Trasferimenti ATA 2025/2026: Analisi dei Dati Cisl Scuola tra Movimenti e Posti Vacanti

Trasferimenti ATA 2025/2026: Analisi dei Dati Cisl Scuola tra Movimenti e Posti Vacanti

Primo paragrafo

L'anno scolastico 2025/2026 si apre con dati particolarmente significativi sul fronte della mobilità del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) nelle scuole italiane, come evidenziato dal report Cisl Scuola. Il 3 giugno 2025 sono stati pubblicati gli esiti della mobilità: sono stati registrati complessivamente 22.573 movimenti, di cui 22.293 veri e propri trasferimenti e 280 passaggi di profilo, espressioni di una realtà lavorativa molto dinamica. Le operazioni di mobilità hanno riguardato spostamenti principalmente all’interno delle stesse province (14.550 trasferimenti) e all’interno degli stessi comuni (4.254 trasferimenti), a testimonianza dell’esigenza costante di adattare la distribuzione delle risorse alle mutevoli esigenze dei plessi scolastici e dei lavoratori. Questi flussi rispondono non solo a necessità di servizio, ma spesso anche a bisogni personali, quali il desiderio di lavorare in sedi più vicine alla residenza o meglio collegate. Parallelamente, sono stati registrati ben 3.489 trasferimenti tra province diverse, fenomeno che riflette le disomogeneità territoriali nell’offerta e nella domanda di personale ATA. Sottostante a tali movimenti vi sono criticità di lungo corso, come la difficoltà di copertura degli organici, la crescita delle richieste di trasferimento post-pandemia e l’assenza di sufficienti immissioni in ruolo.

Secondo paragrafo

Una delle questioni più critiche emerse dalle statistiche CISL Scuola è quella dei posti vacanti: nonostante la mole di trasferimenti, a giugno 2025 rimangono scoperti 33.812 posti tra i profili ATA, dato che solleva preoccupazioni tanto per l’avvio quanto per il corretto funzionamento delle attività scolastiche. La mancanza di personale si riflette in particolare nei servizi amministrativi e tecnici: le segreterie rischiano di subire carichi di lavoro eccessivi, mentre la qualità di servizi essenziali come la pulizia, la sorveglianza e l’assistenza informatica può risultare ridimensionata. Queste carenze spingono le scuole a ricorrere in modo massiccio a personale supplente, che comporta però una ridotta continuità lavorativa e possibili ricadute sulla qualità del servizio. Inoltre, la mobilità annuale così intensa rallenta la formazione delle squadre stabili nei singoli istituti e aumenta il bisogno di formazione in itinere. Gli effetti complessivi sono ritardi operativi, ricorso alla supplenza, difficoltà di inserimento per chi cambia contesto lavorativo e, più in generale, uno stress organizzativo che investe sia le scuole sia il personale stesso. L’analisi dei sindacati evidenzia la necessità di una revisione immediata delle politiche di reclutamento e della corrispondenza degli organici alle reali necessità delle scuole.

Terzo paragrafo

Dai dati e dalle analisi CISL Scuola emergono precise raccomandazioni e prospettive d’intervento per il 2025/2026. I principali suggerimenti riguardano la semplificazione delle procedure di mobilità e reclutamento, l’investimento nella formazione continua dei lavoratori ATA (con particolare attenzione ai profili tecnico-amministrativi), il miglioramento della trasparenza nell’assegnazione dei posti vacanti e il rafforzamento dei sistemi di welfare per sostenere i trasferimenti più impegnativi. Le organizzazioni sindacali sollecitano anche una revisione organica della dotazione di personale, auspicando che si arrivi quanto prima a un allineamento tra l’organico di fatto e quello di diritto, così da limitare il ricorso ai supplenti e assicurare un servizio più stabile ed efficiente. In questo quadro, il report sulla mobilità ATA rimane uno strumento di analisi imprescindibile, capace di orientare le scelte politiche e gestionali delle istituzioni scolastiche. Le prospettive per il futuro dipendono ora dalla tempistica e dall’efficacia delle risposte che il governo e l’amministrazione scolastica sapranno mettere in campo per valorizzare questo segmento cruciale dell’istruzione pubblica italiana.
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