Tensioni in Medio Oriente: Mons. Khairallah sul rischio espansionismo israeliano e la necessità del dialogo in Libano

Il Medio Oriente continua a essere un focolaio di tensioni geopolitiche che coinvolgono direttamente il Libano, paese fragile e complesso, stretto tra pressioni regionali e internazionali. La presenza di Hezbollah come gruppo armato e politico sciita rappresenta un elemento chiave nelle dinamiche interne, inserito in un contesto di conflitto tra interessi contrapposti, in particolare tra Israele e Stati Uniti. Le recenti dichiarazioni del vescovo maronita Mons. Mounir Khairallah sottolineano la necessità di dialogo come sola via per evitare nuove guerre civili e per disarmare Hezbollah in modo pacifico, opponendosi a ipotesi di risoluzioni violente che aggraverebbero le divisioni e le tensioni.

La figura di Netanyahu, con il progetto evocato di un "Grande Israele", alimenta il timore di un'espansione territoriale che metterebbe in pericolo la stabilità regionale, coinvolgendo anche il Libano e l'Iraq. Gli Stati Uniti, fedeli all'alleanza con Israele, spingono per il disarmo di Hezbollah ma temono al contempo che misure troppo dure possano scatenare una nuova guerra civile nel Libano. Il presidente libanese Michel Aoun sostiene la via del dialogo, escludendo la forza come mezzo di soluzione, riconoscendo l'importanza dell'inclusione e della stabilizzazione politica interna.

La comunità internazionale, inclusi ONU ed Unione Europea, esercita pressioni per una soluzione negoziata e pacifica, consapevole del rischio di escalation militare e destabilizzazione dell'intera regione. I potenziali scenari per il prossimo futuro oscillano tra il dialogo multilaterale, il proseguimento dello status quo con tensioni latenti, e il temuto conflitto armato. La scelta tra queste opzioni sarà decisiva per la pace e la stabilità di tutto il Medio Oriente, ponendo la diplomazia e il dialogo come un percorso obbligato e imprescindibile.