Nomine CNR 2025: L’appello di Cattaneo e Parisi al MUR per Scongiurare la Paralisi dell’Ente
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il principale ente pubblico di ricerca italiano, si trova in una fase di stallo istituzionale senza precedenti a seguito della scadenza del mandato del presidente e dell’assenza contemporanea del vicepresidente. Questa vacatio amministrativa suscita vive preoccupazioni nella comunità scientifica, soprattutto perché rischia di paralizzare la ricerca nazionale e la gestione di importanti progetti, sia a livello europeo che internazionale. Appelli e dichiarazioni, in particolare la nota congiunta degli accademici Elena Cattaneo e Giorgio Parisi, sottolineano come l’assenza dei vertici comprometta la capacità decisionale strategica dell’ente, ponendo in pericolo la reputazione, finanziamenti e la partecipazione a reti collaborative. L’appello al Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) insiste sull’urgenza di procedere rapidamente alle nomine per evitare il commissariamento, una soluzione che in molti ritengono rischiosa e penalizzante per l’autonomia e l’operatività stessa dell’ente.
Il commissariamento, difatti, viene visto dalla comunità scientifica, dai direttori degli istituti del CNR e dai principali esponenti accademici come una misura eccezionale con impatti negativi sulla progettualità e sulle relazioni internazionali. I rischi principali che emergono sono il rallentamento o blocco di progetti già in corso, in particolare quelli sostenuti da fondi PNRR ed europei, la perdita di credibilità all’estero e la contrazione nella capacità di attrarre nuovi finanziamenti. La richiesta condivisa dai vari attori coinvolti è quella di una nomina trasparente, tempestiva e basata sul merito, lasciando da parte ogni logica partitica e favorendo un maggiore coinvolgimento della comunità scientifica nei processi decisionali. In particolare, viene suggerito di formalizzare tempi certi per il rinnovo dei vertici e potenziare gli strumenti di monitoraggio e trasparenza nelle procedure di selezione.
La crisi che il CNR sta affrontando non è solo una questione tecnica ma un banco di prova per l’intero sistema della ricerca in Italia. L’efficacia con cui il Ministero affronterà questa emergenza influenzerà anche la percezione del ruolo della scienza nel tessuto socio-economico del Paese. L’appello di Cattaneo e Parisi mette dunque in evidenza la necessità di una governance autorevole, indipendente e pronta a rispondere alle sfide della contemporaneità, dalla capacità di innovare fino alla partecipazione a programmi internazionali. La soluzione della crisi passa per strategie che coniugano responsabilità, merito e trasparenza, ponendo così le basi per una stagione nuova della ricerca pubblica italiana, capace di affrontare con autonomia e rapidità i bisogni del presente e le sfide future.
La recente pubblicazione dei dati INVALSI sulla dispersione scolastica testimonia un netto e storico avanzamento nel sistema educativo italiano. Negli ultimi vent’anni, il tasso di dispersione è sceso dal 25,1% nel 2000 a meno del 10% nel 2024, segnando un cambiamento epocale. La dispersione scolastica rappresenta uno dei principali problemi sociali ed economici, poiché riflette la capacità di una nazione di valorizzare il proprio capitale umano. Secondo l’INVALSI e il Ministero dell’Istruzione, i progressi ottenuti sono il risultato di politiche educative mirate, che hanno puntato su orientamento scolastico, supporto agli studenti in difficoltà, rafforzamento delle competenze di base, coinvolgimento delle famiglie e collaborazione tra scuole, enti territoriali e Terzo settore. Tuttavia, la dispersione si manifesta ancora in due forme: quella esplicita, cioè l’abbandono vero e proprio, e quella implicita, che indica la permanenza a scuola senza raggiungere le competenze minime. La diminuzione della dispersione implicita registrata nel 2024 (6,6%) suggerisce che la qualità delle competenze sia anch’essa in crescita, non solo la quantità degli studenti che restano a scuola.
Un’analisi più dettagliata dei dati mostra come la riduzione della dispersione sia frutto di strategie di lungo periodo e non di variazioni casuali. Il ruolo di INVALSI è stato centrale nel fornire dati affidabili e tempestivi, permettendo il monitoraggio reale dei fenomeni e la pianificazione di interventi mirati. Le regioni del Centro-Nord presentano tassi inferiori rispetto a quelle del Sud, evidenziando però un generale miglioramento anche nelle aree storicamente più critiche. Allo stesso tempo, la lotta alla dispersione scolastica è diventata una priorità dell’agenda politica nazionale, grazie all’impegno diretto, tra gli altri, del ministro Giuseppe Valditara. L’obiettivo futuro è quello di superare la mera frequenza fisica, puntando a un apprendimento di qualità e a una reale acquisizione di competenze, anche attraverso l’ampliamento delle attività laboratoriali e la promozione della partecipazione attiva degli studenti alla vita civica e scolastica.
Per consolidare i risultati ottenuti, gli esperti raccomandano di intensificare le azioni di orientamento precoce, di sostenere ulteriormente studenti stranieri e con bisogni educativi speciali, e di promuovere una forte integrazione tra scuola, territorio ed enti locali. La qualità complessiva del sistema scolastico si giocherà sulla capacità di prevenire la dispersione, rafforzare la relazione con le famiglie e diffondere buone pratiche didattiche. La lotta alla dispersione, sia esplicita che implicita, richiede dunque una strategia collettiva e multidimensionale, capace di valorizzare realmente ogni studente e di assicurare pari opportunità di apprendimento e crescita. Grazie al monitoraggio costante dei dati e alle riforme già avviate, la scuola italiana sembra oggi meglio attrezzata per rispondere alle sfide dell’inclusione, della qualità e dell’innovazione formativa.
### Paragrafo 1: Cos’è il voucher scuola Piemonte 2025 e chi può richiederlo
Il voucher scuola Piemonte 2025 è una misura di sostegno economico pensata dalla Regione Piemonte per facilitare l’accesso all’istruzione e garantire pari opportunità tra gli studenti, indipendentemente dalla situazione familiare. Questo voucher nasce per aiutare le famiglie con figli iscritti alle scuole secondarie di primo o secondo grado (medie e superiori) o a corsi presso agenzie formative regionali. Può essere richiesto solo da chi risiede in Piemonte e possiede un ISEE in corso di validità che non superi la soglia fissata annualmente dal bando. L’iniziativa offre un importante aiuto nelle spese scolastiche: per chi opta per scuole paritarie private, copre le rette di iscrizione e frequenza (voucher A), mentre per chi frequenta scuole statali o agenzie formative riconosciute, finanzia l’acquisto di libri di testo, materiale didattico o servizi di trasporto (voucher B). Per presentare domanda, è necessario allegare certificato ISEE, documento di identità, codici fiscali, iscrizione scolastica e una email valida per le comunicazioni ufficiali, come il PIN Edenred per l’uso digitale dei voucher. Consultare sempre il sito regionale e seguire le indicazioni del bando è fondamentale per preparare la documentazione corretta e rispettare tutti i criteri richiesti.
### Paragrafo 2: Modalità di domanda, utilizzo del voucher e scadenze da ricordare
La procedura per richiedere il voucher scuola Piemonte 2025 è completamente digitale, accessibile soltanto online attraverso il portale ufficiale della Regione Piemonte. Per avviare la domanda occorre autenticarsi tramite SPID, Carta d’Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi, compilare l’apposito modulo, scegliere la tipologia di voucher tra A e B, allegare la documentazione richiesta e inviare la domanda entro la scadenza. Il termine ultimo per presentare la richiesta è **entro le ore 12.00 del 27 giugno 2025**: oltre questa data il portale verrà chiuso e nessuna domanda sarà più accettata. Una volta concluso l’iter e ricevuta conferma positiva dall’ente regionale, il voucher viene materialmente attivato tramite un sistema elettronico gestito da Edenred: il beneficiario, tramite tessera sanitaria e PIN ricevuto via email, potrà pagare servizi o acquistare materiale didattico presso esercenti convenzionati (per voucher B) o coprire le rette per le scuole paritarie (voucher A). È importante stampare la ricevuta di invio per ogni evenienza e monitorare la casella di posta per comunicazioni, soprattutto in merito al pin o a eventuali rettifiche necessarie. Questa gestione digitale assicura sicurezza, tracciabilità e rapidità nell’erogazione dei contributi alle famiglie.
### Paragrafo 3: Consigli pratici, errori da evitare e sintesi finale
Per aumentare le probabilità di ottenere il voucher scuola Piemonte 2025, le famiglie devono attenersi scrupolosamente alle istruzioni: aggiornare tempestivamente l’ISEE, controllare con attenzione i dati inseriti, preparare i documenti con largo anticipo rispetto alla scadenza e non attendere l’ultimo giorno utile per effettuare la domanda. Tra gli errori più frequenti spiccano la mancata produzione dell’ISEE, la digitazione errata di codici fiscali, email o altri dati, l’omissione nella consegna dei documenti richiesti o la dimenticanza della ricevuta di invio. È utile leggere bene il bando ufficiale, consultare le sezioni FAQ sul portale e contattare l’assistenza in caso di problemi con il PIN o con il caricamento dei dati. In sintesi, il voucher scuola Piemonte 2025 rappresenta un’opportunità concreta per centinaia di famiglie della regione. L’intero processo, gestito digitalmente con la piattaforma Edenred e con il coinvolgimento della tessera sanitaria, permetterà di rendere semplice, sicuro e chiaro l’utilizzo degli aiuti erogati. L’importante è NON superare la scadenza e consultare costantemente il sito regionale per eventuali aggiornamenti o comunicazioni straordinarie.
Il caso del professore di fisica di Napoli che ha trasformato una tradizionale verifica in classe in un’esperienza didattica basata sulla partita scudetto Napoli-Cagliari rappresenta un significativo esempio di innovazione nella scuola italiana. Nel contesto partenopeo, dove il calcio permea la cultura e l’identità sociale, l’iniziativa si inserisce perfettamente in un ambiente in cui le passioni popolari possono diventare potenti leve educative. Il docente ha saputo abbattere le barriere tipiche della classica lezione, presentandosi in aula con la maglia azzurra e una parrucca, e costruendo un compito sartoriale sugli episodi chiave della famosa gara. Gli esercizi, tutti ancorati ai principi della fisica, invitavano gli studenti a calcolare traiettorie di tiri, dinamiche dei movimenti e fenomeni di attrito, rendendo gli argomenti scolastici tangibili e connessi all’esperienza quotidiana degli alunni. Questo metodo ha permesso di trasformare un normale compito in un momento di scoperta attiva, dove il rigore scientifico si mescolava al coinvolgimento emotivo, accrescendo partecipazione e senso di appartenenza. L’applicazione tematica dello sport ha dunque messo al centro l’alunno, dando voce e senso alle sue passioni all’interno del contesto educativo.
La risposta degli studenti è stata straordinariamente positiva: molti hanno raccontato che l’esperienza è stata la più divertente e significativa dell’intero percorso scolastico. Il clima in classe si è subito riscaldato, superando l’ansia della verifica e favorendo inclusione, auto-efficacia e partecipazione. Il compito non era più solo una prova da superare, ma una sfida condivisa dalla quale trarre soddisfazione personale e collettiva. Questo coinvolgimento, ben oltre quello tipico delle esercitazioni tradizionali, ha portato anche a significativi miglioramenti nei risultati: la totalità degli studenti ha raggiunto buoni voti e un inedito entusiasmo per la materia. Inoltre, la scelta dello sport come linguaggio ponte tra docente e studenti ha permesso anche ai meno motivati di esprimersi e collaborare, valorizzando le diverse potenzialità attraverso dinamiche di gruppo e competizione costruttiva. L’iniziativa napoletana si configura quindi come modello replicabile su scala nazionale, soprattutto in discipline scientifiche spesso percepite come distanti dall’esperienza quotidiana degli adolescenti.
Tuttavia, il successo di questa didattica tematica non è privo di sfide. È fondamentale che l’innovazione non si riduca a singoli episodi mediatici, ma venga inquadrata in una metodologia condivisa e solida, per evitare il rischio di escludere chi non condivide le stesse passioni o trascurare la profondità dei contenuti disciplinari. Criticità ulteriori comprendono la necessità di formare adeguatamente i docenti e di adattare i contesti alle diverse realtà sociali e culturali. Ciononostante, i vantaggi emersi sono evidenti: motivazione potenziata, partecipazione inclusiva e apprendimento più efficace. Se strutturata con equilibrio tra passione e rigore, questa innovazione offre la possibilità di ridefinire il ruolo stesso della scuola, rendendola uno spazio dinamico in cui sapere, emozioni e identità trovano finalmente un punto di incontro. La storia del professore napoletano, in definitiva, supera la cronaca sportiva: offre uno spunto prezioso affinché la scuola italiana diventi sempre più laboratorio di curiosità e crescita condivisa.
### Introduzione
La Corte Suprema degli Stati Uniti si è recentemente pronunciata sul caso di Liam Morrison, uno studente del Massachusetts allontanato da scuola per aver indossato una maglietta con la scritta ‘Ci sono solo due sessi’. Il gesto di Morrison è stato interpretato dalla scuola come contrario alle politiche di inclusività, considerate fondamentali per la tutela degli studenti transgender. La Corte Suprema ha respinto il ricorso del ragazzo, riaffermando il principio secondo cui le scuole possono limitare la libertà di espressione degli studenti quando questa rischia di ledere la dignità e il benessere psicologico di gruppi vulnerabili. Il caso ha suscitato un acceso dibattito sulla coesistenza tra diritto alla libertà di parola e la necessità di garantire un ambiente scolastico sicuro e rispettoso per tutti, soprattutto per le persone transgender, spesso soggette a discriminazione e disagio.
### I limiti della libertà d’espressione in ambito scolastico
Il caso Morrison si inserisce in una lunga tradizione di dibattiti e dispute legali sulla libertà di espressione nelle scuole statunitensi. Pur sancita dal Primo Emendamento, la libertà di parola degli studenti può essere limitata dai regolamenti scolastici quando dichiarazioni, simboli o gesti interferiscono con la didattica o con il diritto degli altri all’istruzione e al rispetto. Precedenti come Tinker v. Des Moines (1969) e Bethel v. Fraser (1986) hanno stabilito che le manifestazioni considerate minacciose, offensive o discriminanti possono essere oggetto di restrizione. Nel caso in oggetto, la frase ‘Ci sono solo due sessi’ è stata considerata dalla scuola e successivamente dalla Corte, una minaccia all’inclusività e al benessere psicologico degli studenti transgender. Questo orientamento conferma la responsabilità delle scuole nel prevenire il bullismo e affermare un contesto inclusivo, ma solleva anche il problema della soglia tra tutela della minoranza e compressione della libertà individuale di espressione, particolarmente sentita dai giudici conservatori dissenzienti.
### Implicazioni e scenari futuri
La decisione della Corte Suprema, pur non rappresentando un precedente vincolante, stabilisce un importante indirizzo che orienterà le future policy scolastiche e le sentenze delle corti inferiori. Nel breve termine, le scuole potrebbero sentirsi rafforzate nell’adottare regolamenti severi contro espressioni considerate discriminatorie, a tutela di studenti LGBTQ+ e in particolar modo transgender. Tuttavia, è probabile che persistano contrasti tra chi difende la libertà di parola anche su temi controversi e chi, al contrario, reputa legittima la limitazione di manifestazioni giudicate lesive dell’inclusività. Sul piano pratico, lo scenario si fa più complesso in Stati con diverse sensibilità e leggi locali: qui il rischio è una frammentazione di pratiche e possibili nuovi ricorsi giudiziari. Il caso Morrison segna dunque un punto di svolta nel bilanciamento tra diritti individuali e collettivi, ponendo la scuola, la magistratura e la società civile di fronte alla sfida di assicurare, insieme, sia libertà di espressione che il benessere delle minoranze più vulnerabili.
Il panorama geopolitico attuale si caratterizza per una crescente irrealità dell’aspirazione alla pace globale, specialmente in aree come Ucraina e Medio Oriente, dove le tensioni tra le grandi potenze – Stati Uniti, Cina e Russia – si manifestano con particolare evidenza. Gli analisti geopolitici riconoscono che è più realistico puntare su una gestione pragmatica delle crisi, evitando che degenerino in conflitti aperti e mantenendo le ostilità “sotto soglia”. In questo contesto, gli USA stanno cercando di compattare l’Occidente, rafforzando la NATO, rinsaldando le cooperazioni con l’Unione Europea e approfondendo le alleanze con partner asiatici come Giappone e Australia. Questa strategia mira a frenare l’espansione di Cina e Russia, garantendo la leadership americana in un sistema internazionale sempre più instabile e multipolare. Le simulazioni geopolitiche mostrano come le grandi potenze tendano a negoziare tregue temporanee nei principali teatri di crisi più come strumenti di gestione, che come veri passi verso la pace, dimostrando una preferenza strategica per la deterrenza e il ricorso a conflitti controllati attraverso proxy locali.
La deterrenza è diventata la chiave di volta nella gestione delle attuali tensioni internazionali. Stati Uniti, Cina e Russia si sono progressivamente adattati a nuove forme di deterrenza – non più solo nucleare, ma anche economica, tecnologica e informatica – che svolgono un ruolo di freno psicologico e materiale contro l’escalation di crisi regionali in conflitti globali. Il rischio di una guerra mondiale viene ridotto, mentre aumentano le strategie di contenimento e la ricerca di soluzioni temporanee. In questo scenario, prende corpo l’ipotesi di una divisione del potere globale secondo il modello “G2”: Stati Uniti e Cina si spartiscono le principali sfere d’influenza, con Europa e America Latina sotto controllo americano e Asia-Pacifico sotto pressione cinese. La Russia, pur ancora presente in alcune aree strategiche, rischia di essere relegata a partner minore di Pechino. La diplomazia americana mostra inoltre una certa elasticità, come dimostrano i tentativi di Trump – e successivamente di altre amministrazioni – di raggiungere tregue tattiche con Mosca, non per una reale pacificazione, ma per evitare rischiosi fronti multipli e mantenere margini di negoziazione nelle crisi più delicate.
Questa nuova “pax americana” non si fonda più sulla promessa di pace globale, ma su un equilibrio fragile fatto di deterrenza, tregue tacite e gestione costante del rischio. La strategia USA si basa sulla prevenzione di escalation, sull’uso selettivo della forza, delle sanzioni e della diplomazia, e sull’influenzare la narrazione dei conflitti. Il risultato è una stabilità relativa, dove i conflitti vengono contenuti senza risolversi definitivamente, mantenendo però livelli di instabilità latente. Analizzando le prospettive future, appare evidente che la “pax americana” di oggi è molto distante da quella del secondo dopoguerra: meno idealistica, più pragmatica, basata sul controllo, sulle divisioni di potere e sui compromessi. Il sistema internazionale si configura dunque come una convivenza armata permanente, dove la gestione del rischio diventa più importante della risoluzione dei conflitti stessi, e il pericolo resta quello di una cronicizzazione delle aree di crisi e della fragilità dello status quo.
### 1. Le elezioni municipali del 2025: tra stabilità e pluralismo
Le elezioni municipali del 2025 in Libano hanno rappresentato un evento cruciale per la stabilità politica del Paese, svolgendosi in un contesto di estrema fragilità sociale ed economica. Il voto ha segnato un punto di svolta rispetto agli anni precedenti, caratterizzati da crisi finanziarie, ingerenze straniere e tensioni interne legate alla composizione confessionale del Paese. L’equilibrio tradizionale tra comunità sciite, sunnite, cristiane e druse è stato messo alla prova, ma le elezioni si sono svolte senza incidenti significativi, rivitalizzando la fiducia nelle istituzioni democratiche. L’affluenza alle urne, pur non straordinaria, è stata interpretata come un segno di ripresa della partecipazione popolare. I risultati elettorali hanno riflesso due dinamiche chiave: la conferma dell’egemonia di Hezbollah nelle municipalità a maggioranza sciita, e l’emergere di nuove forze, in particolare le liste cristiane e civiche nei principali centri urbani e rurali. Questo equilibrio suggerisce che il pluralismo politico sia diventato non solo una necessità, ma un obiettivo concreto del nuovo corso politico libanese, promosso dal protagonismo di forze giovani, laiche e pluraliste, capaci di aprire nuovi spazi di confronto e rappresentanza.
### 2. Hezbollah, la questione del disarmo e la crescita delle liste cristiane
L’egemonia di Hezbollah è stata ulteriormente rafforzata dal risultato elettorale, confermando la profonda radicazione del movimento sciita tra la sua base. La capacità di Hezbollah di fornire servizi essenziali e garanzie di sicurezza continua a renderlo un attore imprescindibile sia sul piano civico che politico. Tuttavia, la centralità del tema del disarmo è rimasta irrisolta: il Presidente della Repubblica ha rinnovato pubblicamente la necessità di avviare un dialogo graduale con Hezbollah per superare l’anomalia di un gruppo armato al di fuori del controllo statale. Criticità istituzionali e pressioni internazionali rendono questo processo difficile e lungo. Sul fronte opposto, le liste cristiane hanno ottenuto un’affermazione significativa in aree chiave come Beirut Est, Byblos e Batroun. Questo risultato è segno di una nuova stagione di pluralismo, poiché le forze moderate e civiche sono riuscite a rappresentare istanze di rinnovamento e riforma, favorendo uno scenario politico meno polarizzato. La coabitazione religiosa rimane un’equazione delicata, ma il successo delle forze cristiane e laiche suggerisce una volontà diffusa di superare le vecchie divisioni confessionali e aprire la strada a una vera rappresentanza democratica.
### 3. Prospettive future: pluralismo, riforme e rischi da affrontare
Al di là dei risultati immediati, le elezioni municipali del 2025 pongono il Libano di fronte a nuove sfide e opportunità. Da un lato, si intravedono segnali positivi di ripresa politica e sociale: la crescita della partecipazione popolare, l’affermarsi di coalizioni meno polarizzate, e l’aumento del peso delle forze civiche e cristiane. Dall’altro lato, permangono nodi strutturali irrisolti, come la difficoltà di riformare in senso realmente rappresentativo il sistema confessionale, le ingerenze regionali e i rischi connessi alla permanenza delle milizie armate. La prospettiva di cambiamenti politici concreti dipenderà dalla capacità della nuova classe dirigente di favorire il dialogo tra tutte le componenti della società, avanzare riforme istituzionali e avviare una progressiva normalizzazione del rapporto tra Hezbollah e lo Stato. La coabitazione religiosa, storicamente fragile ma preziosa, dovrà essere preservata come fondamento irrinunciabile per il futuro del Libano. In conclusione, la sfida per il Libano nei prossimi anni sarà quella di tradurre i segnali di speranza e pluralismo emersi in azione politica concreta, scongiurando nuovi focolai di tensione e coltivando un percorso di maturazione democratica e convivenza pacifica.
Nel panorama italiano, la longevità lavorativa sta assumendo un ruolo centrale, modificando radicalmente la composizione e le esigenze della forza lavoro. Entro vent’anni, un terzo della popolazione sarà over 65, ponendo alle aziende una sfida inedita sia sul piano organizzativo che culturale. La ricerca condotta da Intoo-Wyser restituisce un quadro in cui la grande maggioranza dei manager e dei lavoratori ritiene che le aziende non siano sufficientemente pronte ad affrontare la gestione di una forza lavoro sempre più matura. Gli over 50 percepiscono in modo netto la discriminazione dell’età e allo stesso tempo lamentano una scarsa presenza e accessibilità di iniziative dedicate. Questa situazione rischia di tradursi in una dispersione di capitale umano ed esperienza, impoverendo non solo le singole realtà aziendali ma anche il tessuto produttivo nazionale nel suo complesso. La trasformazione demografica, infatti, implica conseguenze profonde sui sistemi pensionistici, sulle strategie di sviluppo e sulla necessità di aggiornamento costante delle competenze. L’inclusione efficace dei senior, quindi, non può essere lasciata al caso ma richiede visione e programmazione.
Le aziende italiane, secondo i dati della ricerca, risultano ancora impreparate sia sul piano delle politiche che su quello delle pratiche quotidiane per valorizzare pienamente i lavoratori over 50. A livello organizzativo manca spesso una strategia strutturata di formazione continua, valorizzazione interna e adattamento dei ruoli alle nuove esigenze. Solo una minoranza degli over 50 conosce o ha partecipato a programmi dedicati a loro, come workshop di gestione del cambiamento, mentoring intergenerazionale e percorsi di aggiornamento digitale. Questo gap organizzativo si accompagna a resistenze culturali radicate: persistono stereotipi sull’anzianità, limitata considerazione delle competenze accumulatesi nel tempo e una diffusione ancora troppo episodica delle buone pratiche. Gli ostacoli sono sia culturali, con pregiudizi che vedono negli over 50 lavoratori meno flessibili o tecnologici, sia strutturali, con scarse risorse o modelli ad hoc adottati. Ne deriva un duplice rischio: da un lato la mancata valorizzazione di un enorme patrimonio professionale, dall’altro la crescita della percezione di esclusione tra lavoratori senior, con conseguenti effetti negativi su motivazione e produttività.
Nonostante queste criticità, la longevità offre anche occasioni di rilancio per le aziende. I lavoratori senior rappresentano una risorsa in termini di stabilità, resilienza, capacità di problem solving, leadership diffusa e trasmissione di competenze alle nuove generazioni. Far leva su questi vantaggi permette di ridurre il turnover, rafforzare la competitività e costruire reputazione, sia interna che verso il mercato. Le raccomandazioni della ricerca sottolineano l’urgenza di un cambio culturale, l’adozione di strategie di diversity & inclusion focalizzate sull’età, investimenti in formazione continua e digitalizzazione inclusiva, incentivi mirati alla partecipazione dei senior, piani di passaggio generazionale strutturati e monitoraggi concreti dell’efficacia delle politiche adottate. Solo così la longevità può trasformarsi da sfida a vera opportunità, portando a una crescita più equilibrata, inclusiva e sostenibile per aziende e lavoratori di ogni età.
Negli ultimi anni i cyberattacchi contro dispositivi mobili sono aumentati significativamente, sfruttando la diffusione della mobile banking e la centralità degli smartphone nella vita quotidiana. Il malware Zanubis, nuova minaccia per gli utenti Android, rappresenta un esempio dell’evoluzione rapida delle tattiche criminali in ambito digitale. Scoperto dal team di Kaspersky in una sua variante aggiornata, Zanubis sfrutta tecniche di offuscamento avanzate e un uso sofisticato dell’ingegneria sociale per colpire specialmente gli utenti del Perù. Il malware si presenta come un’applicazione legittima, spesso associata a servizi bancari conosciuti, guadagnando così la fiducia delle vittime. Una volta installato, Zanubis ottiene permessi di sistema critici che gli permettono di intercettare notifiche, leggere messaggi, registrare digitazioni e sottrarre dati sensibili, come credenziali bancarie e chiavi dei portafogli digitali. La facilità di distribuzione tramite SMS di phishing, e-mail fraudolente e pubblicità ingannevoli fa sì che il malware si diffonda rapidamente, aggirando spesso le difese dell’utente medio.
Il bilancio dell’attacco rivela oltre 130 dispositivi compromessi e più di 1.250 vittime nel solo Perù, un Paese scelto strategicamente dai criminali per l’alto tasso di adozione delle tecnologie di mobile banking. Le tattiche di ingegneria sociale adottate dal gruppo dietro Zanubis rendono particolarmente difficile per le vittime rendersi conto dell’infezione, che spesso viene scoperta solo dopo anomalie nei movimenti bancari o il blocco degli account. Oltre al furto di credenziali e wallet digitali, Zanubis può permettere trasferimenti illeciti di denaro, la modifica delle password e l’interruzione dei servizi bancari per la vittima. Le vulnerabilità sfruttate comprendono la scarsa abitudine degli utenti a scaricare app solamente dagli store ufficiali, l’assenza di aggiornamenti di sicurezza e la poca formazione tecnica nella valutazione delle richieste di accesso delle app, fattori che aiutano la diffusione di queste minacce su scala nazionale.
Per contrastare il fenomeno, è necessaria una risposta coordinata che coinvolga utenti, operatori bancari, autorità locali e fornitori di soluzioni di sicurezza. Kaspersky e altre agenzie internazionali suggeriscono di adottare comportamenti cauti nello scaricare le app, effettuare aggiornamenti regolari e mantenere attivi sistemi di autenticazione a più fattori e antivirus. Le autorità peruviane stanno intensificando la collaborazione internazionale per arginare la diffusione del malware, aggiornando filtri anti-spam, condividendo nuove firme di minaccia, e lanciando campagne di sensibilizzazione. Il caso Zanubis diventa così un campanello d’allarme globale sui rischi crescenti che minacciano la sicurezza dei dispositivi mobili, sottolineando l’importanza della formazione, della tempestività nelle azioni e della responsabilità condivisa tra tutte le parti in causa.
Samsung conferma la sua leadership nell’innovazione mobile con il lancio del programma beta di One UI 8, la nuova interfaccia personalizzata su base Android 16 dedicata ai dispositivi Galaxy S25. Disponibile inizialmente dal 28 maggio 2025 in sei paesi chiave (Stati Uniti, Germania, India, Corea del Sud, Polonia, Regno Unito), questa beta consente ai più esperti di testare in anteprima le grandi innovazioni che la casa coreana ha preparato per il prossimo futuro. L’Italia, a causa della politica prudente di Samsung sul debutto delle versioni di prova, rimane per ora esclusa dalla prima fase del rollout. Tuttavia, c’è ottimismo su un ampliamento della disponibilità, come già successo con precedenti edizioni. I primi dispositivi compatibili includono la linea Galaxy S25: S25 standard, S25+ e S25 Ultra, che rappresentano i flagship del 2025 e beneficeranno della nuova piattaforma software, migliorata sia a livello di prestazioni che di servizi intelligenti integrati. Partecipare alla beta richiede un’iscrizione tramite l’app Samsung Members nei paesi abilitati, con la consueta raccomandazione di agire su dispositivi secondari vista l’eventuale presenza di bug.
One UI 8 introduce una lunga serie di migliorie tangibili, a partire dall’integrazione nativa di Android 16 che porta novità in sicurezza, ottimizzazione della batteria e nuove funzioni del sistema. L’interfaccia grafica è stata rinnovata con un approccio minimalista, animazioni più fluide e widget innovativi; il multitasking è reso più efficiente da un task manager evoluto e da nuove gestures per la gestione delle app su schermi ampi. Ampie opzioni di personalizzazione (icone dinamiche, temi intelligenti, preset cromatici contestuali) permettono di adattare lo smartphone ai propri gusti e abitudini. Fondamentale è il debutto della AI multimodale di Samsung: una piattaforma capace di integrare input da testo, voce, immagini e gesture per offrire un’assistenza evoluta. L’assistente virtuale ora comprende domande complesse e cross-media, mentre la traduzione istantanea e il riconoscimento di oggetti rendono più pratiche le interazioni. Funzionalità AI generativa consentono la creazione di immagini, sintesi testuali e report vocali direttamente dallo smartphone.
La versatilità di One UI 8 si vede anche nell’ottimizzazione per dispositivi pieghevoli e tablet, con layout adattivi, continuità delle attività tra device e widget che si ridimensionano a seconda dello schermo. Le funzioni di sicurezza sono ulteriormente potenziate: vault personale protetto da riconoscimento biometrico avanzato, controlli granulari sui permessi, rimozione automatica dei metadati e aggiornamenti di sicurezza in tempo reale senza riavvio. In termini di privacy, la possibilità di mascherare dati sensibili durante la condivisione dello schermo aggiunge un livello di protezione apprezzato soprattutto in ambito lavorativo. I primi riscontri degli utenti nei paesi abilitati confermano reattività, freschezza e potenzialità delle nuove feature – anche se permangono alcuni bug tipici delle versioni beta. In vista dell’apertura a nuovi mercati, italiani inclusi, vale la pena rimanere aggiornati per cogliere appieno le novità che Samsung ha in serbo, proiettando Galaxy S25 e il suo ecosistema sempre più verso una dimensione smart, sicura e intuitiva.
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