I chatbot imparano a regolarsi: l’autonomia delle intelligenze artificiali secondo lo studio di Science Advances
L’evoluzione dell’intelligenza artificiale, in particolare dei chatbot, ha raggiunto un nuovo traguardo grazie allo studio pubblicato su Science Advances nel 2025 coordinato da Andrea Baronchelli dell’Università di Londra. Questo studio ha dimostrato che i chatbot possono auto-organizzarsi e creare norme e comportamenti condivisi senza intervento umano, aprendo la strada a forme di autonomia basate su interazioni e scambi informativi interni. L’approccio sperimentale ha coinvolto simulazioni di giochi sociali in cui i chatbot, senza regole prestabilite, hanno sviluppato convenzioni emergenti attraverso l’imitazione e l’adattamento, analogamente a quanto accade nelle comunità umane. Le capacità di cooperazione e negoziazione collettiva dei chatbot rappresentano dunque un salto concettuale rispetto ai modelli preesistenti, offrendo maggiore flessibilità ed efficienza nelle dinamiche di gruppo.
La ricerca evidenzia come queste norme emergenti nascano in modo spontaneo e senza coordinamento centrale, con i chatbot che mostrano rapidità nel convergere verso soluzioni condivise e robustezza contro le perturbazioni del sistema. Nonostante le somiglianze con i processi sociali umani, permangono differenze sostanziali come l’assenza di emozioni e la maggiore velocità di adattamento normativa da parte delle AI. Questi risultati suggeriscono nuove potenzialità per l’uso di sistemi multi-agent in ambiti quali moderazione dei contenuti online, negoziazioni digitali e gestione di reti informatiche, ma sollevano anche questioni etiche sulla trasparenza, il controllo e l’equità delle regole autonome che le AI potrebbero sviluppare in autonomia.
Gli autori sottolineano la necessità di integrare meccanismi di monitoraggio e audit per garantire che queste autonomie restino allineate ai valori umani. I limiti attuali riguardano la semplicità dei modelli di laboratorio e la possibile opacità dei processi decisionali collettivi delle AI. Pertanto, future ricerche dovranno estendere le sperimentazioni in contesti più realistici, sviluppare strumenti per la tracciabilità e integrare principi etici nelle architetture dei chatbot. In conclusione, questa nuova frontiera dell’autonomia nelle AI apre a collaborazioni uomo-macchina più sofisticate, ma richiede responsabilità e controllo continui per assicurare uno sviluppo tecnologico armonico e sicuro per la società.
La conferenza organizzata dall’Accademia dei Lincei, nel contesto del ciclo “Il futuro dell’umanità”, ha sottolineato l’importanza cruciale della prevenzione delle pandemie future, richiamando l’attenzione sulle lezioni apprese dalla crisi di COVID-19. L’evento ha rappresentato una piattaforma privilegiata per il confronto tra esperti internazionali, politici e pubblico, mettendo in luce la necessità di strategie coordinate a livello globale, basate su collaborazione, trasparenza e investimenti nella ricerca scientifica. L’Accademia dei Lincei, con la sua storia e la sua capacità di dialogo interdisciplinare, si è confermata come un centro di riferimento per affrontare le sfide sanitarie e sociali che caratterizzano il nostro tempo. L’intervento in video di Anthony Fauci ha portato un contributo internazionale di peso, evidenziando l’importanza della cooperazione globale e il ruolo essenziale della sanità pubblica e della comunicazione trasparente per prevenire e contenere pandemie. Nel corso della conferenza sono stati approfonditi temi che spaziano dall’innovazione scientifica alle strategie politiche e sociali, insistendo sulla necessità di integrare diverse discipline per costruire risposte efficaci. Un punto centrale è stato il rafforzamento delle reti di sorveglianza epidemiologica e lo sviluppo di piattaforme diagnostiche rapide, insieme a programmi educativi per formare le nuove generazioni di ricercatori e cittadini consapevoli. La preparazione alle emergenze sanitarie è stata esaminata anche sotto la lente della solidarietà internazionale, con la condivisione open access di dati, reti di collaborazione e inclusione di paesi in via di sviluppo nei programmi di ricerca. Il dibattito tra scienza e politica ha messo in evidenza l’importanza di superare gli ostacoli burocratici e di promuovere decisioni basate sulle evidenze scientifiche, garantendo accesso equo a vaccini e terapie. Infine, la conferenza ha richiamato l’urgenza di investire in nuove tecnologie, come terapie geniche e piattaforme vaccinali adattabili, e di utilizzare intelligenza artificiale per la previsione di focolai, ribadendo che il futuro della salute globale dipende da un impegno collettivo, lungimiranza e innovazione continua, per evitare di essere nuovamente sorpresi da emergenze pandemiche.
La ricerca sulle cellule staminali ha fatto un salto quantico nel 2025 con la scoperta delle “super cellule staminali” ottenute tramite una dieta di galattosio, che sostituisce il glucosio nei protocolli di coltura. Questo cambiamento metabolico induce nelle cellule staminali un miglioramento significativo della funzione mitocondriale, aumentando la loro longevità, resistenza allo stress ossidativo e capacità di differenziamento. Questo approccio si basa sul fatto che il galattosio spinge le cellule a utilizzare la fosforilazione ossidativa anziché la glicolisi anaerobica, con effetti fisiologici positivi che rendono queste cellule particolarmente promettenti per la medicina rigenerativa.
Le super cellule staminali a dieta di galattosio mostrano un mantenimento prolungato delle proprietà staminali, riducono i segni di senescenza cellulare e ampliano il potenziale terapeutico. Un aspetto rilevante è la loro maggiore efficienza nella produzione del sacco vitellino in vitro, indicatore della loro elevata capacità di differenziamento plurilineare. Ciò apre la strada alla rivitalizzazione di organi malati o invecchiati, proponendo soluzioni innovative per riparare tessuti danneggiati, migliorare la funzione di organi compromessi e realizzare trapianti più sicuri e duraturi.
Questa innovazione si inserisce in un contesto di importanti progressi della ricerca cellulare e genetica nel 2025, con applicazioni potenziali in numerose patologie finora difficili da trattare. Tuttavia, l’utilizzo di queste cellule comporta sfide etiche e regolatorie, soprattutto sul fronte della sicurezza e dell’etica legata all’origine delle cellule. Nonostante ciò, le prospettive future indicano che le super cellule staminali galattosio potrebbero rivoluzionare la medicina rigenerativa, offrendo terapie più personalizzate, efficaci e sicure, con il potenziale di migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie degenerative.
Il calendario scolastico Marche 2025/2026, approvato dalla Giunta regionale, stabilisce le date di inizio e fine delle attività didattiche per tutte le scuole statali della regione, inclusi istituti primari, secondari e scuole dell’infanzia. Le lezioni inizieranno il 15 settembre 2025 e termineranno il 6 giugno 2026 per primarie e secondarie, mentre le scuole dell’infanzia chiuderanno il 30 giugno 2026, prolungando di fatto il periodo educativo per rispondere meglio alle esigenze delle famiglie lavoratrici. Questo calendario include anche le principali vacanze, come quelle natalizie dal 24 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026 e pasquali dal 2 al 7 aprile 2026, oltre a numerose festività nazionali rilevanti durante l’anno. Il numero di giorni di lezione previsto è di 203, garantendo il rispetto della normativa nazionale e assicurando un percorso didattico completo e distribuito nel tempo. Il calendario rappresenta uno strumento fondamentale anche per le famiglie, che possono così organizzare anticipatamente vacanze, attività extra-scolastiche e campagne educative. Eventuali variazioni possono essere decise dai singoli istituti, nei limiti degli obblighi normativi, tenendo conto di festività locali o situazioni impreviste. Nel confronto con anni precedenti, il calendario conferma la continuità nelle scelte e la particolare attenzione alla qualità e alla flessibilità dell’offerta educativa nella regione Marche.
Negli ultimi anni, la digitalizzazione dei servizi pubblici in Italia ha subito una trasformazione significativa, con l’App IO che si afferma come strumento chiave per migliorare l’accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione. La recente aggiunta di 8,7 milioni di documenti digitali all’interno dell’App IO, nell’ambito del progetto It-Wallet Italia, rappresenta un avanzamento cruciale verso la modernizzazione della gestione dell’identità digitale e dei processi amministrativi. Questo progetto si propone di centralizzare i documenti fondamentali in un’unica piattaforma digitale, facilitando l’interazione quotidiana dei cittadini con la pubblica amministrazione, migliorando la sicurezza e riducendo la burocrazia cartacea. L’App IO, scaricata da oltre 5 milioni di italiani, funge da hub digitale ufficiale, con funzionalità avanzate che includono la gestione di tessere sanitarie digitali, patenti di guida digitali e carte di disabilità europee digitali, consentendo un accesso semplice e sicuro ai documenti e servizi correlati. I benefici sono evidenti sia per i cittadini, che vedono semplificata la gestione dei documenti e ricevono notifiche tempestive, sia per la pubblica amministrazione, che ottimizza risorse, riduce costi e migliora la tracciabilità dei dati. L’incremento della digitalizzazione rafforza inoltre l’identità digitale degli utenti, promuovendo sicurezza e controllo sui dati personali, con protocolli di autenticazione avanzati per garantire la protezione e prevenire frodi. Nonostante l’esperienza utente semplice e intuitiva, e le prospettive di integrazione di ulteriori documenti e servizi personalizzati, permangono sfide legate al divario digitale, alla resistenza culturale e alla necessità di aggiornamenti infrastrutturali e tutela contro cyberattacchi. In sintesi, l’espansione dell’App IO e del progetto It-Wallet segna una pietra miliare nell’innovazione digitale italiana, con l’obiettivo di creare una cittadinanza digitale accessibile, inclusiva e sicura, superando progressivamente ostacoli tecnologici e culturali e consolidando un modello di e-Government efficiente e moderno.
Nel primo trimestre del 2025, Almawave, società italiana leader nelle tecnologie digitali e parte del Gruppo Almaviva, ha registrato una contrazione significativa dei ricavi, scesi a 10,9 milioni di euro con un calo del 26,5% rispetto all’anno precedente. Anche l’utile netto ha subito una forte riduzione, passando da 1,3 milioni a 100.000 euro, riflettendo l’aumento dei costi operativi e degli investimenti in ricerca e sviluppo. Nonostante queste performance finanziarie in calo, l’azienda ha mantenuto un margine operativo lordo positivo, con un EBITDA di 1,3 milioni e un margine del 13,2%, denotando una gestione operativa ancora efficiente.
Il calo dei ricavi è attribuibile a diversi fattori, tra cui il rallentamento degli investimenti pubblici e privati, la crescente competizione di player internazionali specializzati in intelligenza artificiale, e la fase di transizione legata al lancio di nuovi prodotti come la piattaforma Velvet. Quest’ultima rappresenta un investimento strategico chiave, orientato all’innovazione in automazione intelligente, comprensione del linguaggio naturale e integrazione con sistemi esistenti. Almawave ha aumentato gli investimenti strategici del 78%, sottolineando una visione a lungo termine focalizzata sulla leadership tecnologica nonostante le sfide del mercato.
L’ambiente economico e digitale italiano nel 2025 presenta sfide quali la scarsità di personale qualificato, la concorrenza internazionale e ritardi normativi, coi quali Almawave deve confrontarsi. La sua strategia sostenuta dal Gruppo Almaviva punta sull’innovazione continua, partnership strategiche e penetrazione in mercati verticali come sanità e pubblica amministrazione. Guardando al futuro, Almawave mira a trasformare gli investimenti in crescita sostenibile, consolidando la propria posizione nel panorama dell’intelligenza artificiale italiana e contribuendo allo sviluppo digitale nazionale.
Il crescente allarme sulla sicurezza informatica coinvolge in modo particolare le imprese milanesi, specie le piccole e medie aziende (PMI). Una recente ricerca di Confcommercio Milano ha rivelato che più di un terzo delle imprese locali ha subito attacchi informatici, con un 36% che ha dichiarato furti di credenziali, dati o denaro. Questi dati riflettono la vulnerabilità crescente di un tessuto produttivo sempre più digitalizzato ma spesso non adeguatamente preparato ad affrontare minacce come il phishing, il ransomware e l’hacking. Milano, città caratterizzata da un’elevata vocazione all’innovazione, si trova così a dover fare i conti con rischi economici, reputazionali e operativi derivanti da queste aggressioni digitali.
Le modalità di attacco più diffuse includono il furto di credenziali tramite tecniche sofisticate, il phishing attraverso email ingannevoli e il ransomware che può bloccare interi sistemi aziendali chiedendo un riscatto. L’elemento umano emerge come una delle cause principali di vulnerabilità: il 71% degli imprenditori attribuisce all’errore umano buona parte delle falle. Spesso la scarsa formazione, l’uso improprio delle password e la mancanza di attenzione alle email sospette favoriscono l’accesso dei criminali informatici. Pertanto, la sicurezza non si basa solo su antivirus e firewall aggiornati, che comunque il 62% delle imprese ritiene fondamentali, ma richiede anche backup costanti, cifratura dei dati e soprattutto una solida cultura della cybersecurity, supportata da una formazione continua e da politiche interne rigorose.
Le ripercussioni degli attacchi sono gravi e inoltre impattano negativamente sull’intero sistema economico locale. Interruzioni delle attività, sanzioni per violazione di normative e danni alla reputazione mettono a dura prova la resilienza delle PMI milanesi. Il ransomware rappresenta una minaccia in crescita che impone decisioni difficili sulle richieste di riscatto. Guardando avanti, la ricerca raccomanda un approccio sistematico che comprende audit periodici, investimenti tecnologici continui, una governance interna dedicata, collaborazione tra aziende e una strategia solida di backup e disaster recovery. Solo così Milano potrà consolidare una nuova era della sicurezza informatica, trasformando una sfida in un’opportunità di crescita e protezione del tessuto imprenditoriale.
Il primo Forum nazionale dei giovani del Made in Italy, tenutosi a Palazzo Lombardia a Milano, ha rappresentato un momento cruciale per mettere in dialogo i giovani imprenditori delle filiere simbolo dell’eccellenza italiana: moda, legno-arredo e alimentare. L’evento, intitolato “Creare Futuro”, ha sottolineato l’importanza di questi settori strategici non solo come pilastri economici ma come simboli culturali di identità e innovazione. Milano, cuore pulsante della moda e del design, è stata la cornice perfetta per un confronto che guarda al futuro, promuovendo sinergie, sostenibilità e formazione continua affinché le nuove generazioni possano guidare con successo la transizione verso un’economia più innovativa e sostenibile.nnIl forum ha anche evidenziato la necessità di una collaborazione trasversale tra i diversi comparti produttivi. I giovani leader dei gruppi Giovani di FederlegnoArredo, Confindustria Accessori Moda e Federalimentare hanno condiviso visioni comuni sul valore della sinergia per affrontare le sfide della globalizzazione, della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale. Ognuno di questi settori ha potenziato la propria capacità, puntando sulla formazione mirata, sull’innovazione tecnologica e sulle strategie di internazionalizzazione per mantenere alto il prestigio del Made in Italy nel mondo, creando al contempo nuove opportunità di lavoro per i giovani talenti.nnInfine, il Forum si inserisce nel più ampio contesto degli eventi Milano 2025, con l’obiettivo di promuovere l’autoimprenditorialità e il dialogo fra università e imprese. Sostenibilità, digitalizzazione e internazionalizzazione sono emerse come sfide imprescindibili per le filiere simbolo, che si impegnano a sviluppare prodotti etici e eco-compatibili, garantire la qualità e la tracciabilità delle produzioni, e rafforzare la competitività italiana sui mercati globali. Queste iniziative rappresentano una nuova stagione per il Made in Italy, sostenuta dall’energia e dalla visione dei giovani protagonisti dell’industria italiana.
Microsoft Build 2025 rappresenta un evento chiave nel panorama tecnologico e per la comunità degli sviluppatori a livello mondiale. In programma dal 19 al 22 maggio a Seattle, la conferenza sarà un’occasione privilegiata per scoprire le novità strategiche dell’azienda di Redmond, specialmente in ambito intelligenza artificiale. La manifestazione si propone come punto focale per presentare aggiornamenti su Windows 11, l’evoluzione dell’ecosistema Copilot e le soluzioni cloud di Azure, con un programma ricco di keynote, workshop e sessioni tecniche dedicate. La direzione strategica sarà delineata da Satya Nadella e Kevin Scott, che guideranno il keynote inaugurale con un focus su innovazione e visione futura.
L’intelligenza artificiale domina l’agenda di Microsoft Build 2025, confermando l’impegno della società nell’integrare questa tecnologia in prodotti consumer e enterprise. L’evento offrirà dimostrazioni pratiche e approfondimenti su come l’AI migliori la produttività degli sviluppatori, con particolare attenzione alle nuove funzionalità di Microsoft Copilot, sempre più centrale nei flussi di lavoro. Inoltre, sarà possibile seguire la conferenza in streaming attraverso il sito ufficiale Microsoft e il canale YouTube, con supporti per accessibilità e interazione in tempo reale.
Oltre alle innovazioni in AI, la conferenza proporrà aggiornamenti su strumenti di sviluppo come API, SDK e librerie .NET, rivolti a sviluppatori e professionisti IT. Microsoft Build 2025 rappresenta anche una piattaforma di networking globale, con la partecipazione di startup, istituzioni e community internazionali. Grazie a una strategia basata su trasparenza, apertura e formazione continua, l’evento si conferma un catalizzatore di innovazione digitale, anticipando le tendenze tecnologiche che modelleranno il futuro dell’IT e della collaborazione digitale.
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