Università, scioperi e Palestina: tra vecchio coraggio e nuove proteste. Un’analisi sul caso Landini e la posizione degli universitari
Lo sciopero del 2025, guidato da Maurizio Landini e dalla CGIL, si inserisce in un contesto di crisi internazionale e si propone di esprimere solidarietà alla causa palestinese, intrecciando rivendicazioni lavorative italiane con la condanna della tragedia di Gaza. Malgrado la forte adesione emotiva che permea l'opinione pubblica italiana — con il 90% sconvolto dalla guerra — le modalità di protesta, come blocchi dei trasporti, hanno generato critiche soprattutto per l'impatto sui cittadini non direttamente coinvolti nel conflitto. Le università, tradizionalmente fucina di attivismo politico, manifestano oggi una situazione più frammentata: mentre molti studenti esprimono empatia verso la Palestina, chiedono però forme di partecipazione meno strumentalizzate dai sindacati e più aperte al dibattito critico interno. Questo porta a interrogarsi sul pluralismo delle idee negli atenei, in un clima che sembra privilegiare posizioni predefinite e rischia di soffocare dissensi e discussioni approfondite. Complessivamente, lo sciopero politico, seppure ancora rilevante come segnale simbolico, mostra limiti nell’efficacia pratica e solleva la necessità di nuove modalità di protesta che concili passione civile, rispetto per le categorie colpite e una più matura capacità critica per rigenerare il coraggio del dissenso nell’Italia contemporanea.