Social Media e Minori: La Commissione UE Non Prevede il Bando per gli Under 15, la Decisione Resta agli Stati Membri

Social Media e Minori: La Commissione UE Non Prevede il Bando per gli Under 15, la Decisione Resta agli Stati Membri

Negli ultimi anni, la diffusione dei social media tra i più giovani ha sollevato un acceso dibattito pubblico e istituzionale in tutta Europa. La centralità dei social network nella vita degli adolescenti mette in evidenza interrogativi cruciali sulla loro sicurezza online, l’esposizione a rischi come il cyberbullismo e la dipendenza digitale e l’impatto sulla salute mentale. Recentemente, è circolata la notizia che la Commissione Europea stesse lavorando a un bando per impedire ai minori di 15 anni l’accesso ai social; tuttavia, la Commissione ha smentito qualsiasi iniziativa legislativa in tal senso, chiarendo che l’eventuale decisione su un divieto o su limiti d’età rimane prerogativa dei singoli Stati membri. Questo orientamento riflette la complessità di una materia che tocca sia la tutela dei minori sia il rispetto dell’autonomia familiare e dei principi fondamentali dell’UE. L’approccio europeo, quindi, si orienta più sull’osservazione del fenomeno e sul rispetto delle diverse sensibilità nazionali, piuttosto che sulla predisposizione di una normativa unica e centralizzata a livello continentale.

La varietà di risposte nazionali riflette la difficoltà di trovare un equilibrio tra esigenze di tutela e libertà personali. In Francia, il presidente Macron si è fatto portavoce di un approccio più restrittivo, proponendo il divieto dei social media per gli under 15 e chiedendo un dibattito e una strategia condivisa a livello europeo. La Germania e l’Irlanda hanno già innalzato il limite d’età per l’accesso alle piattaforme rispettivamente a 16 anni o con l’obbligo di consenso genitoriale, mentre l’Italia si attesta sui 13 anni, seguendo le direttive delle stesse piattaforme e del GDPR europeo. Le differenze tra le legislazioni nazionali rendono complesso uno scenario armonico e alimentano la discussione su come assicurare a tutti i giovani europei standard minimi di protezione. In parallelo, cresce il ruolo delle associazioni di tutela, dei genitori e degli esperti, che chiedono maggiore attenzione agli aspetti psicologici, educativi e tecnologici, e degli stessi social network, chiamati a garantire maggiori strumenti di verifica dell’età e parental control.

Le prospettive future vedono due tendenze principali: da un lato la richiesta di armonizzazione legislativa europea sui temi della protezione dei minori, dall’altro la diffusione di una "cultura digitale" nelle scuole e nelle famiglie. Nonostante la Commissione UE non abbia in programma un bando generale per gli under 15, è probabile che la pressione sociale e politica continui a crescere, spingendo i paesi membri verso soluzioni condivise o quantomeno più efficaci. L’efficacia delle politiche di protezione dipenderà sempre più dalla collaborazione sinergica tra istituzioni, famiglie, scuola e operatori digitali: solo intervenendo in modo coordinato e multidisciplinare sarà possibile promuovere una crescita consapevole e sicura delle nuove generazioni nell’ambiente digitale, senza limitare eccessivamente le opportunità offerte dalla rete ma fornendo loro gli strumenti per non esserne vittime.

Questo sito web utilizza cookies e richiede i dati personali per rendere più agevole la tua esperienza di navigazione.