
Test genetico predice rischio obesità infantile
Il recente sviluppo di un test genetico per l’obesità infantile, coordinato dall’Università di Copenaghen e pubblicato nel luglio 2025, rappresenta una svolta nella prevenzione precoce di questa patologia sempre più diffusa. Basato sull’analisi di oltre 5 milioni di soggetti e realizzato grazie alla collaborazione internazionale di 600 ricercatori e 500 istituzioni, questo test assegna un punteggio di rischio genetico (Polygenic Risk Score) che valuta la predisposizione del bambino a sviluppare obesità prima dei cinque anni. Non si tratta però di una diagnosi definitiva, ma di uno strumento predittivo che integra migliaia di varianti genetiche specifiche, ponderate attraverso algoritmi avanzati, per identificare i bambini più a rischio e permettere interventi personalizzati precoci.
La precisione e l’affidabilità del test sono garantite da una robusta validazione in popolazioni etnicamente diverse e ampie coorti pediatriche, dove i bambini collocati nel quintile superiore del punteggio hanno una probabilità fino a quattro volte maggiore di sviluppare obesità rispetto a quelli nel quintile inferiore. Questo innovativo approccio diagnostico rivoluziona la prevenzione trasformandola in una strategia mirata, che consente di ottimizzare risorse nei sistemi sanitari e di attivare programmi educativi, di attività fisica e di supporto psicologico personalizzati in età prescolare.
Tuttavia, l’introduzione del test solleva importanti riflessioni etiche sul consenso informato, la privacy e il potenziale stigma sociale, richiedendo linee guida specifiche e accompagnamento psicologico per le famiglie. La genetica costituisce solo una parte del rischio d’obesità, che deriva anche da fattori ambientali ed epigenetici, pertanto il test va integrato in un quadro clinico più ampio. In prospettiva, ulteriori ricerche potrebbero arricchire la capacità predittiva del test includendo nuovi biomarcatori, aprendo la strada a una medicina personalizzata sempre più efficace e responsabile.