1. L’origine e i rischi di #SkinnyTok
L’hashtag #SkinnyTok aveva generato in breve tempo milioni di visualizzazioni su TikTok, rappresentando uno dei fenomeni virali più pericolosi per la salute mentale e fisica degli utenti giovani. Sotto questa etichetta si diffondevano video che promuovevano la magrezza estrema, mostrando diete drastiche, allenamenti insostenibili e suggerendo ideali estetici fuori dalla realtà e difficilmente raggiungibili. Questi contenuti non solo incoraggiavano pratiche alimentari dannose, ma normalizzavano e glorificavano comportamenti legati ai disturbi alimentari come anoressia e bulimia. L’algoritmo di TikTok, particolarmente efficace nel far viralizzare i trend, ha contribuito ad amplificare la portata di questi messaggi, arrivando facilmente a utenti molto giovani e spesso vulnerabili. La rapida propagazione di queste pratiche tossiche, che si presentavano talvolta sotto una veste salutista, ha innalzato l’allarme tra gli esperti di salute mentale e nelle istituzioni. Sono emerse molte testimonianze di giovani che hanno sviluppato un rapporto distorto con il proprio corpo, alimentate dalla pressione di canoni estetici irrealistici. Il fenomeno ha quindi imposto una seria riflessione sulla responsabilità delle piattaforme social nel tutelare gli utenti più fragili dall’esposizione a simili modelli pericolosi e sugli strumenti necessari per prevenire effetti così nocivi sulla salute collettiva.
2. L’intervento francese e la politica di TikTok
Il ban globale di #SkinnyTok è stato fortemente incentivato dall’azione decisa del governo francese, che attraverso la ministra Clara Chappaz ha spinto TikTok ad assumersi una maggiore responsabilità sociale. La Francia ha messo in evidenza la responsabilità delle piattaforme digitali nel contrastare la diffusione di contenuti tossici, ponendo l’accento sull’impatto concreto che questi trend possono avere sull’immagine corporea e sulla salute mentale degli adolescenti. TikTok, già sotto accusa per la gestione della privacy e la rapidità di diffusione dei contenuti virali, ha scelto di rispondere positivamente a tali pressioni, bannando non solo l’hashtag #SkinnyTok ma anche contenuti analoghi a livello mondiale. La decisione è stata accolta favorevolmente da molte associazioni scientifiche, istituzioni mediche e associazioni non governative, che ritengono questo passo fondamentale per la protezione delle nuove generazioni. Tuttavia, il ruolo dell’Unione Europea è stato marginale, evidenziando il bisogno di un coordinamento più efficace e unitario a livello internazionale. Si sottolinea come la battaglia contro i contenuti dannosi richieda una strategia globale, la collaborazione tra piattaforme, governi ed esperti e un aggiornamento costante delle policy in risposta ai nuovi rischi digitali che emergono.
3. Le prospettive per la regolamentazione e la tutela della salute mentale
L’eliminazione di #SkinnyTok rappresenta sì un passo avanti, ma non può essere considerata la soluzione definitiva. Il fenomeno mette in luce le sfide della regolamentazione dei social network: identificare rapidamente i contenuti pericolosi, distinguere tra informazioni legittime e promozione di abitudini dannose, e mantenere un equilibrio tra libertà di espressione e tutela della salute. Ad oggi, la regolamentazione è ancora frammentata e spesso affidata all’iniziativa dei singoli Stati o delle stesse piattaforme digitali. I dati sull’impressionante diffusione di #SkinnyTok — oltre 400 milioni di visualizzazioni, con particolare concentrazione tra gli under 25 — mostrano l’urgenza di strumenti preventivi più efficaci. Gli esperti suggeriscono interventi integrati: campagne educative permanenti, supporto diretto in piattaforma, formazione per insegnanti e famiglie. Fondamentale è anche l’impiego di intelligenza artificiale per identificare trend pericolosi in tempo reale e la trasparenza algoritmica. Il caso TikTok e #SkinnyTok deve quindi servire da modello per future azioni strutturali, promuovendo una maggiore collaborazione internazionale, vigilanza costante e una cultura digitale orientata alla salute e all’inclusione, per proteggere i giovani dai rischi connessi al mondo social.