Riforma pensioni 2026: Rivalutazione ridotta, nuovi scenari sui cedolini e l'impatto per i pensionati

Riforma pensioni 2026: Rivalutazione ridotta, nuovi scenari sui cedolini e l'impatto per i pensionati

La riforma pensioni 2026 è al centro di un acceso dibattito politico e sociale, con l’obiettivo di rivedere la rivalutazione degli assegni previdenziali e le aliquote IRPEF applicate ai pensionati. Dal 2026 la rivalutazione delle pensioni potrebbe essere ridotta dall’attuale 2,2% a circa l’1,5-1,7%, con applicazione piena solo per le pensioni fino a 2.413,60 euro lordi mensili, mentre per gli assegni superiori è prevista una rivalutazione decrescente, fino alla quasi totale cancellazione per le pensioni più elevate. Questa misura mira a contenere la spesa pubblica e a garantire una maggiore equità, ma rischia di penalizzare soprattutto il ceto medio, creando tensioni e proteste politiche. Parallelamente, è in arrivo un taglio IRPEF che potrebbe portare a un risparmio massimo di circa 53 euro al mese per le pensioni medio-basse, mentre i redditi più alti vedranno minori benefici o addirittura un aggravio delle trattenute fiscali. Le prime modifiche si rifletteranno già nei cedolini di settembre 2025, facendo sentire i possibili impatti economici sulle tasche dei pensionati. Il contesto economico incerto, con un’inflazione stimata all’1,7% ma soggetta a variabilità, aggiunge complessità alle prospettive future. La riforma punta anche a innescare innovazioni a medio termine, come meccanismi biennali di rivalutazione e incentivi ai fondi pensione complementari, con l’intento di tutelare i più fragili e favorire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano.

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