
Trump blocca i visti per nuovi studenti internazionali ad Harvard: le conseguenze per l’università e la comunità accademica globale
La decisione di Donald Trump, annunciata il 5 giugno 2025, di bloccare il rilascio di nuovi visti per studenti internazionali intenzionati a iscriversi ad Harvard rappresenta una svolta significativa nel rapporto tra il governo federale e le università americane. Harvard, uno dei simboli dell’eccellenza accademica mondiale, da decenni fonda parte della propria attrattività sulla presenza di studenti stranieri, che contribuiscono alla ricchezza culturale, scientifica ed economica dell’ateneo. Il provvedimento di Trump, giustificato con ragioni di sicurezza nazionale e integrità delle istituzioni, solleva interrogativi sulla reale necessità di tali misure: i dati sulla criminalità nel campus, ad esempio, risultano inferiori rispetto ad altre realtà analoghe. Inoltre, la mancanza di trasparenza rispetto ai criteri di ammissione delle poche eccezioni – previste per casi di interesse nazionale – alimenta dubbi sull’equità del provvedimento e ne evidenzia i possibili effetti discriminatori. Le accuse mosse da Trump ad Harvard – la presunta preferenza illegittima verso studenti stranieri e la violazione dei diritti degli americani – si inseriscono in un contesto di tensioni politiche più ampie, dove si intrecciano motivazioni di consenso interno e questioni di identità nazionale.
Dal punto di vista pratico, il blocco dei visti avrà pesanti ripercussioni sulla comunità accademica. Per Harvard e altre università statunitensi, la perdita di studenti stranieri comporta una riduzione diretta delle entrate derivanti dalle tasse universitarie e dai finanziamenti per progetti di ricerca internazionale. Il danno, però, è anche di natura simbolica e reputazionale: l’immagine delle università americane come poli aperti, inclusivi e capaci di attrarre i migliori talenti rischia di essere compromessa, favorendo un effetto domino negativo sull’internazionalizzazione dell’intero sistema accademico USA. Le tensioni tra Harvard e il Dipartimento della Sicurezza Nazionale si sono acuite dopo il rifiuto dell’ateneo di fornire al DHS informazioni su presunte attività illegali della comunità accademica straniera, un gesto letto dalla Casa Bianca come "mancanza di collaborazione" e quindi pretesto per misure ancora più restrittive. Contestualmente, le proteste di organizzazioni civili, accademiche e di numerosi paesi stranieri sottolineano la portata internazionale della decisione e il rischio di una radicalizzazione dei rapporti culturali – e quindi politici – con gli Stati Uniti.
Per gli studenti internazionali, la misura firmata da Trump rappresenta una fonte di grave incertezza personale e professionale. Giovani talenti che avevano fondato le proprie aspettative su un percorso di studi a Harvard si trovano ora a dover ripensare il proprio futuro, con pochi spiragli lasciati dalle eccezioni per interesse nazionale. Il clima di ostilità e chiusura accentua i timori di una fuga di cervelli in direzione contraria, penalizzando non solo Harvard ma l’intero sistema universitario americano. Se il blocco dei visti dovesse essere mantenuto o prorogato, si prefigura uno scenario in cui le università europee, canadesi e asiatiche potrebbero rafforzarsi diventando nuovi centri globali dell’innovazione grazie al flusso di studenti internazionali in cerca di alternative. In sintesi, la politica di restrizione dei visti universitari rischia di segnare una permanente perdita di centralità accademica per gli USA, accendendo il dibattito sul futuro della formazione e della collaborazione a livello mondiale.