
Pensioni dei Dipendenti Pubblici: I Nuovi Tagli Preoccupano Lavoratori e Sindacati
La riforma pensionistica del 2025 per i dipendenti pubblici rappresenta un cambiamento significativo nel panorama previdenziale italiano, orientato a contenere la spesa pubblica e garantire la sostenibilità del sistema. Introdotta nella Legge di Bilancio 2025, la misura prevede un taglio proporzionale delle pensioni anticipate per i lavoratori che andranno in pensione prima dei 67 anni, con decurtazioni annue che variano da 927 a oltre 14.000 euro a seconda della retribuzione e dell'età. Questo intervento coinvolge più di 730.000 dipendenti pubblici, principalmente nei settori della sanità, scuola e amministrazione, e colpisce particolarmente donne e chi ha iniziato a lavorare giovane. La retroattività della norma ha generato forti polemiche, con sindacati come la CGIL che la definiscono ingiusta e incostituzionale, denunciando la violazione della certezza del diritto. Inoltre, dal 2028 sono previsti allungamenti dei tempi per il pensionamento, con conseguenze dirette sulla vita lavorativa e personale dei dipendenti pubblici e implicazioni sul ricambio generazionale e sulla qualità dei servizi pubblici. A fronte di queste criticità, il governo ha indicato la necessità di mantenere la sostenibilità finanziaria, tuttavia esistono margini di revisione, soprattutto per i casi di maggior fragilità. La riforma si inserisce in un contesto europeo dove le penalizzazioni per pensionamenti anticipati sono comuni, ma si distingue per l'applicazione retroattiva. La sfida ora è bilanciare equità, diritto e sostenibilità sociale in un contesto di crescente tensione e bisogno di fiducia tra lavoratori e Stato.