
STEM nella Scuola Primaria: Le nuove Indicazioni Nazionali e la rivoluzione dell’informatica anche per i più piccoli
La recente riforma delle Indicazioni Nazionali pone le discipline STEM – Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica – al centro del curricolo della scuola primaria italiana, segnando una svolta storica per l’educazione di base. A partire dal 2025, l’informatica assume una posizione centrale tra le competenze obbligatorie, non più relegata a semplici attività extracurriculari, ma integrata in modo strutturale e progressivo. L’introduzione del pensiero computazionale, coding, utilizzo consapevole delle tecnologie digitali e sicurezza informatica anche nei primi anni di scuola risponde alle trasformazioni di una società sempre più digitale e punta a sviluppare nei bambini quelle competenze trasversali – come il pensiero critico, la creatività e la capacità di risolvere problemi – indispensabili nel XXI secolo. In quest’ottica, la scuola primaria viene ridefinita come primo grande laboratorio di cittadinanza scientifica e digitale, garantendo un continuum formativo con la scuola secondaria e un'alfabetizzazione tecnologica diffusa sin dall’infanzia.
Le nuove Indicazioni propongono un modello didattico fortemente incentrato sulla laboratorialità, l’apprendimento attivo e l’interdisciplinarità. Attraverso esperienze concrete, lavori di gruppo e progettazione collaborativa, i bambini sono chiamati non solo a conoscere, ma anche a fare e riflettere criticamente sulle proprie scoperte ed errori. Questo metodo favorisce la nascita di una cultura scientifica condivisa, in cui il sapere teorico trova sbocco nelle applicazioni pratiche e nella soluzione di problemi reali. L’interconnessione tra matematica, scienze, tecnologia, informatica e discipline umanistiche rompe la rigida compartimentazione scolastica tradizionale, facilitando nei bambini la costruzione di una visione olistica del sapere e promuovendo la flessibilità mentale necessaria per affrontare le sfide del futuro. Gli insegnanti diventano così facilitatori e promotori di autonomia e motivazione, sostenuti da percorsi di formazione, materiali dedicati e comunità professionali che favoriscono la condivisione di pratiche innovative.
Se i benefici attesi sono evidenti – innalzamento delle competenze, maggiore equità, apertura verso il mondo produttivo – la reale attuazione della riforma presenta grandi sfide: dall’adeguamento degli ambienti e delle tecnologie, alla formazione diffusa e continua degli insegnanti, fino al superamento delle resistenze al cambiamento. Il confronto con le esperienze internazionali dimostra che la direzione è virtuosa, ma adattare le migliori pratiche al contesto nazionale sarà cruciale. In prospettiva, la scuola italiana potrà ritrovare un ruolo di motore dell’innovazione se saprà investire su risorse, infrastrutture e inclusione, e se riuscirà a offrire un’educazione STEM capace di preparare cittadini consapevoli, critici, creativi e socialmente responsabili. Solo così la rivoluzione delle STEM potrà diventare il vero pilastro di una società più giusta e preparata alle evoluzioni del mondo contemporaneo.