Supplenze scolastiche in Lombardia: 13.000 posti vacanti a settembre e il dibattito sull'autonomia regionale

Supplenze scolastiche in Lombardia: 13.000 posti vacanti a settembre e il dibattito sull'autonomia regionale

La Lombardia si prepara ad affrontare nell’anno scolastico 2025 una delle crisi più gravi nel reclutamento degli insegnanti, con circa 13.000 posti vacanti che verranno coperti da supplenti a tempo determinato. Questo problema è particolarmente acuto nelle scuole secondarie di secondo grado e nelle primarie per il sostegno, con gravi ripercussioni sulla continuità didattica e sul funzionamento degli istituti. Il sistema centralizzato italiano, fermo da decenni, mostra i suoi limiti soprattutto nelle regioni più industrializzate e popolate del Nord, dove la domanda di insegnanti è elevata, ma la risposta appare sempre più debole. I dirigenti scolastici si ritrovano ogni anno a fronteggiare la frustrazione di famiglie e studenti che vivono l’instabilità dovuta ai frequenti cambi di docenti, mentre la ricerca di supplenti si fa sempre più difficile a causa di un mercato del lavoro che offre alternative più attrattive ai giovani laureati e di una carenza strutturale di insegnanti abilitati, in particolare per il sostegno.

In risposta a questa situazione, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha rilanciato con forza la richiesta di autonomia regionale nel reclutamento scolastico, criticando aspramente le inefficienze del sistema nazionale. Fontana sostiene che solo attraverso l’adozione di "regole proprie" la Lombardia potrà garantire continuità didattica, valorizzare le specificità territoriali e attrarre personale motivato. La polemica alimenta un dibattito acceso, con i sostenitori dell’autonomia che ne evidenziano i benefici in termini di efficienza e adattamento alle esigenze locali, contro i fautori del sistema nazionale che paventano il rischio di accentuare le disuguaglianze tra le regioni italiane. Le differenze legislative e amministrative già sperimentate in alcune regioni del Nord dimostrano come una maggiore autonomia nella gestione del personale scolastico possa avere effetti positivi, ma anche sollevare problemi di equità e coesione sociale.

La crisi delle supplenze in Lombardia non è solo un fatto amministrativo, ma incide direttamente sulla qualità dell’istruzione e sulla vita delle famiglie, degli studenti e degli insegnanti. La discontinuità didattica penalizza soprattutto gli studenti più fragili, mentre le lunghe attese e la difficoltà a coprire le cattedre rischiano di minare la fiducia nel sistema pubblico. In particolare, le supplenze sul sostegno rappresentano una vera emergenza, con metà dei posti vacanti che riguardano l’assistenza a studenti con disabilità. Tra le possibili soluzioni emergono l’incremento dei posti nei corsi di abilitazione e nuove strategie di reclutamento regionalizzato, ma la sfida rimane enorme: senza riforme strutturali accompagnate da reali investimenti, il pericolo è quello di cristallizzare un divario territoriale che pesa come un macigno sul futuro della scuola italiana. L’autonomia regionale può rappresentare una risposta, ma deve garantire, attraverso strumenti adeguati e monitoraggio costante, qualità, inclusione ed equità per tutti gli studenti lombardi.

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