Scuole Aperte durante il Referendum: A Trento la Dirigente Scolastica Sceglie l'Azione Educativa e Vince la Sfida della Convivenza con i Seggi

Scuole Aperte durante il Referendum: A Trento la Dirigente Scolastica Sceglie l'Azione Educativa e Vince la Sfida della Convivenza con i Seggi

Durante il referendum dell’8 e 9 giugno 2025, mentre la maggior parte delle scuole italiane chiudeva per accogliere i seggi elettorali, una scuola di Trento ha scelto una strada diversa: mantenere le lezioni in presenza, trasformando un potenziale disservizio in un’importante occasione educativa. Il contesto nazionale vede, solitamente, la sospensione dell’attività didattica con conseguenti disagi per famiglie, studenti e insegnanti, oltre al rischio di interruzioni nei programmi formativi. La dirigente scolastica di Trento ha deciso di agire diversamente, puntando sulla continuità della didattica e sulla valorizzazione dell’evento elettorale come opportunità di crescita civica per gli alunni. La sua iniziativa ha coinvolto amministrazione comunale e Questura, dimostrando che con la giusta pianificazione logistica e il rispetto dei protocolli di sicurezza è possibile conciliare le esigenze della scuola con quelle del voto. La separazione chiara degli ambienti tra elettori e studenti, il rafforzamento del personale ausiliario, una comunicazione costante con le famiglie e la presenza delle forze dell’ordine hanno garantito giornate scolastiche svolte in totale sicurezza, senza disagi né per la scuola né per le operazioni elettorali.

Particolarmente rilevante è stato l’aspetto educativo: la dirigente ha scelto di trasformare la presenza dei seggi in una vera lezione di democrazia. Gli insegnanti hanno tenuto brevi sessioni dedicate al significato del voto, alla partecipazione civica e alle funzioni di un referendum, offrendo così agli alunni esperienze di cittadinanza attiva e consapevole. Alcuni studenti più grandi hanno potuto vedere da vicino l’organizzazione di un seggio, sempre nel rispetto delle regole di sicurezza. Le famiglie e il corpo docente hanno accolto positivamente questa innovazione: i genitori hanno riconosciuto il valore di una scuola che affronta il cambiamento senza interrompere il servizio, mentre gli insegnanti hanno valorizzato la possibilità di svolgere attività didattiche legate direttamente all’attualità democratica. La gestione ordinata della convivenza fra scuola e seggi è diventata un modello di riferimento, che potrebbe essere replicato anche in altre realtà, a patto di ricreare le condizioni di collaborazione e logistica sperimentate a Trento.

Questo esperimento ha evidenziato numerosi vantaggi rispetto alla prassi della chiusura scolastica: maggiore continuità della didattica, minori disagi per le famiglie, e una concreta opportunità di innovazione e arricchimento del curriculum. Tuttavia, restano anche sfide organizzative: la necessità di spazi sufficienti per separare ambienti, la presenza assicurata di personale e forze dell’ordine, e la capacità di adattare il modello in scuole più piccole o con meno risorse. Il caso di Trento suggerisce però una prospettiva nuova per il sistema scolastico nazionale, in cui la scuola non rappresenta più un luogo da chiudere nelle giornate democratiche, ma diventa protagonista e promotrice di cittadinanza attiva. Se l’esperienza verrà condivisa e adattata, potrà segnare un punto di svolta verso una scuola più inclusiva, centrale nella vita delle comunità e delle istituzioni, capace di cogliere ogni occasione — anche le più impegnative — come momento di crescita collettiva e civile.

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