Povertà tra i lavoratori in Europa: l'8,2% a rischio e il dramma di Campania e Calabria

Povertà tra i lavoratori in Europa: l'8,2% a rischio e il dramma di Campania e Calabria

Nel 2025, il fenomeno della povertà lavorativa in Europa si presenta con dati allarmanti: l’8,2% dei lavoratori è a rischio povertà, percentuale che sale oltre il 10% in Italia, segnalando un serio problema di sicurezza economica anche in presenza di impiego. La povertà lavorativa è definita come la condizione di chi guadagna meno del 60% del reddito mediano nazionale e persiste a causa di fattori come inflazione, precarietà e trasformazioni tecnologiche. Campania e Calabria emergono come due tra le regioni più colpite in Europa, con tassi di povertà rispettivamente del 48,8% e 43,5%, dovuti a precarietà lavorativa, bassi salari, lavoro nero e carenze infrastrutturali.

Un'analisi di genere rivela che, contro le aspettative, gli uomini risultano più esposti alla povertà lavorativa (9%) rispetto alle donne (7,3%), legato a settori più colpiti dalla crisi e salari bassi, anche se le donne affrontano penalizzazioni in termini di tutele e ruoli apicali. Il paradosso del Lussemburgo, con un tasso del 13,4% nonostante la prosperità, evidenzia che elevati costi di vita e lavoratori precari transfrontalieri aggravano il fenomeno.

Le cause comuni includono contratti atipici, inflazione che riduce il potere d'acquisto, disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e stagnazione salariale. In Italia, a queste si aggiungono divari territoriali e un’economia sommersa diffusa. Le conseguenze sociali sono molteplici: esclusione sociale, difficoltà familiari, e instabilità economica. Per contrastare questa realtà, la Commissione Europea raccomanda politiche integrate su salario minimo, controllo dei contratti, formazione continua e investimenti mirati, soprattutto nel Sud. Solo un approccio sinergico e multidimensionale potrà assicurare un futuro di dignità e inclusione lavorativa nell’Unione Europea.

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