Università tra fabbrica di consenso e crisi permanente: sfide globali all’autonomia accademica nel 2025
Nel 2025 le università affrontano una trasformazione profonda che rischia di ridurle a fabbriche di consenso piuttosto che a luoghi di genuina riflessione critica. Le narrazioni di crisi, amplificate dall’accademia stessa, vengono talvolta strumentalizzate per giustificare riforme che comprimono l'autonomia universitaria e indirizzano l’offerta formativa verso logiche di mercato e conformità politica. In particolare, l’Intelligenza Artificiale emerge come un motore centrale di queste riforme, promettendo efficienza e adeguamento alle esigenze digitali ma rischiando di standardizzare conoscenze e ridurre la formazione a mero addestramento tecnologico. Tale scenario porta a un appiattimento delle discipline, metodi e prospettive critiche, con gravi ripercussioni sulle relazioni educative e sulla capacità dell’università di formare cittadini consapevoli e critici.
L’autonomia accademica, frutto di lunghe conquiste storiche, è minacciata da finanziamenti vincolati, pressioni politiche e normative restrittive che riducono la libertà di ricerca, soprattutto su temi sensibili quali disuguaglianze e ruolo della tecnologia. Inoltre, le crescenti disuguaglianze, spesso occultate dall’entusiasmo tecnologico, sottraggono l’università alla sua missione originaria di promozione dell’uguaglianza e innovazione sociale, aggravando il divario digitale e favorendo una selezione meritocratica limitata e parziale. La crescente integrazione con logiche di sicurezza nazionale rischia poi di far subire alle università una subordinazione che ne compromette la indipendenza globale e la varietà disciplinare.
In questo contesto complesso e difficile, il futuro dell’università appare incerto ma non irrevocabile. La difesa dell’autonomia, il rafforzamento della partecipazione democratica interna, la diversificazione delle fonti di finanziamento e il sostegno a una pluralità epistemologica rappresentano strategie cruciali per resistere a omologazioni e derive autoritarie. Solo riprendendo la propria vocazione di laboratorio di idee e faro della democrazia, l’università potrà continuare a offrire agli individui e alle società gli strumenti necessari per leggere criticamente il presente e immaginare un futuro più giusto e consapevole.