazione solida e su abitudini sane per ottimizzare il rendimento. Affrontare la prima prova della maturità rappresenta, quindi, non solo un test di conoscenze ma anche un importante esercizio di consapevolezza, autonomia e responsabilità: il simbolo di una crescita personale e civica, e di un traguardo fondamentale nel percorso scolastico.
La Gilda degli Insegnanti, tramite il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana, esprime pieno apprezzamento per l’ordinanza del Ministro Giuseppe Valditara che vieta l’uso dei telefoni cellulari durante le attività didattiche e l’orario scolastico. Castellana sottolinea come il ricorso ai social network abbia ormai raggiunto livelli preoccupanti, rappresentando un ostacolo concreto alla concentrazione, allo studio e allo sviluppo delle abilità intellettive degli studenti. Pur condividendo la necessità di preservare l’ambiente di apprendimento, la Gilda ricorda l’importanza di rispettare la libertà di insegnamento, evidenziando che il divieto non deve penalizzare i docenti nell’utilizzo degli strumenti digitali necessari, come il registro elettronico. Il sindacato invita quindi le scuole a dotare gli insegnanti di strumenti adeguati per svolgere efficacemente il proprio lavoro, senza limitazioni operative. La riflessione finale ribadisce la necessità di un equilibrio tra disciplina in classe e autonomia professionale dei docenti, per garantire una scuola moderna ed efficiente.
### Paragrafo 1: Il simposio e il contesto del dibattito etico sull’IA
A San Francisco si è svolto “Worthy Successor”, un simposio che ha riunito filosofi, scienziati, imprenditori e teorici dell’etica per riflettere su quale forma di intelligenza dovrebbe ereditare la civiltà umana qualora questa venisse superata o sostituita da entità artificiali. Daniel Faggella, promotore dell’evento, ha sottolineato l’urgenza di discutere i dilemmi morali e i rischi esistenziali associati all’AGI (Intelligenza Artificiale Generale). Nel contesto di una crescita esponenziale dell’innovazione tecnologica, si è ritenuto fondamentale mettere al centro della discussione temi quali la trasmissione dei valori umani alle IA, la gestione dei rischi di un futuro post-umano e la ridefinizione della responsabilità sociale delle imprese high-tech. Il simposio ha evidenziato come le questioni legate all’etica pubblica, alla regolamentazione e al rallentamento consapevole dello sviluppo dell’IA non possono più essere relegate ad ambiti accademici o tecnici specialistici. La presenza di figure di spicco provenienti da aziende valutate miliardi di dollari e di ricercatori leader dell’intelligenza artificiale ha dato forza e visibilità a un dibattito spesso ignorato nella corsa incontrollata verso la creazione di macchine sempre più intelligenti e autonome.
### Paragrafo 2: I rischi esistenziali, la trasmissione dei valori e la responsabilità della progettazione
Uno dei punti più sentiti durante il simposio è stato quello dei rischi esistenziali derivanti dall’AGI. È stata denunciata una sorta di omertà da parte dei laboratori di ricerca nella trattazione pubblica delle minacce che un’Intelligenza Artificiale Generale potrebbe introdurre, fra cui scenari nei quali le macchine, autonome e auto-migliorantesi, possano perseguitare obiettivi incompatibili col benessere umano. Il dibattito si è poi concentrato sulle enormi difficoltà tecniche e filosofiche nel trasmettere valori umani autentici alle entità digitali. Trasferire concetti complessi come empatia o giustizia resta una sfida aperta, aggravata dalla possibilità che IA avanzate possano autonomamente ridefinire tali principi col tempo. Sono inoltre emerse riflessioni sulla crescente responsabilità sociale degli imprenditori e delle aziende tecnologiche, che non possono più limitarsi a celebrare il profitto o la “cura” di façciata per l’etica, ma sono chiamate a prendere posizione e adottare azioni concrete per prevenire rischi e danni sistemici. L’attenzione verso la sicurezza e verso protocolli che prevedano l’inserimento graduale e scrutinato delle innovazioni è ormai una richiesta sia morale, sia della società civile.
### Paragrafo 3: Il rallentamento dello sviluppo e le possibili vie future
Il tema del rallentamento dello sviluppo dell’IA ha costituito l’asse centrale del confronto tra i tre principali protagonisti del simposio: Daniel Faggella, Ginevera Davis e Michael Edward Johnson. Si è discusso se rallentare significhi introdurre regolamentazioni stringenti o se invece sia soprattutto necessaria una maggiore auto-regolamentazione, tempo per la riflessione collettiva e la definizione etica prima del rilascio di nuove tecnologie. Faggella ha sottolineato che l’IA non dovrebbe servire per sempre l’umanità e ha invitato a pensare anche all’eventualità di lasciare spazio a intelligenze superiori; Davis ha ricordato che «non basta programmare una lista di principi» e che è richiesto un lavoro profondo sull’incarnazione dei valori nelle macchine; Johnson ha messo in guardia contro i pericoli dell’ignoranza, che potrebbe condurre a esiti distruttivi sia per noi, sia per le nostre stesse creazioni. In sintesi, dall’evento è emersa la necessità di una gestione più prudente, riflessiva ed eticamente consapevole dell’innovazione. Rallentare non è visto come un freno anti-progresso, ma come l’occasione per ridefinire le priorità e affrontare il futuro post-umano con equilibrio, responsabilità e coraggio, affinché l’eredità della nostra specie – i suoi valori e la sua dignità – non vengano dispersi o travolti dalla tecnologia.
La nuova normativa introdotta dal Ministro dell’Istruzione nel 2025 estende il divieto di utilizzo degli smartphone anche alle scuole superiori, dopo che la misura era già applicata nelle elementari e medie. Questa decisione nasce da una crescente preoccupazione per il benessere psicofisico e il rendimento degli studenti, supportata da ricerche che indicano come l’uso eccessivo dei telefoni durante le lezioni porti a distrazioni, ridotta partecipazione in classe, problemi di socializzazione e aumento del rischio di bullismo digitale. L’obiettivo del legislatore è quello di restituire centralità al processo educativo, favorendo ambienti più sereni e relazioni autentiche tra studenti. La normativa, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove diversi Paesi hanno già adottato misure simili e supporta una convergenza verso standard educativi comuni in ambito UE. La legge prevede che gli istituti scolastici aggiornino i propri regolamenti interni, includendo dettagli sulle sanzioni e promuovendo attività di sensibilizzazione. Allo stesso tempo, viene effettuata una chiara distinzione tra smartphone, considerati fonte di distrazione, e altri dispositivi digitali come tablet e PC, ammessi solo per scopi strettamente didattici e sotto il controllo dei docenti.
Le norme tengono conto delle specificità degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e disabilità certificate. Questi ultimi potranno continuare a usare smartphone e altri device digitali quando tali strumenti sono indispensabili per la loro partecipazione e apprendimento, a patto che siano indicati nei Piani Didattici Personalizzati (PDP) oppure nelle certificazioni ufficiali. I docenti di sostegno e i referenti di classe sono incaricati di garantire che l’uso sia finalizzato esclusivamente a superare le difficoltà e favorire l’inclusione. In fase di attuazione, l’aggiornamento dei regolamenti coinvolge non solo la componente amministrativa, ma anche campagne informative mirate e formazione per studenti e insegnanti, al fine di evitare fraintendimenti e conflitti. Le scuole stanno inoltre adottando un approccio educativo più che repressivo nella definizione delle sanzioni, optando per misure che favoriscano la consapevolezza e la responsabilità, invece di semplici punizioni. Ciò permette di tutelare l’equità di trattamento, garantendo diritti e bisogni degli studenti e mantenendo alta l’attenzione al benessere individuale.
Le manifestazioni di consenso e le critiche non sono mancate. Studenti, docenti e famiglie sono chiamati a collaborare per rendere efficace e sostenibile la transizione. Da una parte, molti apprezzano la possibilità di recuperare relazioni autentiche e maggiore concentrazione; dall’altra, non mancano polemiche riguardo la limitazione della libertà personale e le difficoltà nella gestione pratica quotidiana, specie per chi riteneva lo smartphone uno strumento organizzativo. Alcuni dirigenti scolastici sottolineano la complessità della vigilanza e le famiglie sollevano dubbi sulla reperibilità dei figli in caso di emergenza. Gli esperti, tuttavia, suggeriscono che una graduale educazione digitale, unita a strategie innovative di didattica e comunicazione scuola-famiglia, può ridurre disagi e resistenze. Se la legge saprà adattarsi alle esigenze dei singoli e mantenere aperto il dialogo tra le parti, il divieto potrebbe rappresentare un’importante occasione di crescita collettiva e un modello virtuoso in ambito educativo nazionale ed europeo.
### 1. Il nuovo aggiornamento di Windows Hello: funzioni e motivazioni
L’ultimo aggiornamento di Windows Hello, introdotto da Microsoft nel 2025, ha profondamente modificato l’esperienza di autenticazione facciale sui dispositivi Windows. Prima del cambiamento, la combinazione di un sensore a infrarossi (IR) e, talvolta, una webcam RGB permetteva di sbloccare il PC anche in condizioni di totale assenza di luce. Tuttavia, vulnerabilità legate al solo utilizzo del sensore IR hanno spinto Microsoft a rinnovare i requisiti di sicurezza: ora, per poter accedere tramite riconoscimento facciale, è necessaria la presenza attiva sia della webcam a colori (RGB) che del sensore IR. La decisione è motivata dalla necessità di prevenire tentativi fraudolenti come l’uso di maschere o fotografie che potevano ingannare il sistema IR in assenza di luce. Utilizzando entrambi i sensori in simultanea, Windows Hello rafforza la verifica della presenza fisica dell’utente, innalzando drasticamente il livello di sicurezza, anche se questo comporta la perdita di alcune funzionalità amate dagli utenti, come lo sblocco al buio.
### 2. Impatti pratici e reazioni della comunità: tra sicurezza e scomodità
Le conseguenze dell’aggiornamento non si sono fatte attendere, con una rapida diffusione della frase “windows hello non funziona al buio” nei forum, tra utenti frustrati. La perdita dell’accesso rapido in condizioni di scarsa illuminazione penalizza particolari categorie: studenti, professionisti in ambienti poco illuminati e persone con ridotta mobilità. Il ricorso obbligato a PIN e password tradizionali rappresenta un rallentamento nell’esperienza d’uso e, per molti, si traduce in una minore percezione di innovazione. Nel contempo, la comunità degli esperti di sicurezza e il mondo aziendale hanno accolto con favore l’incremento della protezione, giudicando il nuovo requisito come una misura necessaria per salvaguardare dati sensibili contro attacchi sempre più sofisticati. Ciononostante, sono già emersi workaround, come la disattivazione temporanea della webcam RGB per riabilitare il solo sensore IR, anche se questa soluzione rischia di mettere nuovamente a repentaglio la sicurezza e verrà probabilmente disabilitata in futuro.
### 3. Prospettive future: innovazione necessaria e bilanciamento tra esigenze
Microsoft, con questa scelta, ha sollevato la questione chiave del compromesso tra sicurezza e praticità: se da un lato si garantisce una miglior difesa dei dati, dall’altro si apre una sfida di design e accessibilità sia per produttori hardware che per sviluppatori software. È prevedibile che la prossima generazione di dispositivi integrerà webcam a colori più performanti in condizioni di scarsa luminosità, o addirittura tecnologie ibride che uniscano l’intelligenza artificiale a sensori avanzati per ripristinare la comodità perduta senza sacrificare la protezione. I produttori dovranno inevitabilmente affrontare costi maggiori, ma la sicurezza dei dati personali sembra essere ormai una priorità assoluta, destinata a guidare le scelte progettuali. In sintesi, la direzione impressa da Microsoft sembra essere trasversale a tutto il settore: la protezione deve prevalere sulla comodità, almeno per il momento, spingendo concorrenti e partner a cercare nuove soluzioni che sapranno bilanciare queste due esigenze fondamentali nell’autenticazione del futuro.
Piero Marelli, attraverso la sua raccolta “I ann intrégh”, si inserisce con voce discreta ma potente nella poesia italiana contemporanea, scegliendo il dialetto brianzolo come lingua primaria del verso. Questa scelta non rappresenta soltanto un atto di radicamento nella memoria e nella terra d’origine, ma una vera e propria apertura all’universalità. La raccolta, suddivisa in quattro capitoli composti ciascuno da tre movimenti, riflette una struttura raffinata che richiama la musica, sottolineando la dimensione rituale e riflessiva del poetare. Ogni componimento propone l’incontro tra la lingua del cuore e la razionalità della traduzione, offrendo al lettore un’esperienza poetica doppia: da un lato, il dialetto, che porta con sé un patrimonio di suoni, memorie e significanze locali; dall’altro, l’italiano, che universalizza e rende accessibile il messaggio. Attraverso il costante dialogo tra queste due lingue, Marelli riesce a evocare la realtà con autenticità e profondità, mostrando come le specificità locali possano diventare veicolo di significati universali e di un sentire condiviso.
La poesia di Marelli si manifesta come un atto di riconoscenza nei confronti della realtà, che viene percepita e accolta come dono. In questa prospettiva, il poeta si sente in un perpetuo debito esistenziale nei confronti del mondo che lo circonda. I versi di “I ann intrégh” fermano i dettagli della quotidianità, gli incontri umani, e le bellezze naturali, trasformando ogni cosa osservata in un’occasione per dire “grazie” all’esistenza stessa. Il senso di meraviglia non è mai sterile, ma si accompagna a una profonda responsabilità: riconoscere il dono della realtà implica anche il dovere morale di rispondere, attraverso i piccoli gesti e le parole, a quanto è stato ricevuto. Tale consapevolezza tramuta la poesia in strumento di testimonianza, che non si limita a raccontare ma partecipa attivamente alla costruzione del senso. Marelli invita il lettore a rinunciare a qualsiasi pretesa di possesso verso il mondo, sostituendo il desiderio di controllo con un atteggiamento di umiltà e apertura al nuovo.
Nel panorama attuale della poesia italiana, “I ann intrégh” emerge per originalità e innovazione, unendo la forza del dialetto brianzolo alla cura della traduzione e alla complessità dei temi trattati. Marelli si allinea a una tradizione che ha visto poeti come Pasolini e Loi esplorare le potenzialità espressive delle lingue locali, ma introduce un elemento distintivo: il concetto del debito nei confronti della realtà. La raccolta, accolta positivamente dalla critica, viene lodata per la sua profondità e per la capacità di avvicinare mondi apparentemente distanti grazie alla musicalità e all’acutezza interpretativa dei testi. Temi ricorrenti sono la memoria, la transitorietà, l’appartenenza e la volontà di restituire senso al vivere quotidiano. Attraverso la lettura parallela in dialetto e italiano, il lettore viene condotto in un viaggio che attraversa le soglie tra passato e presente, detto e non detto, locale e universale. Marelli dimostra come la poesia possa ancora essere oggi lo spazio di un incontro autentico: tra le lingue, tra le generazioni, tra gli esseri umani e la realtà che li ospita.
Negli ultimi anni, la gestione efficiente della batteria è diventata una priorità assoluta per utenti, produttori e sviluppatori di sistemi operativi, soprattutto nel settore dei PC portatili e dei dispositivi mobili. Microsoft, con Windows 11, si pone all’avanguardia introducendo funzionalità avanzate orientate all’ottimizzazione energetica. Cuore di questa evoluzione è la nuova modalità Adaptive Energy Saver, che promette una gestione più intelligente, adattiva e personalizzata dei consumi energetici. La funzione, in arrivo con le principali release del 2025, rappresenta una risposta concreta alle crescenti esigenze di sostenibilità, consentendo agli utenti di prolungare la durata della batteria nei contesti più impegnativi tramite strategie dinamiche e automatizzate. Adaptive Energy Saver agisce utilizzando algoritmi predittivi che monitorano costantemente l’uso reale del PC, intervenendo quando la batteria scende sotto una soglia critica o quando il sistema rileva periodi di basso carico. Questa modalità si distingue rispetto alle tradizionali opzioni statiche di risparmio energetico, grazie alla capacità di auto-adattarsi: si attiva e si disattiva autonomamente in base all’intensità delle operazioni effettuate, senza penalizzare l’esperienza d’uso durante attività ad alta richiesta prestazionale. Inoltre, offre margini di personalizzazione avanzati, permettendo agli utenti di configurare soglie, notifiche e comportamenti direttamente dalle impostazioni.
Le build di anteprima di Windows 11 già permettono a chi partecipa al programma Insider di testare le funzionalità dell’Adaptive Energy Saver in diversi scenari e configurazioni. Le principali novità includono un algoritmo di ottimizzazione che analizza i pattern d’uso, una granularità maggiore nelle opzioni di risparmio energetico (ad esempio gestione della localizzazione, Bluetooth, Wi-Fi, luminosità e processi in background) e un sistema di notifiche intelligenti che suggerisce in modo proattivo quando attivare o sospendere la modalità adattiva. Il risparmio energetico adattivo non riguarda più solo i portatili, ma anche determinati desktop, ampliando il bacino d’utenza che può beneficiare di una maggiore efficienza. I primi dati raccolti da Microsoft mostrano una riduzione dei consumi giornalieri fino al 15-20% in scenari d’uso intensi, traducendosi in meno ricariche frequenti, maggiore tutela della salute della batteria e prolungamento del ciclo vita dei dispositivi. L’attivazione della funzione è stata sviluppata tenendo conto della massima semplicità: dalle impostazioni di sistema, l’utente può abilitare Adaptive Energy Saver e personalizzare facilmente tutte le variabili, garantendo un’esperienza accessibile anche a chi ha minime competenze informatiche. Ulteriori consigli, come la disattivazione dei servizi non essenziali e il monitoraggio tramite dashboard integrate, consentono di massimizzare i benefici.
Una svolta importante riguarda anche il confronto fra Adaptive Energy Saver e le modalità tradizionali di risparmio energetico. Queste ultime richiedono spesso attivazioni manuali e adottano profili predefiniti a livelli fissi, risultando poco dinamiche e talvolta penalizzanti per le performance. L’approccio intelligente di Windows 11 permette invece auto-attivazione, adattamento continuo alle condizioni d’uso e sospensione non intrusiva di servizi superflui. Tutto questo non solo migliora l’esperienza dell’utente – che riceve notifiche personalizzate e suggerimenti contestuali – ma ha ripercussioni positive sia sulla produttività (riduzione dei tempi morti, maggiore flessibilità nell’utilizzo in mobilità) sia sulla sostenibilità ambientale, poiché una gestione più efficiente della batteria aiuta a diminuire le emissioni di CO2 e il consumo di risorse. La roadmap di Microsoft per il 2025 prevede ulteriori innovazioni, con integrazione nei dispositivi desktop, supporto per nuove generazioni di batterie, funzionalità cloud per monitoraggio remoto e partnership con produttori hardware. Adaptive Energy Saver segna così il passaggio verso un ecosistema Windows 11 realmente proiettato su efficienza, autonomia e responsabilità ambientale.
Gli scrutini rappresentano una tappa centrale nel calendario scolastico italiano, vissuta come un vero e proprio rito di passaggio da studenti, docenti e famiglie. Storicamente, questo momento racchiudeva il valore simbolico del coronamento di un percorso educativo, ponendo l’accento sia sui risultati didattici sia sulla crescita personale e sociale dello studente. In passato, la valutazione era un momento di confronto pedagogico tra scuola, famiglia e comunità: il voto agiva come strumento orientativo, non come etichetta. Tuttavia, nel tempo, la ritualità degli scrutini si è progressivamente trasformata, riflettendo le tensioni e le ambiguità di un sistema educativo che fatica a trovare l’equilibrio tra la valutazione autentica dell’alunno e gli automatismi imposti dalla burocrazia sempre più pervasiva. Il ruolo dei docenti, che idealmente dovrebbero esprimere una valutazione globale e attenta, viene limitato dalla necessità di rispettare griglie, indicatori e scadenze burocratiche. Questo rischio di omologazione può vanificare il valore umano dello scrutinio e trasmettere agli studenti una percezione riduttiva e demotivante della valutazione, generando ansia e senso di frustrazione sia negli alunni che negli insegnanti.
Negli ultimi anni, la crescente burocratizzazione del sistema scolastico ha accentuato le criticità degli scrutini, trasformandoli spesso in un adempimento più formale che sostanziale. Indicatori numerici, tempi tecnici ristretti e una narrazione sempre più standardizzata rischiano di rendere invisibili le storie personali degli studenti. Il voto finale, sempre più percepito come marchio indelebile, può diventare una sentenza che non riconosce la complessità dei percorsi individuali. Alla vigilia degli scrutini di giugno 2025, il sistema scolastico si trova di fronte a sfide nuove: l’aumento delle disuguaglianze, la gestione delle nuove vulnerabilità emerse post-pandemia, la necessità di una maggiore inclusione e di un coinvolgimento attivo delle famiglie. Queste criticità richiedono una riflessione profonda sugli strumenti di valutazione, affinché lo scrutinio possa tornare a essere un’opportunità per orientare, sostenere e valorizzare ogni studente. Le esperienze di alcune scuole che hanno sperimentato pratiche partecipative e valutazioni narrative mostrano che il cambiamento è possibile, ma servono investimenti, formazione e un vero patto educativo tra scuola, famiglie e territorio.
Per il futuro, le prospettive di riforma degli scrutini passano dalla valorizzazione della valutazione formativa rispetto a quella sommativa, dall’introduzione di strumenti di feedback narrativo e dall’inclusione attiva delle voci di studenti e genitori nel processo di valutazione. È urgente superare la logica del voto come semplice misura quantitativa per tornare a una visione della valutazione come cura e accompagnamento dello sviluppo umano e delle potenzialità di ciascuno. Gli scrutini dovrebbero recuperare la loro identità di rito di passaggio autentico e condiviso, ponte tra scuola e società, luogo di riconoscimento della crescita personale, culturale e sociale. La sfida è trasformare gli scrutini da uno specchio deformante della scuola italiana a un processo arricchente, capace di rispettare la complessità degli individui e di costruire opportunità reali per il futuro delle nuove generazioni.
La violenza tra i giovani in Europa è un fenomeno in crescita che desta forte preoccupazione tra le istituzioni, la società civile e le famiglie. Episodi recenti, come la strage nella scuola di Graz e l’accoltellamento a Nogent, hanno sollevato interrogativi urgenti sulle radici di questi comportamenti estremi, evidenziando una realtà che non riguarda casi isolati ma una tendenza diffusa su scala continentale. Secondo dati aggiornati, le manifestazioni di violenza giovanile si moltiplicano nelle scuole e negli spazi pubblici, assumendo forme che vanno dal bullismo e cyberbullismo fino a reati gravi come l’omicidio. Gli ultimi rapporti europei attestano una crescita significativa degli episodi violenti tra adolescenti, con percentuali preoccupanti sia in centri urbani grandi che in piccoli centri. Questa crisi sociale appare trasversale, colpendo senza distinzioni di genere, classe sociale o contesto culturale. Al contempo, la cronaca nera alimenta un circolo mediatico che, se da un lato favorisce attenzione, dall’altro rischia di banalizzare la complessità alla base di questi atti, rendendo ancora più urgente un’analisi strutturata e una riflessione profonda sulle cause e le strategie di prevenzione.
Le radici della violenza giovanile sono molteplici e intrecciano fattori individuali, familiari e sociali. Spesso alla base si trovano fragilità emotive, isolamento sociale, disturbi della personalità e carenze educative. Le famiglie giocano un ruolo cruciale: laddove mancano dialogo, supporto e riferimento affettivo, aumenta il rischio che i giovani sviluppino comportamenti devianti. A ciò si aggiungono condizioni di contesto, come la povertà, l’esclusione sociale e una crisi valoriale acuita dalla facile diffusione di modelli negativi attraverso i media e internet. Il bullismo cibernetico rappresenta una nuova dimensione nella diffusione della violenza, spesso più pervasiva e invisibile. Di fronte a queste sfide, la scuola emerge come il terreno privilegiato per intercettare i segnali di disagio e intervenire preventivamente. Programmi di prevenzione, formazione dei docenti e inclusività sono strumenti fondamentali, insieme a una collaborazione stretta con le famiglie. Investire nell’educazione al bene, nella promozione della legalità e nella fiducia nei valori positivi diventa allora una strategia imprescindibile per arginare la spirale dell’odio.
Affrontare la violenza giovanile richiede uno sforzo integrato, che coinvolga istituzioni, scuole, famiglie e l’intera società. Le più efficaci politiche di prevenzione sono quelle che combinano ascolto, sostegno psicologico, campagne di sensibilizzazione e strumenti normativi adeguati. Cruciale è anche promuovere il protagonismo giovanile e la fiducia nel bene, non soltanto in senso religioso ma soprattutto in termini etici e sociali: creare relazioni e comunità solide offre uno scudo potente contro i comportamenti violenti. In Europa sono in corso numerosi progetti e sperimentazioni, tra cui scambi di buone pratiche e rafforzamento dei sistemi di monitoraggio. Tuttavia, serve un impegno continuativo e condiviso, una costante valutazione dei risultati e la capacità di adattare le strategie alle nuove sfide. Solo costruendo una cultura fondata sul rispetto reciproco, sull’inclusione e sulla promozione del bene, sarà possibile invertire la rotta e offrire alle nuove generazioni le condizioni per costruire un futuro di solidarietà e convivenza pacifica.
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