Violenza sugli Insegnanti: Il CNDDU Invoca l’Applicazione del Codice Penale dopo Episodi all’Istituto Zerboni di Torino

Violenza sugli Insegnanti: Il CNDDU Invoca l’Applicazione del Codice Penale dopo Episodi all’Istituto Zerboni di Torino

La recente ondata di violenza nelle scuole italiane, culminata negli episodi all’Istituto Zerboni di Torino, evidenzia una crisi profonda del sistema educativo nazionale. Nelle ultime settimane si è assistito a una escalation di aggressioni verso i docenti, che vanno dagli insulti verbali alle minacce, fino a vere e proprie aggressioni fisiche e atti pericolosi come il principio di incendio riscontrato a Torino. Questi fatti non sono isolati, bensì parte di un trend allarmante che coinvolge non solo istituti superiori nelle grandi città, ma anche scuole medie in tutto il territorio italiano. Sebbene l’Italia non sia l’unico paese europeo a dover fronteggiare simili problematiche, l’incidenza delle aggressioni ai professori ha raggiunto livelli tali da richiedere un intervento e una riflessione strutturale sulle cause profonde del fenomeno. La scuola non può essere lasciata sola: il disagio giovanile, la difficoltà nella gestione delle emozioni e l’insofferenza verso l’autorità rappresentano variabili chiave da affrontare con una strategia integrata che veda la partecipazione responsabile anche delle famiglie e della società. La solitudine degli insegnanti di fronte a questa sfida richiede risposte concrete, superando la logica emergenziale e dando priorità tanto alla prevenzione quanto alla repressione nei confronti delle violenze.

Le reazioni istituzionali e sindacali, come quella del CNDDU, si concentrano sui limiti degli attuali modelli di gestione del conflitto in ambito scolastico. Il Coordinamento Docenti, infatti, sostiene che per fermare l’escalation nelle aule sia imprescindibile una decisa applicazione del Codice Penale. Attraverso la richiesta di perseguire legalmente studenti colpevoli di atti di violenza – dai semplici schiaffi alle minacce gravi fino agli incendi dolosi – si intende rilanciare il principio di legalità anche nei contesti educativi. Gli articoli del codice (come il 581, 582, 612 e 424 c.p.) già prevedono sanzioni per comportamenti che mettono a rischio l’incolumità e la sicurezza di docenti e compagni. Tuttavia, l’effettiva applicazione di strumenti penali è spesso ostacolata sia dalla minore età degli aggressori, sia da una reticenza culturale ad affrontare la questione con la necessaria fermezza. Il dibattito odierno, quindi, si sposta sulla necessità di colmare questo gap, affinché un approccio giuridico rigoroso non sia interpretato come criminalizzazione dei giovani, ma come uno strumento indispensabile di tutela e deterrenza, rispettoso anche della funzione educativa della pena.

Sul piano operativo, le proposte attuali puntano a ridefinire le priorità della sicurezza scolastica. Occorre innanzitutto investire fortemente in formazione specifica: sia docenti, sia studenti devono poter apprendere strumenti di gestione dei conflitti, educazione civica e rispetto delle regole. L’implementazione di sistemi di sorveglianza più efficaci, la creazione di registri nazionali degli episodi di violenza e il rafforzamento della collaborazione tra scuola, servizi sociali e Forze dell’Ordine rappresentano tappe fondamentali per una prevenzione realmente efficace. Fondamentale è anche il sostegno psicologico a tutto il personale scolastico vittima di aggressioni. Infine, le famiglie sono chiamate a un’assunzione di responsabilità nell’educare ai valori del rispetto e della convivenza civile, affinché la scuola non sia lasciata sola nel compito di affrontare una crisi culturale di questa portata. Solo attraverso un approccio integrato e condiviso, che coniughi prevenzione, formazione e rigore normativo, sarà possibile restituire alla scuola il ruolo di garante della sicurezza, della dignità della professione docente e della crescita civile delle nuove generazioni.

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