
Violenza giovanile: nuove sfide educative tra telefoni e scuola secondo lo psichiatra Andreoli
Negli ultimi anni, la violenza giovanile è tornata al centro dell'attenzione, con episodi di bullismo e microcriminalità che stimolano un dibattito sulla ricerca di responsabilità educative. Lo psichiatra Vittorino Andreoli, intervenendo al Salone del Libro 2025, invita a smettere di colpevolizzare esclusivamente genitori e insegnanti, sottolineando come le fonti educative oggi siano molteplici e in rapida evoluzione, con un peso sempre maggiore attribuito a telefoni cellulari e social media. Questo spostamento di focus necessita di una nuova alleanza educativa che affronti la complessità del contesto in cui crescono i ragazzi, evitando interpretazioni semplicistiche del problema.
Sebbene spesso si punti il dito contro famiglie e scuole come responsabili delle devianze giovanili, Andreoli evidenzia come la frammentazione dei riferimenti educativi in una società liquida renda difficile individuare precise responsabilità. Le fonti tradizionali di educazione (famiglia, scuola, parrocchia, attività sportive) sono oggi affiancate e in parte sovrastate dalle influenze digitali. In particolare, i giovani trascorrono quotidianamente circa 4,5 ore a scuola e altrettante sui telefonini, rendendo la tecnologia un protagonista chiave del loro sviluppo. Ciò comporta rischi come difficoltà di concentrazione, isolamento e cyberbullismo, ma anche opportunità di crescita e informazione, se utilizzata consapevolmente.
La scuola mantiene un ruolo imprescindibile nella socializzazione e nell'apprendimento di valori, nonostante le sfide legate alle nuove tecnologie e alla perdita di autorevolezza. Serve una pedagogia del limite, come sottolinea Paolo Crepet, che promuova regole chiare e condivise, integrando l'educazione digitale con la formazione di soft skills e responsabilità. Per affrontare efficacemente la violenza giovanile, la società deve adottare un approccio condiviso che coinvolga famiglie, scuole, istituzioni e aziende tecnologiche, promuovendo formazione, dialogo e progetti integrati per un uso sano e responsabile delle tecnologie, evitando così semplici colpevolizzazioni e costruendo nuove alleanze educative.