
Uber sotto accusa: oltre 400 mila segnalazioni di aggressioni sessuali in 5 anni negli Stati Uniti. La replica della società e il dibattito sulla sicurezza
Il caso Uber sotto accusa nasce da un’inchiesta del New York Times che ha riportato oltre 400 mila segnalazioni di aggressioni sessuali avvenute tra il 2017 e il 2022 durante corse Uber negli Stati Uniti. Questi dati, ottenuti da documenti giudiziari e testimonianze, hanno scatenato un ampio dibattito pubblico riguardo la sicurezza dei passeggeri e l’efficacia delle politiche di tutela adottate dalla piattaforma. Uber ha contestato parte delle cifre, sostenendo che circa il 99,9% dei viaggi avviene senza problemi, e ha evidenziato gli investimenti su tecnologie di sicurezza e formazione degli autisti. Nonostante ciò, permangono preoccupazioni sulla reale efficacia di tali misure, in particolare per la presenza di autisti con precedenti segnalazioni che continuano a operare. La questione evidenzia il delicato equilibrio tra privacy, controllo e sicurezza nelle piattaforme digitali che gestiscono il ridesharing. Le misure implementate da Uber includono controlli preliminari, pulsanti SOS, monitoraggio in tempo reale e registrazioni audio, ma le associazioni per la sicurezza chiedono maggiore trasparenza e audit indipendenti. Diverse proposte emergono per migliorare la situazione, come l’adozione di blacklist unificate, corsi obbligatori di sensibilizzazione e una più stretta collaborazione con le autorità. Il futuro della sicurezza in questo ambito dipenderà dalla capacità delle piattaforme di integrare tecnologia, regolamentazione e supporto concreto alle vittime, garantendo un ambiente più sicuro e trasparente per tutti gli utenti.