
Scuola e Ricerca, emergenza supplenti: la denuncia della Flc-Cgil, tra 300mila precari e il silenzio delle istituzioni
Negli ultimi anni, il sistema italiano della scuola e della ricerca si è trovato ad affrontare un’emergenza strutturale legata al boom dei lavoratori precari. Secondo i dati della Flc-Cgil esposti durante l’assemblea pubblica del 5 giugno 2025 a Roma, oltre 300mila persone lavorano con contratti a tempo determinato: di questi, circa 250mila nella scuola e 50mila nell’università e negli enti di ricerca. Questa "fabbrica dei supplenti" garantisce quotidianamente la continuità didattica e operativa, ma lo fa a scapito della stabilità lavorativa, della serenità professionale e, spesso, della qualità della formazione e della ricerca. Nonostante ripetuti appelli, in particolare attraverso la campagna Zeroprecarietà e numerose lettere inviate alle istituzioni, le risposte del governo e delle amministrazioni centrali sono rimaste insufficienti e frammentarie. La questione risulta accentuata soprattutto nelle grandi città e nel Centro-Sud, dove le esigenze di copertura delle cattedre sono più pressanti, e riguarda non solo insegnanti e ATA giovani, ma anche professionisti con anni di servizio alle spalle, spesso vittime di un sistema concorsuale lento, inadeguato e privo di un efficace piano di stabilizzazione pluriennale.
Il fenomeno del precariato, inoltre, coinvolge pesantemente anche università e ricerca, dove circa 50mila lavoratori, tra assegnisti, docenti a contratto e personale tecnico, vivono una perenne incertezza dovuta a contratti spesso annuali o legati a progetti esterni. Il recente decreto Pnrr sul precariato, sebbene promuova alcune accelerazioni nei concorsi, non prevede veri e propri piani straordinari di assunzioni né un reale adeguamento degli organici alle necessità future di sistema. La Flc-Cgil denuncia la perpetuazione di incarichi rinnovabili ogni anno senza sbocchi di stabilità, la complessità burocratica e la scarsità delle risorse stanziate. Il sindacato, di fronte al silenzio istituzionale, rilancia la mobilitazione nazionale Zeroprecarietà, chiedendo concorsi più rapidi e trasparenti, coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e, soprattutto, l’avvio immediato di una politica di stabilizzazione che valorizzi anche l’esperienza maturata sul campo. Nonostante le raccomandazioni europee, però, manca ancora una volontà effettiva da parte dello Stato italiano di recepire queste istanze e imboccare la strada di una riforma strutturale e definitiva.
Le testimonianze raccolte durante l’assemblea Flc-Cgil a Roma evidenziano l’aspetto umano e sociale dell’emergenza: insegnanti e ricercatori spesso costretti a spostamenti continui, ansia per i rinnovi, instabilità nella vita personale e professionale. Questa situazione genera frustrazione, ma anche una costante tensione tra il desiderio di offrire qualità e continuità agli studenti e la realtà di diritti negati. Nel concreto, Flc-Cgil e gli esperti propongono soluzioni fondate su cinque pilastri: un piano straordinario e stabile di assunzioni, riforma snella delle procedure concorsuali, programmazione pluriennale degli organici, investimenti strutturali e valorizzazione delle competenze acquisite sul campo. La speranza, ribadita anche nella sintesi finale dell’assemblea, è che questa mobilitazione non resti solo una denuncia, ma spinga finalmente politica e istituzioni ad azioni decisive per garantire #zeroprecarietà e restituire dignità al lavoro nella scuola, nell’università e nella ricerca pubblica italiana.