
Stragi del ’92-’93: La Verità Irrisolta tra Mafia, Depistaggi e Coinvolgimenti Istituzionali
Le stragi del 1992-1993 rappresentano una ferita profonda nella storia italiana, segnando l’assassinio di figure chiave antimafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questi eventi non furono semplici atti di vendetta mafiosa, ma sembrano legati a trattative oscure tra lo Stato e Cosa nostra, con elementi istituzionali che avrebbero cercato di negoziare per fermare la violenza. Negli ultimi anni, grazie all’inchiesta della Procura di Caltanissetta e nuove perquisizioni, emergono luci e ombre su magistrati coinvolti, depistaggi, e possibili complicità occulte. Il caso di Vincenzo Scarantino è emblematico: le sue false dichiarazioni costruite sotto pressione hanno travisato il corso della giustizia, allontanando la verità e ingiustamente condannando innocenti. Allo stesso modo, la figura del procuratore Pietro Giammanco appare ambigua, con Borsellino che aveva addirittura intenzione di arrestarlo, ma non lo fece, rivelando profonde tensioni interne ai magistrati. Un ulteriore nodo è costituito dalla possibile presenza di Stefano Delle Chiaie a Palermo, testimoniata recentemente, che suggerisce legami inquietanti tra mafia, estremismi neri e apparati deviati dello Stato. Il quadro si arricchisce così di una “zona grigia” fatta di rapporti opachi fra istituzioni e criminalità, con trattative segrete che hanno forse condizionato l’esito delle indagini e delle azioni giudiziarie. Le conseguenze politiche e sociali si riflettono in una sfiducia duratura nelle istituzioni, un mosaico di depistaggi e omissioni che ostacolano ancora oggi la piena ricostruzione storica.