Primo Corso di Laurea per l’Università Americana di Baghdad: una Trasformazione dal Palazzo di Saddam alla Culla delle Arti Liberali

Primo Corso di Laurea per l’Università Americana di Baghdad: una Trasformazione dal Palazzo di Saddam alla Culla delle Arti Liberali

L’Università Americana di Baghdad, fondata nel 2021 e situata all’interno di un ex palazzo di Saddam Hussein, rappresenta una rivoluzione simbolica e pratica nell’istruzione superiore irachena. In occasione del 27 maggio 2025, l’ateneo ha celebrato la laurea della sua prima coorte di studenti: un traguardo che simboleggia sia la trasformazione fisica di un luogo storico – da enclave del potere autoritario a centro di educazione e dialogo globale – sia l’inizio di una nuova era culturale per il paese. L’iniziativa ha richiesto un profondo lavoro di adeguamento strutturale e culturale: il campus, realizzato grazie al finanziamento del filantropo Saadi Saihood, è stato riconvertito con tecnologie moderne, biblioteche e spazi comuni, eliminando vecchi simboli di regime e valorizzando la componente storica architettonica. Vero motore del cambiamento, tuttavia, è la scelta di adottare il modello educativo delle arti liberali, con una didattica ispirata agli Stati Uniti e una faculty internazionale, che incoraggiano pensiero critico, creatività e dibattito multidisciplinare.

Il nuovo approccio formativo ha offerto ai giovani iracheni un inedito ventaglio di possibilità: filosofia, psicologia, storia, relazioni internazionali e scienze politiche sono oggi discipline centrali nei percorsi di studio, rompendo con la tradizione educativa prevalentemente tecnica e gerarchica. Gli studenti della prima coorte arrivano da tutto il paese – anche da aree rurali e contesti difficili – e molti sono la prima generazione universitaria nelle loro famiglie. Il percorso accademico diviene così anche veicolo di emancipazione sociale e di speranza per un Iraq aperto all’innovazione e al dialogo internazionale. Durante la cerimonia di laurea, caratterizzata da una forte componente interculturale, sono emersi aspirazioni personali e impegno collettivo: molti laureati intendono restituire al paese quanto appreso, lavorando nei settori pubblico e privato, o continuando studi all’estero come ambasciatori di un Iraq nuovo e propositivo.

L’impatto dell’Università Americana di Baghdad si fa sentire sull’intero sistema accademico iracheno: la reputazione crescente, i partenariati con atenei internazionali e le esperienze di scambi e ricerca collaborativa stanno spingendo altre istituzioni verso modelli più aperti e multidisciplinari. Sul futuro, l’università punta all’ampliamento del campus, all’introduzione di corsi STEM integrati con le arti liberali, alla creazione di centri di ricerca e incubatori di impresa, trasformandosi così in un vero polo di innovazione. In questo senso, il campus non rappresenta solo un monumento riconvertito, ma un laboratorio vivente di ricostruzione nazionale. Il successo della prima coorte di laureati rafforza l’ambizione di formare leader capaci di guidare il paese verso stabilità, prosperità e inclusione, consolidando l’università come ponte tra passato e futuro per tutte le nuove generazioni irachene.

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