
Rivoluzione nel raffreddamento: addio dissipatori con 800 W/cm²
La gestione termica dei dispositivi elettronici, soprattutto nei datacenter e nei sistemi ad alta densità come server, AI e IoT, è una delle principali sfide della tecnologia contemporanea. I dissipatori tradizionali, siano essi ad aria o a liquido, risultano spesso insufficienti di fronte ai carichi termici e alla miniaturizzazione delle moderne architetture elettroniche. Sistemi tradizionali richiedono inoltre parti mobili soggette a usura, energia elettrica per ventole o pompe, spazi considerevoli e una manutenzione frequente, elementi non più sostenibili considerando la crescita esponenziale della domanda di calcolo e di efficienza energetica. La nuova frontiera del raffreddamento arriva dalla UC San Diego, con una soluzione rivoluzionaria: una membrana in fibra altamente porosa che sfrutta l’evaporazione passiva. Questa tecnologia può dissipare fino a 800 watt per centimetro quadrato in modo passivo, eliminando la necessità di alimentazione supplementare, riducendo drasticamente sia i consumi energetici sia l’impatto ambientale, e promette una svolta radicale per i datacenter del futuro.
La membrana sviluppata dalla UC San Diego rappresenta un balzo tecnologico senza precedenti grazie all’efficiente trasporto e alla rapida evaporazione del liquido refrigerante, veicolato tramite capillarità. Il processo si autoalimenta: il liquido, assorbito dalla membrana, evapora a contatto con componenti caldi come CPU e chip, assorbendo il calore tramite il calore latente di evaporazione e dissipandolo nell’ambiente circostante—senza necessità di pompe o ventole e con una durata praticamente illimitata dei componenti. Test condotti in ambienti simulati hanno dimostrato performance stabili nel tempo e una manutenzione nulla, posizionando questa tecnologia ben oltre i limiti degli attuali dissipatori ad aria (meno di 100 watt/cm²) e anche delle soluzioni liquide chiuse (fino a 400 watt/cm² ma con bisogno di energia e manutenzione). Applicazioni chiave sono nei server, nei dispositivi edge e nei settori medicali e automotive, dove miniaturizzazione ed efficienza sono essenziali.
Il potenziale di impatto di questa innovazione è enorme: implementata su larga scala, la membrana potrebbe ridurre fino al 40% il fabbisogno energetico per il raffreddamento dei datacenter, tagliando drasticamente le emissioni di CO2 e il fabbisogno di spazi e apparecchiature ausiliarie. Le sfide per il futuro restano legate a scalabilità produttiva, adattamento a diverse architetture hardware e ottimizzazione per vari ambienti climatici, ma l’interesse di grandi player ICT lascia presagire una diffusione rapida e globale. Nei prossimi anni, l’obiettivo della ricerca sarà estendere compatibilità e performance su vasta scala, supportando una transizione definitiva verso il raffreddamento passivo. La tecnologia a membrana della UC San Diego segna così l’inizio di una nuova era in cui dissipatori tradizionali diventeranno sempre più obsoleti, ponendo solide basi per la sostenibilità della crescita digitale globale.